Horror psicologico. Essenziale, angosciante e anche onirico. Analizzabile all’infinito.
Il genere è perfetto per far riflettere sui retroscena di un mondo solo in apparenza perfetto. La...
Horror psicologico. Essenziale, angosciante e anche onirico. Analizzabile all’infinito.
Il genere è perfetto per far riflettere sui retroscena di un mondo solo in apparenza perfetto. La pellicola funziona perché fa venire i brividi, e dall’inizio affascina, così come affascina il mondo della moda, così patinato e inafferrabile. Inafferrabile come la bellezza delle modelle “che sfumerebbe” con il passare del tempo o della moda del momento.
La pellicola è un graduale climax di orrore. La scena d’apertura, infatti, si può leggere come un alert, un presagio, e il ritmo non sarà frenetico, ma condurrà passo passo verso la fine. Si comincia e si finisce con il sangue. Prima finto, poi vero.
E’ noto che si tratti di un mondo di lupi che porta allo stremo. Qui la regia presenta una critica intelligente mettendo a nudo una certa esasperazione di quel mondo, nella ricerca di set-trucchi-coreografie-modelle perfette-volti unici per stupire il pubblico. Si ricerca la modella perfetta, per il set perfetto, il booking perfetto. O meglio, si ricerca il corpo perfetto, messo in fila ordinatamente tra gli altri, esposto come carne da macello.
Si percepisce da subito quel senso di vuotezza. Corpi magrissimi che camminano snaturati, distrutti dalla concorrenza e dai rifiuti ricevuti; pieni di rassegnazione per un senso di anonimità che ne deriva, privi di vitalità.
Come strumenti espressivi primari del film, ci sono simbologia e colori. Il primo set fotografico professionale della protagonista Jesse è un preludio al suo percorso, grazie all’opposizione bianco/nero, luce/ombra. Prima dell’ importante sfilata, un triangolo è di colore blu, il colore della purezza; poi diventa rosso. La protagonista infatti esordisce giovanissima, innocente, appena consapevole della sua bellezza. Il passaggio alla piena consapevolezza sfacciata, sfrontata, quasi avida e narcisista, viene reso con un’estetica sapiente: troviamo il simbolo del triangolo – simbolo universale di trinità, purezza, santità - qui rovesciato ad indicare il demone. Il triangolo simboleggia anche la morte e la luna. La luna compare nella scena in cui il ragazzo di Jesse le mostra la luna al finire dell’appuntamento, e ricomparirà in seguito, nella scena in cui la truccatrice Ruby si riversa sul pavimento.
Poi troviamo un potente animale-simbolo, il puma, piombato nella stanza del motel dove alloggia Jesse. Il puma è vitale, rappresenta energia spirituale, grazia, eleganza, velocità; così come velocemente pare spianarsi la strada di Jesse verso il successo. Perché lei ha qualcosa di unico che le altre non sembrano avere, “una certa luce, un certo sguardo, un sole”. Ovvero ha ancora purezza, speranze, emozione, vitalità.
Comparirà in seguito un ghepardo (imbalsamato). Simbolo di eleganza, è sfuggente in apparenza, furbo e veloce. Così come appare Jesse agli occhi di altre modelle, già dal suo arrivo. Il suo ingresso innesca invidie, perché ruberà lavoro. Anche Ruby è un ghepardo, in apparenza amichevole, ma furba; dopo il rifiuto, la sua personalità si esaspera e ha risvolti bestiali.
Il personaggio di Hank, il proprietario del motel, appare in un lento incubo erotico-brutale di Jesse, e la introduce al mondo adulto (opposizione innocenza-erotismo). Il mondo adulto ti divora. E il “divorare” ritornerà facendosi esplicito.
La protagonista si specchia, si confronta con la propria essenza; parte quel narcisismo che la distruggerà, aizzandosi contro le tre bestie: lonza, lupa, e leone. Ovvero lussuria, avarizia, e superbia. Impersonate da Ruby e dalle due modelle, Sarah e Gigi. Ruby la desidera; Sarah si aggrappa alla propria bellezza terribilmente, consapevole di essere appena stata scavalcata da Jesse; Gigi dall’alto del suo piedistallo non accetta né la bellezza di Jesse, né la sua sfrontatezza. Tutt’e tre le ragazze odiano Jesse. Tutt’e tre vorrebbero essere Jesse. Vorrebbero essere notate e viste uniche, come lei. I concetti di unico e unicità rimangono ben impressi grazie alla frase del fashion designer Robert: la bellezza è l’unica cosa che conta. Il designer riuscirà persino ad ammutolire anche il ragazzo di Jesse. Qui, se vogliamo, sono anche rimesse sul tavolo le carte dell’oggettività e dalla soggettività, quando si pensa al giudizio della bellezza. L’orrore è prima di tutto nella violenza verbale e psicologica della secca affermazione del designer, che mette quindi a confronto l’essere “bella” di Jesse con l’essere “carina” di Gigi, innescando invidia, pericolosità, nonché autodistruzione.
Quando si arriva all’orrore finale, si è stati preparati da questo inferno di allegorie dantesche. Colpisce molto l’ultima e più scioccante opposizione: da una parte Gigi con lo sgomento improvviso per l’ammissione dell’orrore, il rimorso, il rigetto-odio totale, e l’autodistruzione; dall’altra Sarah con una totale freddezza da brivido, rinotata sul set, che rimane trionfante della propria risalita verso il successo, così da riprendersi il proprio posto e anzi assorbire letteralmente tutto quanto avesse Jesse, perché non ne rimanga assolutamente traccia. Entrambe le ragazze si sono liberate di Jesse, il loro demone, demone dei riflettori. The Neon Demon.
Marco Natale
5 anni fa
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