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Maps to the Stars: trovare Sigmund Freud in David Cronenberg

Il totemismo freudiano in uno degli ultimi film del regista canadese

Maps to the Stars fa parte del secondo ciclo della carriera di David Cronenberg: affermatosi come uno tra i maggiori esponenti del genere horror - tra i massimi se parliamo di body horror - negli ultimi anni il regista canadese ha ampliato il suo spettro artistico, mantenendo come filo comune il tema della malattia psicologica dal punto di vista del malato.

 

Dopo il claustrofobico e audace Cosmopolis il regista canadese ha alzato il tiro, insidiando il cuore della cinematografia statunitense: Hollywood.

 

Maps to the Stars è un film audace e dissacrante, capace di erodere dall'interno un mondo - quello dello Star System - basato interamente sul senso di apparenza. 

Il film ruota attorno a due delitti: l'unione incestuosa dei fratelli Stafford (John Cusack) e Christina Weiss (Olivia Williams) e l'omicidio della madre da parte di Havana Segrand (Julianne Moore).

 

Due infrazioni delle leggi totemiche esplicitate da Sigmund Freud.

 

[Trailer internazionale di Maps to the Stars]

 

 

La nascita delle Leggi Totemiche

 

Nell'era pre-totemica il potere era riassunto nella figura del padre dell'orda primordiale, che aveva per sé tutte le donne e potere assoluto sui figli.

 

La sua uccisione ha portato a una sitazione di anarchia: l'impossibilità di raccoglierne l'eredità e il senso di colpa hanno portato alla creazione del Totem, sostituto paterno e monito per le successive leggi: il rispetto del padre/totem e il divieto di unirsi alle donne dell'orda (esogamia). 

 

In Totem e Tabu Sigmund Freud dimostra le somiglianze tra la psiche dei primitivi e quella dei nevrotici, due soggetti condizionati dalla sopravvalutazione degli atti psichici, l'"onnipotenza dei pensieri".

La possibilità, insomma, di proiettare la vita mentale verso il mondo esterno.  

 

Nel momento della loro unione Stafford e Christina non sapevano di essere fratello e sorella; Havana è sopravvissuta all'incendio, ma probabilmente non l'ha appiccato.

Perché sentirsi in colpa? Perché desiderare una cosa, per il nevrotico, equivale a commetterla.

 

Tutto Maps to the Stars si gioca su questi desideri orribili, delittuosi, inespressi: l'infrangimento dei tabu.  

 

Figura importantissima nel film è quella di Agatha (Mia Wasikowska), primogenita di Stafford e Christina.

Da piccola la ragazza scopre la storia dei suoi genitori e prova a replicarla col fratellino, in una serie di messe in scena che porteranno all'incendio che attenta alla vita del fratello e la lascia menomata. 

 

La cacciata dalla famiglia non è che la cacciata dall'orda primordiale, una punizione più per le attenzioni date al fratello che per l'incendio in sé. 

 

 

[Mia Wasikowska e Julianne Moore in Maps to the Stars]

 

Havana e Agatha

 

La ragazza torna a Hollywood grazie all'intercessione di Carrie Fisher - proprio lei: la principessa Leia che nella saga di Guerre Stellari ha sfiorato l'incesto col fratello prima di sapere che fossero parenti - che le trova lavoro presso Havana Segrand.

Havana è ossessionata dalla madre.

 

Il suo rapporto in Maps to the Stars è chiaramente edipico: sentimenti di affetto e odio si mischiano nel senso di colpa, trasformando la voglia di "prenderne il posto" (interpretando il suo stesso ruolo nel remake) in uno scenario delittuoso. 

Per Havana, l'accettazione in casa di Agatha è l'accettazione in casa della madre, un tentativo di riconciliazione dopo l'uccisione.

Proprio come nel Totem.

 

Eventualmente, l'amore per la ragazza diventerà competizione e infine odio: Havana sedurrà il partner sessuale di Agatha (Jerome, interpretato da Robert Pattinson).

 

 

[John Cusack in una scena di Maps to the Stars]

 

Agatha e la famiglia Weiss

 

L'impatto con la sua famiglia in Maps to the Stars è ancora più devastante.

Sotto la patina di successo la famiglia Weiss nasconde la rovina: Benji (Evan Bird) è una baby star finita nel tunnel della droga, senza alcun rispetto per la madre-agente né per il padre, un guru televisivo completamente avulso dal nucleo familiare, castrato del suo potere in famiglia.

 

L’arrivo di Agatha, la figlia “rimossa”, scoperchia definitivamente la loro fragilità. 

Benji e Christina accolgono il ritorno di Agatha con paura.

Fratello e madre hanno - di fatto - le stesse colpe di Agatha, e ne hanno addirittura tratto vantaggio, dato che dall'incendio è nata la serie di film Bad Sitter

 

La mancanza di una punizione viene riportata a galla da colei che è stata punita, quasi fosse un monito per entrambi.

Quando Christina rivede la figlia non riesce quasi a guardarla e teme il contatto fisico: un atteggiamento simile a quello dei primitivi verso coloro che si erano macchiati di un delitto.

 

Un atteggiamento simile avrà lo stesso Benji, nonostante i toni siano più amichevoli.

 

Diversa è la reazione di Stafford, che da padre-castrato senza alcun ruolo nella famiglia assume il ruolo del Padre primordiale, auto-assolvendosi dall'incesto per punire nuovamente la ragazza.

L'incontro tra padre e figlia si risolve subito sul piano fisico, tramite colpi violenti e ripetuti sullo stomaco - estensivamente: l’utero.

 

Una castrazione, laddove l'esilio non ha funzionato.

 

 

[Per la sua interpretazione in Maps to the Stars Julianne Moore ha vinto il Prix d'interprétation féminine a Cannes 2014]

 

Sono forme di castrazione anche gli altri snodi principali di Maps to the Stars.

 

L'aggressione di Benji al piccolo Rhett, detto "Pisellina", è a tutti gli effetti una sorta di autocastrazione, che gli distrugge l'"ingiusta" carriera. 

 

Un'autocastrazione è anche il suicidio di Christina, che si dà fuoco sovrastata dal senso di colpa.

Più tardi Havana prova a scacciare la madre-surrogato Agatha dalla propria casa, ma finisce per essere colpita a morte da un premio di forma fallica (la castrazione per eccellenza).

 

Agatha e Benji chiudono il cerchio “sposandosi” con gli anelli dei genitori, per poi punirsi con un altro suicidio.  

 

Maps to the Stars si traveste da critica a Hollywood per raccontare una tragedia molto più grande, quella che vive nell'inconscio di tutti: 

nella città più fittizia di tutte, con personaggi assurdi e tragici, si consuma una storia universale.  

 

[Articolo di Angelo K. Pisani]

 

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