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Dopo essere uscito nelle sale statunitensi - dove ha raggranellato la misera cifra di 20 milioni di dollari - The Unbearable Weight of Massive Talent ha saltato a piè pari la distribuzione nei cinema italiani per finire direttamente on-demand con il titolo Il talento di Mr. C.
Eagle Pictures non se l'è sentita, dunque.
Non ha scommesso sul talento - dal peso insostenibile - di quella meravigliosa anomalia cinematografica che risponde al nome di Nicolas Cage.
Il film diretto e co-sceneggiato dal semi-sconosciuto Tom Gormican è stato innegabilmente un flop commerciale (ha incassato globalmente circa 29 milioni di dollari a fronte di un budget produttivo di 30) ma, a giudicare dalle percentuali di Rotten Tomatoes, ha decisamente divertito critica e pubblico.
Quindi: chi ha ragione?
[Il trailer de Il talento di Mr. C]
Nicolas Cage è un attore ormai sorpassato, invecchiato e i registi gli preferiscono attori più giovani. Oltretutto è pieno di debiti ed è costretto a partecipare a una lunga sequela di produzioni di dubbio valore, più degne di un attore di quart'ordine piuttosto che di un artista dal suo nobile lignaggio e vincitore di un Premio Oscar.
Il nostro Nicola Gabbia, a questo punto, depresso e avvilito, abbraccia l'idea di abbandonare la Settima Arte.
What a shame.
Come dite? Non siete qui per farvi raccontare la vita di Nicolas Kim Coppola, in arte "Cage"?
In realtà questo è solo l'incipit narrativo de Il talento di Mr. C!
Mescolando elementi della vita reale dell'attore californiano con altri di fantasia, il film prodotto da Lionsgate ci presenta un marito sull'orlo del divorzio e un padre troppo preso dalla propria carriera e dall'ego per poter ascoltare le necessità della figlia Addy (Lily Sheen) ed essere un buon genitore.
A risollevare il morale (e il portafogli) dell'eroe di The Rock arriva la classica "offerta che non si può rifiutare", proposta dal suo agente interpretato da Neil Patrick Harris: Javi Gutierrez, un suo enorme fan, desidera la sua presenza per una festa a Maiorca, e per averlo è disposto a sborsare la cifra monstre di un milione di dollari.
C'è solo un piccolo dettaglio: il milionario produttore di olive in realtà è un signore della malavita.
Cage, a questo punto, verrà ingaggiato dalla CIA per diventare come l'eroe di uno dei suoi film, incastrarlo e salvare una coppia di innocenti.
Ce la farà?
Il talento di Mr. C si apre con quella baracconata strepitosa, cafonissima, nicolascagesca che è il finale di Con Air che scorre sullo schermo.
Stacco.
Una coppia fuma una canna sul divano osservando i capelli svolazzanti di Cameron Poe e commenta: "Caaazzo, Nicolas Cage è troppo fico!".
Stacco.
Sul mio divano indico i due con foga come Leonardo DiCaprio in C'era una volta a... Hollywood: "Ehi, ma quei due sono io!".
Ed è subito metacinema nel metacinema.
Meraviglioso.
Come si può raccontare questa follia di film (ora disponibile su Sky Go e NOW)?
Il modo più efficace che mi viene in mente è dire che rappresenta perfettamente la carriera (e la filmografia) del buon Nicolas: un guazzabuglio di idee vincenti, sketch divertenti - persino originali - che si alternano a situazioni da film action viste e riviste, stanche, con un montaggio definitivo che ci consegna un prodotto finale che a mio avviso ha almeno venti minuti di troppo.
Se la bromance tra Nicolas Cage e il fanboy scemo con gli occhi a cuoricino - interpretato da un simpaticissimo Pedro Pascal - riesce spesso a strappare il sorriso, l'alternarsi di situazioni assurde e ripetitive dettate dalla sceneggiatura - inseguimento, sparatoria, rapimento, altra sparatoria, altro rapimento - spezzano il ritmo del film che, purtroppo, per ampi tratti si sgonfia.
Gormican è evidentemente un fanboy di Cage (molto probabilmente è lui Javi) e ci regala omaggi a Via da Las Vegas, rimandi a The Rock e Mandy; fa citare Nicolas Cage a Nicolas Cage e lo fa autoderidere per la sua passione per il collezionismo spinto (spesso trash), prendendo in giro il nouveau shamanic, tecnica interpretativa inventata dal protagonista de Il mandolino del capitano Corelli ("Film molto sottovalutato").
Nel ragionare con leggerezza e ironia attorno ai temi della crescita e dell'accettazione di sé stessi, Il talento di Mr. C parla anche di amore per il Cinema, esaltando e spiegando come Il gabinetto del dottor Caligari, Face/Off - Due facce di un assassino e Paddington 2 siano i migliori film di sempre (WTF?!).
Per quanto imperfetto, lo sciocco film di Tom Gormican è vincente nel dare una perfetta rappresentazione della carriera e del pensiero di Nicolas Cage: un attore non inappuntabile, bersagliato dal pubblico, ma che ha donato tutto sé stesso e la sua vita al proposito di creare universi narrativi e personaggi che potessero intrattenere lo spettatore.
Il talento di Mr. C - come logico che fosse, vista la natura del film - si appoggia quasi completamente sulle spalle di Nic che, da par suo, riesce agevolmente nel compito di rappresentare una "versione-non-troppo-alternativa" di sé piena di autoironia, velata tristezza e con quei toni recitativi quasi da slapstick che lo caratterizzano da sempre.
In buona sostanza, il secondo lungometraggio di Tom Gormican è un messaggio d'amore pasticciato e divertente nei confronti di una leggenda stramboide e talentuosissima del Cinema contemporaneo, ma soprattutto di tutti i fan che pensano (e continueranno a pensare) che Hollywood non sarebbe la stessa senza il folle apporto di Nick fuckiiiiiiiiiiiiiiing WOW Cage!
Con buona pace di detrattori e hater.
"Ci si imbatte spesso nelle classifiche delle più grandi star maschili viventi: Robert De Niro, Jack Nicholson e Al Pacino, solitamente.
Quante volte trovate il nome di Nicolas Cage?
Lui dovrebbe stare sempre lassù: in cima"
Roger Ebert
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