Una banda di rapinatori,dopo un colpo finito male, si ritrova in un capannone; uno di loro è ferito, altri sono scomparsi, non si sa chi ha il bottino, e tra di loro c'è una spia.
Una banda di rapinatori,dopo un colpo finito male, si ritrova in un capannone; uno di loro è ferito, altri sono scomparsi, non si sa chi ha il bottino, e tra di loro c'è una spia.
Nell'esordio cinematografico di Quentin Tarantino sono già presenti tutti i tratti distintivi che caratterizzeranno la sua produzione. Un gruppo di protagonisti, alle prese con una situazione da risolvere, costretti a fidarsi l'uno dell'altro anche se ne farebbero volentieri a meno; dialoghi taglienti, ritmati, costellati di turpiloquio, insulti, sarcasmo, e spesso recitati brandendo un qualche tipo di arma; narrazione che spazia su piani temporali diversi, uso intensivo di flashback e flash forward; un mistero da svelare, un segreto che un personaggio conosce e tiene nascosto agli altri; la presenza massiccia di violenza, sia suggerita che esplicitamente mostrata. Nonostante questa struttura sia stata declinata da Tarantino (e da tanti suoi emuli) in molti modi diversi nel corso delle ultime due decadi, Le Iene non ha perso un grammo della sua forza dirompente, ed è tuttora un film che sa colpire, stupire, divertire, coinvolgere. Non è ancora il Tarantino tecnicamente sublime dei film successivi, anche se la mano è già evidente e il film è ricco di trovate visive interessanti; ma la sceneggiatura è inconfondibilmente tarantiniana. Il film si apre con l'ormai celebre dialogo su Madonna, e tutta la scena, con la banda tranquillamente seduta a fare colazione prima del colpo, è entrata nell'immaginario comune come la tipica scena di dialogo 'alla Tarantino': una lunga chiacchierata, che esula totalmente dalla trama del film, in cui vengono idealmente presentati i protagonisti e viene chiarita la loro personalità e il loro ruolo nel gruppo; la macchina da presa gira attorno al tavolo, rendendoci in qualche modo partecipi della conversazione senza fornirci il punto di vista di un solo personaggio (e movimentando una scena altrimenti statica), e a costruire il contesto, oltre al dialogo in sé, sono i particolari affidati agli attori: gesti, sguardi, ammiccamenti. Quando il gruppo si alza dal tavolo, ci sembra di conoscere ciascuno dei personaggi da una vita, ku abbiamo inquadrati perfettamente. O almeno, questo è quello che vuole farci credere il regista, dato che a Tarantino piace cambiare le carte in tavola e giocare con le apparenze. Ogni personaggio ha una suo storia, spesso mostrataci direttamente tramite flashback, frammentata in piccoli tasselli che, unendosi nel corso della pellicola, potranno cambiare la nostra percezione di quel personaggio o darci un'informazione in più sulla vicenda.
Grande merito della riuscita di un film simile va dato, ovviamente, agli attori; e qui Tarantino dimostra subito un'altra sua costante che contraddistinguerà i suoi lavori da qui in avanti, ossia la grande capacità di dirigere gli attori e farli rendere al massimo. Tarantino crea dei personaggi memorabili, connotandoli in ogni particolare, fin dal peculiare abbigliamento, anch'esso entrato nella memoria collettiva. Nel cast spicca Harvey Keitel, che ricoprì anche le vesti di produttore.
Le Iene può essere considerato un manifesto dell'estetica tarantiniana; è qui codificato il suo cinema, fatto di citazioni, riferimenti alla cultura pop, ripresa di stili cinematografici estranei alla cultura americana (in particolare sotto forma di omaggi al cinema orientale, che diventeranno decisamente espliciti nelle sue produzioni successive). Come sarà per tutti i lavori di Tarantino, ha una fortissima impronta autoriale pur trattandosi di un film prettamente commerciale e di puro intrattenimento, l'elevazione del cosiddetto B-Movie a vero e proprio film d'autore.
Nicolò Murru
6 anni fa
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Angela
6 anni fa
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Gigi Dag
6 anni fa
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