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Space Jam: New Legends arriva nelle sale un quarto di secolo dopo il primo film.
Space Jam: New Legends Space Jam: New Legends Space Jam: New Legends
Ah, i cari vecchi Looney Tunes: dissacranti, dispettosi, con candelotti di dinamite sempre a portata di mano e molto spesso politicamente scorretti.
Li ricordate?
Ebbene, tenetevi stretto il loro ricordo, perché nel nuovo Space Jam: New Legends di loro non v'è traccia.
Il film è uscito nelle sale statunitensi e in contemporanea, dietro pagamento aggiuntivo, su HBO Max lo scorso 16 luglio 2021.
Diretto da Malcolm D. Lee e realizzato in tecnica mista unendo riprese dal vero, animazione in computer grafica e in tecnica tradizionale 2D, Space Jam: New Legends arriva 25 anni dopo il primo film, realizzato nel 1996 per la regia di Joe Pytka, che non ha esitato nell' esprimere a TMZ il mancato gradimento per questo sequel.
Pytka, per quanto riguarda chi scrive, è in buona compagnia.
Perché? Procedo con ordine analizzando la trama del film, fin troppo simile a quella del suo predecessore.
[Trailer internazionale di Space Jam: New Legends]
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L'atleta professionista che in questa pellicola fa le veci di Michael Jordan è LeBron James, noto anche col nome di King James (Re James), soprannome che viene più volte usato nel film.
Giocatore di pallacanestro, è attualmente considerato uno dei migliori cestisti di tutti i tempi e, statistiche alla mano, il terzo miglior marcatore della storia dell'NBA nella stagione regolare, oltre che il miglior marcatore di tutti i tempi nei playoff NBA.
Per riappacificare il rapporto con il figlio Dom (interpretato da Cedric Joe) a seguito di una discussione familiare, LeBron invita il figliolo a seguirlo negli studi della Warner Bros, dov'è stato convocato per la presentazione esclusiva di un nuovo progetto tecnologico.
Il giovane Dom accetta di buon grado, egli infatti ha progettato e creato da zero un videogioco e il suo sogno è quello di inseguire questa strada nella speranza di riuscire a pubblicarlo e non, come vorrebbe il padre, quella della pallacanestro.
Alla Warner, tramite una presentazione multimediale, conosciamo meglio le potenzialità del villain del film, già visto qualche scena prima: Al. G. Ritmo, ossia il malvagio algoritmo computerizzato (interpretato da Don Cheadle) alle dipendenze della major.
Con qualche veloce "giochetto" tecnologico Al. G. riuscirà presto a trasformare i due in entità virtuali e a metterli l'uno contro l'altro: per liberare il figlio dai piani dell'algoritmo, LeBron dovrà giocare una partita molto speciale!
Continuamente sballottato da un mondo all'altro, il protagonista si trova a dover vestire due diverse fattezze: quella reale e quella di cartone animato 2D che diventerà nel momento in cui viene catapultato nel Looneymondo.
È qui che a mio avviso si mostrano i lati carenti del film, dal punto di vista dell'animazione.
[LeBron "King" James in versione 2D nel mondo Looney]
Nonostante sia nel complesso buona e curata da sapienti animatori (su tutti cito il "disneyano" Tony Brancoft), la lunga sequenza realizzata in 2D sembra soffrire di un tempo di realizzazione particolarmente veloce e frettoloso, il cui risultato è un'animazione poco fluida.
Nel Looneymondo i colori sono estremamente saturi, con ombreggiature un po' posticce che sembrano essere state inserite per sopperire a una mancanza di trimidensionalità dei personaggi.
Secondo me non erano necessarie, perché nel mondo dei cartoni non c'è bisogno di eccessiva tridimensionalità!
La cosa rende immediatamente il tutto più realistico, ma cosa c'è di realistico in un mondo dissacrante come è (o dovrebbe essere) quello dei Looney Tunes?
