L'amico titolista ha deciso di "adattare" l'originale "There will be blood" ne "Il petroliere". Beh, sicuramente nella pellicola sono presenti sia il petrolio, sia un petroliere tuttavia la chiave di...
L'amico titolista ha deciso di "adattare" l'originale "There will be blood" ne "Il petroliere". Beh, sicuramente nella pellicola sono presenti sia il petrolio, sia un petroliere tuttavia la chiave di lettura suggerita dal titolo originale viene completamente persa: prezzo, forse, un po’ eccessivo per un adattamento non particolarmente accattivante.
“Scorrerà del sangue”, un sangue misto a petrolio simbolo dell’avarizia e dell’ingordigia; non solo di Daniel Plainview ma anche del reverendo interpretato da Paul Dano, padri della società americana come la conosciamo oggi.
Il sangue del titolo rimanda anche, in quanto tematica ricorrente nel cinema di Anderson, alla famiglia e al rapporto del protagonista con il figlio adottivo; quindi definire questa pellicola come, semplicemente, un film sul capitalismo e sulla “nascita” degli Stati Uniti sarebbe oltremodo riduttivo, consiglio di approfondire e scoprire quanto questo film abbia da donare allo spettatore.
È indubbio che vi sia un pre e un post “There will be blood” nella filmografia del regista; i contenuti del cinema di Anderson diventano più astratti e meno concentrati sui rapporti umani e familiari dei suoi personaggi, mentre dal punto di vista tecnico la messa in scena conclude il percorso di semplificazione e di abbandono dell’iperrealismo iniziato con “Punch - Drunk Love”, assumendo una grande concretezza. Con questa pellicola il regista si stacca definitivamente dai suoi padri cinematografici – Scorsese, Altman, Demme - che hanno fortemente influenzato l’inizio della sua carriera, privilegiando una messa in scena che guarda maggiormente alla classicità non per questo perdendo di efficacia, anzi a mio avviso tutto il contrario. La composizione basata sul bilanciamento delle linee orizzontali e verticali è semplicemente perfetta e i colori caldi del deserto sono macchiati irrimediabilmente dal sangue nero che sgorga fuori dal terreno. Ad arricchire la pellicola vi è la magnifica colonna sonora di Johnny Greenwood, chitarrista dei Radiohead, che da “Il Petroliere” in poi diventerà suo fedele collaboratore scrivendo le colonne sonore per tutti i suoi successivi film, grazie al cielo mi verrebbe da dire.
Mi sto forse dimenticando qualcosa? Giusto, solo un piccolo dettaglio: le magnifiche prestazioni attoriali dei due interpreti principali del film. Paul Dano riesce a tratteggiare un odioso reverendo avido e senza scrupoli che risulta difficile non detestare fin dalla prima inquadratura. Per quanto riguarda il protagonista c’è davvero bisogno di dire qualcosa? Vi sfido a suggerirmi una prestazione attoriale degli ultimi venti anni, e forse anche di più, che superi quella di Daniel Day Lewis in questo film (e no, Daniel Day Lewis in “Phantom Thread” non vale). Non avete idea di quanto sia felice di non essere stato al posto di Pannofino quando in sala di doppiaggio gli hanno assegnato la missione impossibile di dare una voce italiana a Daniel Plainview nella scena del battessimo, momento topico del film e punto di riferimento per chiunque un giorno sogni di diventare attore.
Senza temere l’inflazione che il termine ha subito: “There will be blood” è - IMHO - un capolavoro e Anderson un maestro del cinema.
100%
Antonio Petta
4 anni fa
Beh un padre modello, il figlio si fa male ma al padre piace trivellare pozzi di petrolio sempre di più
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