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Si è appena conclusa la competizione elettorale per decretare chi dovrà guidare la più grande macchina assassina della Storia dell’Umanità per i prossimi quattro anni e, alla luce di come sono andati gli ultimi quattro, La seconda guerra civile americana di Joe Dante sembra quasi un documentario.
La seconda guerra civile americana è un film per la TV prodotto per HBO nel 1997, che però venne miracolosamente distribuito nei cinema italiani dalla Mikado il 9 dicembre dello stesso anno.
La storia racconta di una ipotetica crisi tra lo Stato dell’Idaho e il governo federale americano scatenata dall’arrivo di alcuni bambini orfani pakistani, in fuga da una guerra scoppiata nel loro paese.
[Finzione o realtà?]
Il presidente americano, interpretato in modo incredibilmente convincente nella sua idiozia da Phil Hartman, destina questi piccoli orfani allo Stato dell’Idaho, per l’appunto.
Tuttavia il suo governatore, un Beau Bridges a cui questa interpretazione valse addirittura l’Emmy come Migliore Attore, si oppone chiudendo i confini dello Stato per guadagnare il consenso dell’elettorato più razzista e conservatore.
[Make Idaho great again]
Il colpo di genio del film è che tutti questi eventi ci vengono narrati dal punto di vista di un’emittente televisiva, la NN - parodia della CNN - che manipola i fatti in tempo reale per fare ascolti, accelerando la degenerazione del conflitto.
[La NN trasmette la crisi dell'Idaho. Ah, no.]
La seconda guerra civile americana è uno dei film più grottescamente accurati mai visti riguardo la società statunitense, ed è forse uno degli ultimi film genuinamente anarchici mai usciti dagli USA.
Sembra quasi che i personaggi siano quelli di Animal House vent’anni dopo.
Il governatore è praticamente il Bluto di John Belushi messo in una posizione di potere.
Dice di voler chiudere i confini ai profughi per difendere l’identità americana come provocazione, ma i media ingigantiscono la sua dichiarazione, costringendolo a prendere questo provvedimento sul serio.
[Il prequel] La seconda guerra civile americana
Però, anche quando la situazione precipita, lui non riesce a pensare a nient’altro che portarsi a letto una giornalista della NN, già sua amante (la stampa che va a letto col potere).
Ogni cosa che esce dalla sua bocca lo dipinge come un imbecille, ma il guaio è che tutti lo prendono sul serio e questo non fa che inasprire i toni.
[Il governatore dell'Idaho interpretato magistralmente da Beau Bridges. Ah, no.]
Di contro, il Presidente degli Stati Uniti è un completo idiota che si atteggia a grande statista cercando di imitare i suoi predecessori.
Dà gli ultimatum in base all’orario di messa in onda di una seguitissima soap opera televisiva, prende le decisioni sotto dettatura del suo consulente d’immagine - un James Coburn in grande forma - e si fa scrivere i discorsi dai suoi autisti.
La seconda guerra civile americana La seconda guerra civile americana
La seconda guerra civile americana è un film pieno zeppo di idee, scritto da Martyn Burke - un ex corrispondente di guerra che conosce molto bene l’ecosistema mediatico americano e le dinamiche del potere - che come sceneggiatore ha scritto dei film di culto assoluto come Top Secret! degli ZAZ e I pirati di Silicon Valley, di cui è anche regista.
La regia di Joe Dante è impeccabile, riesce a dare dignità cinematografica a un prodotto TV e soprattutto riesce sempre a tenere il bandolo della matassa nonostante la sceneggiatura sia densissima di gag ed eventi.
Il ritmo non cala mai e il tono del film, pur mettendo costantemente in evidenza il lato grottesco dei personaggi, non scade mai nella farsa.
Questo accade per merito di una direzione degli attori equilibrata, che imbriglia la recitazione su toni medio-alti, ma mai macchiettistici.
Quello che però rimane impresso del film è la lucidità quasi scientifica che Joe Dante alla regia e Martyn Burke alla scrittura mettono in atto per demistificare l’apparato mediatico-politico americano.