[Il secondo trailer internazionale di Space Jam: New Legends]
Space Jam: New Legends Space Jam: New Legends Space Jam: New Legends
Il problema principale delle scene di Space Jam: New Legends ambientate nel Looneymondo, però, non è tanto l'animazione che pur dimostrandosi a tratti sorprendentemente inferiore a quella del primo Space Jam (realizzato, lo ripeto, con tecnologie vecchie di 25 anni!) può comunque funzionare in maniera sufficiente nell'insieme; ma è forse la scrittura.
In tutta questa prima parte ci sono una marea di situazioni estremamente citazionistiche che risultano, però, fini a loro stesse.
Le battute proposte non sono riuscite nemmeno a farmi sorridere e i momenti che dovrebbero risultare buffoneschi non li ho trovati affatto comici.
Appare inoltre evidente come ci siano contesti mutuati da altri prodotti non tipicamente warneriani: il vero Bugs Bunny avrebbe davvero sofferto a starsene da solo?
Io credo che non sarebbe mai andato alla ricerca di tutto il gruppo loonatico per ricomporre un senso di famiglia tipicamente disneyano; quella è semmai un'azione che avrebbe potuto fare Kermit la Rana del Muppet Show (come per l'appunto accade in I Muppet alla conquista di Broadway del 1984 di Frank Oz e anche ne I Muppet di James Bobin del 2011).
Per chiudere con la parte sull'animazione tradizionale, però, devo ammettere che ci sono dei rari momenti in cui le espressività dei Looney funzionano, sicuramente la realizzazione della nuova serie televisiva dei Looney Tunes Cartoon è stata una buona palestra per gli animatori.
Se però nelle sequenze in animazione tradizionale qualche lontano barlume di un aspetto positivo c'è, in quelle realizzate in CGI è a mio avviso da cestinare pressoché tutto.
Forse andrò controcorrente, ma personalmente trovo che quei brutti pupazzoni siano stati davvero mal concepiti e realizzati.
[I Looney in CGI reagiscono con King James in carne e ossa]
Sembra chiaro l'intento dei realizzatori di voler proporre a tutti i costi un'animazione verosimilmente credibile in un contesto di interazione con gli umani, ma il risultato finale è quasi spaventoso e ne risentono specialmente alcuni personaggi, su tutti i due conigli: Lola e Bugs Bunny.
La realizzazione delle loro pellicce è oltremodo finta e poco armonica nei movimenti, con particolare riferimento alle espressioni facciali; i personaggi che non hanno una vera e propria pelliccia (come Porky Pig il maialino o il canarino Titti) risultano invece più fluidi e visivamente gradevoli.
Confrontandomi con l'amico Andrew Marini di Looneyverse, che quando si parla di animazione Warner non posso fare a meno di interpellare, ho capito che il problema di tutto è alla base: l'idea di avere i Looney Tunes in animazione tradizionale ma che diventano digitali non appena entrano in contatto con James non ha senso.
Sarebbero dovuti rimanere in animazione tradizionale per tutto il film e, anzi, avrebbe dovuto essere quella la forza della pellicola, come fu per il primo capitolo.
Così, in un mondo di CGI che interagisce con quello live-action, che gusto c'è?
Non è forse una cosa che, dal film di Garfield a quello dei Puffi o Scooby-Doo, abbiamo già visto centinaia di volte?
Ci sono inoltre dei deficit di sceneggiatura che riguardano tutti i Looney: potrebbero tranquillamente non essere loro, essendo in definitiva inutili ai fini della trama e assolutamente poco presenti nel minutaggio generale del film, che con i suoi 115 minuti è fin troppo lungo per ciò che propone.
Le loro caratteristiche essenziali mancano: Daffy Duck non è il papero avido e arrivista che aveva delineato Chuck Jones; le battute del ciarliero Foghorn Leghorn si contano sulle dita di una mano; Taddeo non brandisce alcun fucile e non caccia nulla; Silvestro cerca forse in una sola occasione di mangiarsi il povero Titti e per quasi l'intera durata del film tutti i personaggi si comportano come personaggi qualsiasi!
