#Creepshow
Ben trovate, anime nostalgiche: avete presente Thriller di Michael Jackson, con quella voce cavernosa e la spettrale risata conclusiva?
Per chi non lo sapesse (folli), quella voce è di Vincent Price.
Icona del Cinema horror americano degli anni ’50, ’60 e ’70, Vincent Price è stato protagonista di una carriera eccezionale che l’ha visto recitare in più di 90 film, diretto da registi di livello mondiale come Otto Preminger, Joseph L. Mankiewicz, Cecil B. DeMille, Roger Corman e, quasi giunto a fin di vita, Tim Burton, suo grande ammiratore.
Vincent Price ha costruito la propria fama grazie alla sua figura magnetica, ai suoi modi aristocratici e al contempo ironici, e alla sua dizione perfetta.
Nel giorno dell'anniversario della sua scomparsa CineFacts.it vuole celebrare questo Gigante del Cinema consigliando tre dei suoi film più rappresentativi, pescati in un mare di titoli finiti nell’immaginario collettivo anche (e talvolta soprattutto) grazie all’incredibile talento di questo omone alto quasi due metri.
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La Casa dei Fantasmi
di William Castle, 1958
Frederick Loren (Vincent Price) è un eccentrico milionario che, per intrattenere l’annoiata quarta moglie Annabelle (Carol Ohmart), organizza uno strano party in una casa che si dice essere infestata dai fantasmi delle sette persone che sono state assassinate al suo interno.
Loren, per l’occasione, invita e sfida cinque persone estranee tra di loro a passare una notte nella casa, senza possibilità di uscire.
Chi supererà la prova riceverà un premio di 10.000 dollari.
[Vincent Price e Carol Ohmart in una scena del film]
William Castle fu un regista noto per le sue produzioni low budget e permeate da una atmosfera camp, in cui ciò che funziona è il gusto autoironico nella rappresentazione di avvenimenti paradossali e, talvolta, volutamente esagerati.
In questo classico degli anni ’50, che non nasconde le proprie evidenti lacune di sceneggiatura, risaltano due caratteristiche fondamentali che l’hanno nel tempo elevato allo status di cult.
La prima di queste è l’impatto visivo della messa in scena, che grazie ad alcuni sapienti escamotage - poi rivisti anche in opere successive di Maestri come Mario Bava - contribuisce a creare nello spettatore una sensazione di tensione assolutamente efficace, a dispetto dei miseri mezzi con cui la si è costruita.
In secondo luogo non si può non parlare della grandiosa recitazione del mattatore della serata Vincent Price.
Le sue scene con la moglie Annabelle sono in assoluto le migliori del film, costruite su una scrittura divertente e, appunto, sulla presenza scenica di Price, divertito nel suo ruolo da burattinaio un po’ vittima e un po’ carnefice delle sventure che si abbatteranno sui protagonisti.
La Casa dei Fantasmi non eccelle nel terrore come altre pellicole basate sul topos della casa infestata, ma il suo gusto retrò per scheletri e spettri lo rende assolutamente memorabile e adatto per una proiezione di Halloween.
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I Vivi e i Morti
di Roger Corman, 1960
Philip Winthrop (Mark Damon), alla ricerca della sua promessa sposa Madeline (Myrna Fahey), si reca nella decadente dimora degli Usher, dove lo accoglie il fratello di Madeline, Roderick Usher (Vincent Price).
Questi tenta di dissuaderlo dal suo intento di portare con sé la sorella, ormai in uno stato di malattia permanente.
Philip non sembra però fidarsi di Roderick, afflitto da una strana malinconia che sembra voler trasmettere anche a Madeline.
[Mark Damon e Vincent Price in una scena del film]
Una fetta importante della sconfinata carriera di Vincent Price, almeno dal punto di vista del successo di pubblico, è rappresentata dal sodalizio con il regista Roger Corman con cui lavorò a otto film, sette dei quali basati su testi di Edgar Allan Poe.