C’è una scena magnifica in cui il comandante della Guardia Nazionale dell’Idaho e il generale dell’esercito americano si trovano faccia a faccia.
Il Presidente vede la scena in TV e la commenta ammantando il momento di retorica, rievocando le grandi gesta del passato.
Joe Dante invece stacca e ci porta a dieci centimetri dai due militari, dove scopriamo che in realtà si stanno insultando pesantemente con offese da osteria.
[Attimi di tensione alla Casa Bianca]
I personaggi sono tutti degli stronzi mossi esclusivamente dai propri interessi personali e dalla necessità di difendere le proprie rendite di posizione.
Ognuno sembra essere scollegato dalla realtà, rinchiuso nella propria bolla.
Perfino la boss dell’associazione umanitaria che salva i bambini pakistani fa le sue scelte per motivi d’immagine, perché vuole che la sua associazione diventi più famosa di Save the Children.
Il giornalista che sta al confine dell’Idaho, sull’orlo di una guerra civile, pensa solo a vincere l’Emmy.
L’unico a mantenere un briciolo di dignità sembra essere un’assistente alla regia della NN interpretato dal mitico Ron Perlman, il quale però non ha nessun tipo di potere decisionale.
[Un giornalista senza scrupoli della NN. Ah, no.]
Idealmente è come se fosse un seguito degenere e psicotico del Dottor Stranamore di Stanley Kubrick, che purtroppo per noi è stato pensato per la televisione e non per il cinema.
Il bello de La seconda guerra civile americana è il suo non fare sconti a nessuno nel descrivere l’inettitudine e il bisogno di soddisfare continuamente gli istinti più bassi dell’apparato che amministra il consenso elettorale.
Ciò che rende il film verosimile è che tutte le cose avvengono a causa di equivoci, fraintendimenti, idiozia e priapismo dei protagonisti.
Non c’è nulla di premeditato, non ci sono complotti: si tratta solo di persone che cercano di governare gli eventi improvvisando.
Ma ogni volta che qualcuno prende una decisione, questa non fa altro che accelerare la corsa verso l’abisso.
[Il cast del film. Ah... beh, quasi.]
Chi subisce tutto questo è la popolazione che, manipolata dai media, si spacca in due: da una parte i suprematisti e dall’altra i sostenitori del multiculturalismo.
Ma anche questi ultimi si capisce che non lo fanno perché sia giusto, ma semplicemente per calcolo politico.
Se tutto questo vi sembra familiare è perché La seconda guerra civile americana, pur essendo un film del 1997, mette in luce i problemi profondi degli Stati Uniti, problemi che esistono da sempre.
[I preparativi della seconda guerra civile americana]
L’11 settembre 2001 e i social media, che spesso vengono additati come le principali cause della situazione politica attuale, in realtà hanno solo contribuito ad allargare le ferite di un paese costruito su una costituzione scritta duecentocinquanta anni fa da bianchi uomini ricchi, protestanti e possessori di schiavi.
Il futuro descritto dal film di Joe Dante non parla del presente degli Stati Uniti, quanto del loro futuro.
[Alcuni dati delle ultime elezioni statunitensi]
Il neo eletto Presidente si discosterà dai toni e dagli elementi folkloristici del suo predecessore, ma molto probabilmente non darà una svolta sostanziale alle sue politiche, perché i loro capi sono gli stessi.
Questo non farà altro che esacerbare una guerra fra poveri sulla base di motivi razziali, non intaccando minimamente la radice del problema.
[Il problema] La seconda guerra civile americana
Quindi, probabilmente, La seconda guerra civile americana parla di un futuro ancora al di là da venire, anzi: forse ha l’unica colpa di non essere abbastanza grottesco e surreale.
Ma in tutta onestà, se in questo film ci fosse stato un Presidente degli Stati Uniti arancione con i capelli attaccati con lo scotch, oppure il suo avvocato che fa una conferenza stampa nel parcheggio di una ditta di giardinaggio tra un negozio di articoli hard e un polo crematorio, lo avremmo bollato come una cazzata.
La seconda guerra civile americana La seconda guerra civile americana