Se c’è un merito che si deve senza dubbio riconoscere alla Disney, è la sua capacità di narrare storie attribuendo un clima fortemente fiabesco.
Questo è un pregio che facilmente...
Se c’è un merito che si deve senza dubbio riconoscere alla Disney, è la sua capacità di narrare storie attribuendo un clima fortemente fiabesco.
Questo è un pregio che facilmente si può raggiungere quando si tratta di realizzare un film d'animazione, ma che non sempre è ottenibile quando si tratta di produrre un adattamento live-action. Tuttavia, vuoi per scelte di scenografia, vuoi per scelta di costumi, o anche per una sintonia di entrambi, gli adattamenti dei vecchi classici Disney non si possono che definire delle “favole viventi”.
Aladdin – per me – è stato forse l’adattamento finora più riuscito, perché è riuscito a farmi tornare bambino, senza farmi notare troppo quanto spesso un live-action sia una forzatura.
Come già detto, il primo elogio è da fare ai costumi ed alle ambientazioni, che hanno dato la vera e propria sensazione di assistere ad una fiaba già dai primi minuti della pellicola; tutto ciò è contornato da una CGI talvolta necessaria ma comunque non troppo invadente, anzi mi ha sorpreso notare come tante scene, che mi sono rimaste impresse per la loro “spettacolarità”, sono più vistose per la cura coreografica di parti cantate e ballate che per effetti visivi.
L’altra nota di merito va alle prove attoriali: mi è dispiaciuto tantissimo non vedere il film in versione originale, perché a livello recitativo i due protagonisti più giovani (per me praticamente sconosciuti) sono stati delle piacevoli sorprese, e mi sarebbe piaciuto vedere anche come se la cavassero con le performance nelle scene cantate. Il doppiaggio è comunque eccelso, anche e soprattutto nelle parti cantate, conferma dei grandi talenti che ci ritroviamo nel nostro Paese.
Inoltre, per chi come me si chiedeva se Will Smith sarebbe stato all’altezza di un ruolo così “enorme” (perché, volenti o nolenti, i paragoni si sarebbero fatti), noterà come l’attore sia stato in grado di omaggiare il genio di Robin Williams ed al contempo di crearsene uno tutto suo. Io amo Will come attore, mi piace la sua versatilità e mi piace come persona, per cui confesso che nutrivo delle attese nei confronti della sua performance, attese che sono state più che rispettate.
I ruoli animaleschi, invece, sono stati a modo loro una sopresa (è probabile che di seguito molti siano in disaccordo con me): piacevole nei confronti di Iago, che risulta parecchio differente dalla sua versione animata, ma a modo suo più “realista” (il ruolo di co-antagonista viene un po’ meno, per renderlo un personaggio che segue “a pappagallo” il proprio padrone); meno piacevole è stato invece vedere Apu in scena, che nonostante si impegni per restare la “spalla” del protagonista, perde (per forza di cose) molta di quell’espressività che lo rendeva adorabile nella pellicola originale.
Fare paragoni è comunque parecchio fine a sé stesso, e bisogna ammettere che il film, nonostante sia un adattamento, funzionerebbe perfettamente (se non anche meglio) considerandolo come stand-alone.
Guy Ritchie ha gestito al meglio un film che riesce a dare spettacolo, sia nelle parti più “musical”, che in quelle di azione, dando quel tocco più “action” che lo contraddistingue.
Consiglio questo film a coloro che vogliono dare una chance agli adattamenti live-action, forse perché è la pellicola di questo genere che ho maggiormente apprezzato.
Contiene spoiler