Ma non era un film con i Looney Tunes?
[Uno storico collage con tanti - nemmeno tutti - dei Looney Tunes che popolano il Looneymondo... Nel film si contano invece sulle dita di una mano]
Per niente aiutati da tempi comici inesistenti, i personaggi risultano fuori parte e tutto il contesto non ha solide fondamenta su cui posarsi.
Sembra tutto sviluppato soltanto attorno all'idea di promuovere l'universo Warner da un lato e l'altleta protagonista dall'altro, con un citazionismo superfluo e sovrabbondante.
Ricordo benissimo tanti articoli, spesso clickbait, su diversi personaggi che si annunciavano far parte del cast di Space Jam: New Legends.
Dal pagliaccio Pennywise a Fred Flintsone, da Pinguino di Batman all'orso Yoghi, da The Mask al cast del Trono di Spade e Harry Potter.
Ebbene: sì, tutti questi personaggi ci sono eccome.
Interpretati però da figuranti qualsiasi e incasellati nella massa informe delle migliaia e migliaia di spettatori della partita di pallacanestro tra la Tune Squad di LeBron James e la Goon Squad di Al. G. Ritmo.
Si vedono di sfuggita, nei caotici campi lunghi o sullo sfondo dietro ai primi piani dei giocatori, quasi a voler meglio celare che non si tratti degli autentici interpreti dei rispettivi film.
Ripensando dopo la visione del film a quegli articoli sensazionalistici, considerando come in definitiva i tanti personaggi citati non abbiano la benché minima interazione con la trama principale (e spesso si fatichino addirittura a distinguere nella massa, sgamando perfino le loro riprese-animazioni che si ripetono in loop!), ne rido di cuore.
Un po' di pulizia e ordine non avrebbe guastato.
Chiudo la mia disamina con qualche dettagliata considerazione sul doppiaggio italiano, abilmente diretto da Roberto Gammino per conto della CDC - Sefit Group.
Il lavoro si rivela molto buono sui protagonisti umani, specialmente per quanto riguarda l'abbinata tra la voce di Andrea Lavagnino e il volto di Don Cheadle.
L'interpretazione di Gabriele Sabatini su LeBron James è in alcuni rari casi caricata, probabilmente per sopperire a mancanze dell'originale dove l'atleta non spicca certo per le doti attoriali, come successe 25 anni fa con l'ottimo binomio Michael Jordan / Massimo Corvo.
Massiccia la farcitura di talent, ossia doppiatori non professionisti, che Warner Bros. Entertainment Italia ha annunciato negli scorsi mesi: Fedez, Carlton Myers, Cecilia Zandalasini, Gianluca Gazzoli e Flavio Tranquillo.
Ad eccezione degli ultimi due che doppiano i cronisti, interpretati nella versione originale rispettivamente da Lil Rel Howery e Ernie Johnson Jr., gli altri talent sono distribuiti su alcuni giocatori della Goon Squad.
Tutti tradiscono la loro incertezza al microfono e probabilmente, nonostante le parti di molti siano risicate, il lavoro più riuscito è quello di Fedez.
[I talent italiani impiegati nel doppiaggio del film]
Simona Ventura, che nel primo film ha donato la voce a Lola Bunny, è in questo caso sostituita da un'ottima professionista che doppia il personaggio già da qualche tempo: Deborah Ciccorelli (in originale la coniglia ha la voce di Zendaya).
Lodevole il fatto che per le brevi clip proposte dai film Casablanca e Austin Powers si siano utilizzate le piste sonore italiane d'epoca e che anche le citazioni di altri titoli (come Mad Max: Fury Road) riprendano i giusti riferimenti italiani.