In rappresentanza di quel fortunato filone chi scrive ha scelto la prima di queste produzioni, basata su uno dei più spaventosi racconti brevi di Poe: La caduta della casa degli Usher.
Vincent Price ovviamente non poteva non interpretare il personaggio più tormentato, quello del fratello Roderick, che invero ricopre un ruolo leggermente diverso, più oscuro e ambiguo rispetto al racconto di Poe.
Roderick è l’ultimo, insieme a Madeline, di una stirpe i cui crimini si sono concretizzati in una maledizione che colpisce il sangue degli Usher e la loro magione, che cade letteralmente a pezzi davanti agli occhi dei protagonisti e dello spettatore.
Questo sentimento di decadenza viene esacerbato dal padrone di casa, un uomo dallo sguardo vacuo, conscio dell’ineluttabilità del proprio destino, consumato da una malattia che lo rende iper-sensibile a qualunque rumore, luce o sapore intensi.
La solennità dell’interpretazione di Vincent Price rende I Vivi e i Morti assolutamente memorabile, unitamente alla gotica messa in scena di Corman, che farà della potenza delle scenografie e della fotografia il suo punto di forza.
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L’Ultimo uomo della Terra
di Ubaldo Ragona e Sidney Salkow, 1964
Il dottor Robert Morgan (Vincent Price) è l’unico sopravvissuto di una terribile epidemia che ha sterminato la razza umana.
Gli infetti, dopo un periodo di malattia e la conseguente morte, si trasformano in vampiri risvegliandosi nelle loro tombe privi di volontà e di ragione, andando alla ricerca dei vivi per diffondere il morbo.
Morgan vive andando a caccia di vampiri durante il giorno e barricandosi in casa durante la notte, quando gli infetti prendono possesso della città.
[Vincent Price mentre impugna il proverbiale paletto di legno]
Come sempre, non può mancare l’appuntamento con il Cinema italiano; benché in questo caso si tratti di una co-regia, il film è noto per essere stato girato a Roma nel quartiere dell’EUR, ritratto dalla fotografia di Franco Delli Colli con un’aria spettrale e assolutamente perfetta per lo scenario post-apocalittico in cui viene inserito Vincent Price.
La sceneggiatura è basata sul romanzo Io sono leggenda di Richard Matheson, che ha ispirato anche il più recente film omonimo con Will Smith, ed è considerato il suo più fedele adattamento cinematografico.
Vincent Price ovviamente interpreta il protagonista e offre una delle sue più importanti interpretazioni, trasformandosi in una maschera isterica perennemente in bilico tra la lucidità e il tracollo mentale.
Qui lo spettatore ha la possibilità di ammirare a pieno le sue incredibili doti attoriali, messe in mostra con una recitazione silenziosa e teatrale e con una voce narrante che ci accompagna in questo viaggio di solitudine, malinconia, e rimpianti per ciò che Morgan non è riuscito a fare.
Il fatto che i vampiri siano sostanzialmente dei prototipi inconsapevoli degli zombi di George A. Romero visti ne La notte dei morti viventi - uscito quattro anni dopo - gettando quindi le basi per la successiva codificazione del fortunato filone dell’apocalisse zombie, rende questo film assolutamente degno di nota e ricordato ancora oggi nonostante la poca considerazione ricevuta all’epoca della sua distribuzione in sala.
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Per concludere e per rendere onore al merito potrei citare altri titoli che non sono rientrati nelle mie scelte eppure altrettanto meritevoli, da L’esperimento del dottor K. a L’abominevole dottor Phibes, da La maschera di cera a Il pozzo e il pendolo, ma ho preferito tornare per un momento nel mondo della musica.
Nonostante sia nota ai più la già citata presenza di Vincent Price nella hit di Michael Jackson, sono in pochi a conoscere una sua precedente comparsata musicale, nel concept album Welcome to my Nightmare di Alice Cooper e in particolare nell’agghiacciante finale di Devil’s food.
Nessuna migliore conclusione per celebrare Vincent Price: un grande uomo patrimonio del Cinema e della Storia dell’horror.
Buonanotte e buona visione, anime meste.