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Sono nato nel 1992 e, per citare il mio amato David Lynch, fin da allora il sacro Fuoco del cinema ha sempre camminato con me. Sarà forse per questo che, dopo aver solcato ancora quasi in fasce le Strade Perdute di una sala di proiezione, ho capito quale sarebbe stata la mia vera e unica ragione di vita.
Fin da piccolo ho sempre creduto in quella famosa massima di Groucho Marx secondo la quale è meglio leggere un libro o vedere un film, poiché la vita, oltre che noiosa, è fondamentalmente senza trama.
Il cinema è il mio pane, il mio pensiero fisso, il mio batticuore e, se ancora non si fosse capito, il mio intero mondo. Proprio per questo ho studiato Linguaggi dei Media e, ancora prima, regia e montaggio. Anche se, a voler essere onesti, la mia primissima educazione l'ho avuta tra le poltrone del vecchio Apollo di Milano, grazie a maestri come Peter Greenaway, Michael Haneke, Andrzej Zulawski, Dario Argento, Jan Svankmajer ed Ermanno Olmi.
Il cinema amo verderlo e rivederlo. Amo pensarlo e assaporarlo. Di cinema amo vivere, parlare ma soprattutto scrivere. A volte però, lo ammetto, mi faccio forse prendere un po' troppo la mano.
Il cinema lo amo tutto e incondizionatamente. Ma quello strano, sanguingo, pauroso e visionario, confesso, mi sta decisamente più sipatico.