Il grosso deficit dell'edizione italiana sono proprio i Looney Tunes, che presentano oramai il consolidato nuovo cast partito dalla serie televisiva The Looney Tunes Show.
Se le poche voci storiche sono una riconferma sempre gradita (Marco Mete su Daffy Duck, Massimiliano Alto su Porky Pig, Ilaria Latini su Titti, Roberto Pedicini su Taz e Silvestro, Monica Bertolotti sulla Nonna) quelle "nuove" confermano ancora una volta di legare poco sia col personaggio che con l'interpretazione originale.
Il Taddeo di Marco Baroni - che fortunatamente qui propone almeno la R moscia, inspiegabilmente eliminata dalla caratterizzazione nei precedenti doppiaggi del personaggio - il Foghorn di Alberto Angrisano e lo Yosemite Sam di Pierluigi Astore sono sicuramente i meno riusciti del gruppo, risultando poco spiritosi e lontani dall'originale.
Davide Garbolino su Bugs Bunny è sicuramente più a suo agio di qualche tempo fa, ma non ha ancora piena padronanza del personaggio e spesso quando urla diventa in qualche modo afono, perdendo la caratterizzazione e rivelando che con Bugs c'entra pochino.
La voce originale di Bugs Bunny, tanto quella dello storico Mel Blanc quanto quella dell'attuale Jeff Bergman, è leggermente più nasale e "cinica", come era quella che per tanti anni gli ha ottimamente offerto l'inarrivabile Massimo Giuliani.
In tal senso è un peccato non risentire il dolce Neri Marcoré su Marvin il marziano, in questa sede di nuovo sostituito da Mino Caprio, il quale risulta sicuramente bravo ma anch'egli discostandosi leggermente da quella che è la timbrica originale del personaggio più "ingolata" e meno "di testa".
In generale però, essendo questo un prodotto cinematografico, è chiaro che tutti hanno fatto del proprio meglio rispetto al disimpegnato doppiaggio delle serie televisive animate.
Anche al netto dei piccoli difetti di cui sopra, l'edizione italiana è da me promossa con voti molto alti; peccato solo che la materia su cui abbiano operato i nostri doppiatori non sia delle migliori già in origine.
In chiusura resta ancora qualche interrogativo: che fine hanno fatto tutti i Looney minori come la Strega Hazel, Claude il gatto, i gangster Rocky e Mugsy, il Cane da cortile, Beaky Buzzard e i tantissimi altri di cui in questo film non si è vista nemmeno una lontana sagoma?
Ultima, ma non meno importante, domanda irrisolta: perché il film si chiama Space Jam: New Legends se questa volta lo spazio non ha niente a che fare con la trama?
Personalmente mi sento di bocciare il film su tutti i fronti.
[....di male, per meritare di prendere parte a questo filmaccio? Potrebbe chiedersi Willy Coyote già nel trailer italiano]
Space Jam: New Legends è un grosso calderone in cui Warner ha tentato di infilare i propri prodotti con un citazionismo forzato al solo scopo di alzare l'indice delle vendite di merchandising e di far staccare qualche biglietto in più al cinema, puntando sull'effetto "nostalgia".
È un film con (pochi) Looney Tunes, ma senza (gli autentici) Looney Tunes.
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Space Jam: New Legends è soprattutto un film con una colonna sonora anonima (il confronto con il suo predecessore è veramente impietoso) e troppe scene si sviluppano soltanto attorno a un'enorme caciara - come quasi tutte quelle del secondo e terzo atto, durante la partita - che non dà modo di distinguere chiaramente gli eventi o di entrare in un rapporto empatico coi personaggi, umani e non umani.
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Space Jam: New Legends è semplicemente, troppo caotico e caciarone e quasi nulla di più.
Peccato.
Quante volte sei caduto in trappola per colpa di un titolo clickbait che poi ti ha portato a un articolo in cui non si diceva nulla?
Da noi non succederà mai.