#CinemaeFilosofia
''2001: Odissea nello spazio è un capolavoro'', ''Michael Bay dinamitardo mancato'', ''Xavier Dolan enfant prodige'', ''Roman Polanski... [ogni due anni] è un poco di buono''...
Pensiamoci: sebbene tutti appassionatissimi della Settima Arte, siamo sicuri di poter dire che parliamo sempre in senso stretto del film o del regista, o sarebbe più opportuno ammettere che parliamo di ciò che si dice sul film o sul regista?
Non è una colpa, è la natura della evoluzione di un qualunque contesto culturale.
Esattamente come di generazione in generazione esistono delle somiglianze di tratti somatici per via della trasmissione di Geni, fra una categoria di antichi e nuovi parlanti vengono ribaditi più e più volte gli stessi... Memi.
Il Meme è l'unità-base della evoluzione culturale: un singolo atomo di informazione "residente" in un sistema biologico (un cervello) o in un sistema di ritenzione inanimato (come ad esempio un libro).
Schioccare le dita, il nastro adesivo, la favola di Cappuccetto Rosso, tutti questi "concetti" sono più precisamente Memi.
I Memi si trasmettono, mutano, sopravvivono, svaniscono, proprio come fanno i Geni.
Per la sociobiologia e più propriamente la memetica ogni unità di informazione resiste alla prova del tempo oppure dimostra di non essersi saputa adattare.
Il discrimine non è la salvaguardia dell'incolumità fisica e la sopravvivenza dell'organismo ospitante, non accade come per i tratti fenotipici: il Meme, a differenza del Gene, sopravvive di generazione in generazione per ragioni molto più sottili come il prestigio sociale e culturale, la moda, la pressione del gruppo o tangenzialmente la sua effettiva utilità, ma sempre, quindi, per via della sua intrinseca "carica di successo".
L'unità informativa-Meme che cuocere il cibo lo rende spesso più facilmente masticabile e ancor più spesso facilmente digeribile ha un'intrinseca "carica di successo", sarà perciò più probabile che chi venga in contatto con questo Meme lo riprodurrà pedissequamente nei suoi comportamenti (lo imiterà) e probabilmente lo farà a sua volta circolare.
Tecnicamente si dice che questa specifica unità informativa ha una inerzia memetica molto alta.
Alcuni Memi si sono dimostrati avere un'inerzia estremamente alta, come il seguente: dopo la morte c'è il Paradiso o l'Inferno.
Più spesso però i Memi sono soggetti a leggere modificazioni, altre volte non sopravvivono affatto per più di un paio di trasmissioni, specie se la comunicazione degli stessi è difficoltosa, per cui magari non è in rima come invece una filastocca, o con un basso tasso di potenziale interconnettività simpatetica come invece una barzelletta.
Non è, per dirla in breve, memorabile.
Quelli che circolano da anni in Internet, e che proprio da questi studi prendono il nome, sono Memi (sì, con la "i", sebbene non sia sbagliato nemmeno con la "e", secondo l'Accademia della Crusca) altamente contagiosi, trasmessi (imitati) e, come ben sappiamo, più o meno effimeri.
Subiscono anch'essi una selezione artificiale.
La loro natura è altresì molto particolare perché non intercorre una mutazione casuale ma vengono alterati a causa della creatività.
Strettamente parlando hanno perciò una natura differente dalla nozione classica di Meme, o per meglio dire: la nozione stessa di Meme ha subito un'evoluzione culturale.
Argomento vasto e affascinante.
Lo studioso di riferimento per l'approfondimento è il famoso etologo e biologo Richard Dawkins, noto soprattutto per l'opera del 1976 Il Gene Egoista.
Forti impulsi psicologici come il bisogno di sentirsi appartenenti a un gruppo sono dei perfetti incentivi per la trasmissione acritica di un Meme.
Questo è un esempio, ma molte sono le ragioni che ci portano a ritenere desiderabile ereditare e replicare un concetto, e solo alcune volte le ragioni riguardano la sua incontrovertibilità intrinseca.
Eccoci dunque ai discorsi sul Cinema.
O forse i discorsi sui discorsi sul Cinema.
Vale la pena vegliare sulla nostra condotta.
Beninteso: non c'è nulla di male nel replicare Memi e concorrere alla loro salvaguardia imbastendo un tessuto culturale con i suoi standard valutativi; ma è bene esserne coscienti.
Essere quindi coscienti delle ragioni per cui un'opera necessita di molti discorsi attorno ad essa perché venga "consacrata", e che anche il Meme Mad Max: Fury Road è un "instant masterpiece" si proporrà come tutti gli altri timidamente come candidato alla sopravvivenza il più a lungo possibile nell'agone intersoggettivo della attribuzione dei significati (in questo caso delle valutazioni), con la speranza di possedere quanta più inerzia intrinseca possibile.
Chi lo veicoli, me compreso, farà bene ad equipaggiarlo di un alto tasso di persuasività.
Ragione per cui, fra le altre cose di questo scritto, l'invito è anche quello di riflettere sulla contraddizione in atto in chiunque gridi il suo giudizio privo di argomentazioni nella speranza che il suo fragile Meme venga ritrasmesso per imitazione sulla base di non si sa quale forma di coercizione implicita.
"Il Gene è egoista", ci dice Dawkins, il Meme anche: vogliono a tutti i costi riprodursi.
Evitare di argomentare è come andare al primo appuntamento con bianchi calzini di spugna a vista o le ballerine.
Aspettate, forse non è l'epoca giusta perché i Memi sul body shaming abbiano lunga vita...
Lo scenario per la Filosofia Estetica è piuttosto desolante se davvero riconosciamo che ben poco spesso si parli propriamente dell'oggetto e non che invece si parli delle parole sull'oggetto (logolalia).
Quanto più un discorso è pubblico e sottoposto a giudizio sociale, tanto più esso si allontanerà dall'oggetto del discorso stesso.
Tuttavia, non suggerirò qui condotte circa il discorso politico.
E se discutere di film ci portasse tutti anno dopo anno a divenire dei meri replicanti di discorsi?
Questo articolo non vuole essere disfattista: la selezione culturale è inevitabile esattamente come quella naturale.
Il mio vuole soltanto essere un invito a prendere coscienza di queste dinamiche e a selezionare con coscienza i Memi che incontriamo, valutando volta per volta se davvero riguardo all'oggetto in questione siano una pertinente descrizione del nostro più proprio punto di vista, ed evitando invece di alterare, costringere o mai pigramente interrogare quest'ultimo perché ad essi si adegui.
1 commento
Sebastiano Miotti
3 anni fa
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