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Loro (Lui, ma anche Noi): il tragicomico copione della vita

L'Italia di oggi dove tutto è vero, tutto è falso secondo Paolo Sorrentino 

Un ovino, in casa di Sua Emittenza Silvio Berlusconi, muore a causa di un guasto al condizionatore mentre guarda una soubrette in televisione: così inizia questa opera divisa in due parti.

Un inizio criptico per questo Loro di Paolo Sorrentino: chi è questo animale? Forse è l’italiano, un po’ tonto ma genuino, la cui purezza spira di fronte agli stimoli ad alta frequenza della tv?

Forse è il candore dell’onestà che si piega sulle sue stesse zampe di fronte all’opulenza e al magnetismo gelido di quel mondo?


Sorrentino è stato accusato di aver creato un film inconcludente, ma cosa ci si aspettava da un film sull’inconcludenza?

Loro” sono una folla informe, che si adatta al mito a cui si ispira, che orbita tra feste e yacht, tra sesso e droga. “Loro” vogliono tutto senza far nulla. Agiscono nel presente e rifuggono il futuro: desiderano roteare, danzare, succhiare tutto ciò che la vita ha da offrire in pochi momenti, a costo di rischiare una vita di stenti, in perfetta congruenza con la parabola della cicala e della formica.


Quando la sensazione di non appartenere a niente, quando la consapevolezza di non saper far nulla fa capolino tra le menti di Loro si organizza un’altra festa, un’altra cena, un altro modo per canalizzare le energie su ciò che il corpo può provare piuttosto che su ciò che la mente può partorire.

 

 

 

 

 

Nonostante la divisione in due film sia dovuta ad una questione di distribuzione più che a una necessità artistica lo stile delle due parti è piuttosto differente: Loro 1 infatti è lisergico, caratterizzato da luci piatte e fluorescenti, tanto da ricordare più Spring Breakers di Harmony Korine che i lavori precedenti del regista partenopeo, sottolineando l'assenza di profondità, estetica e non solo, della sua corte bidimensionale.

Loro 2 è decisamente più serrato, ritmato ed ironico, quel circo inarrestabile, inconcludente, dove il nulla si nutre e si ripiega su se stesso, si tinge dei toni del dramma, nel pirandelliano alternarsi di tragico e comico dietro maschere sia metaforiche, come il sorriso stampato dal botulino sul volto del Caimano o il trucco pesante delle olgettine, sia letterali come quelle utilizzate in teatrini casalinghi per prendere in giro avversari politici.


Sorrentino riesce in quello in cui Martin Scorsese non è riuscito con il suo The Wolf of Wall Street, cioè restituire un senso di nausea e di disgusto di fronte alla lucentezza satinata della mondanità.

Jordan Belfort se la spassa alla grande con la sua combriccola esattamente come Berlusconi e i suoi satelliti ma, nonostante la spirale in cui viene risucchiato, alla fine del film continua ad apparirci un “figo” - o per essere meno pop: un tipo affascinante, un mito che aborriamo a parole ma a cui in fondo vorremmo assomigliare - che dalla vita è riuscito ad ottenere tutto, persino la più “figa” - o, sempre per essere meno pop, la più sexy, la più bella e la più sveglia - delle mogli.

 

Nei pochi momenti pacifici tra i due coniugi Berlusconi si rileva una coppia di anziani, dall'espressione stanca. 
Invece, per quanto il mondo sfavillante delineato dalla coppia Sorrentino/Bigazzi abbondi di situazioni “fighe” sulla carta, il risultato è roboante, nauseabondo e, in alcuni casi, persino claustrofobico.

 

 

 



Le donne sono tutte splendide, ma sono anche sfatte, grottesche, stanche: ci assuefiamo ben presto ai loro bellissimi corpi, non ci sorprendono più e improvvisamente riusciamo a vederle per quello che rappresentano in quell’ambiente: una valuta.

 

La figa, questa volta in senso anatomico, è merce di scambio.

Le migliori riescono a farsi regalare una collana con una farfalla d’oro, simbolo di appartenenza a Lui, Berlusconi, l’uomo più potente d’Italia.

 

 

 



Le donne più scaltre sanno come rendersi preziose e gestire il proprio valore come nel caso di Kira, interpretata da Kasia Smutniak, probabilmente Sabina Began nella reale corte del Cavaliere, mentre tutte le altre necessitano di una guida che le giostri come Sergio Morra, un sorprendente Riccardo Scamarcio evidentemente nei panni di Gianpaolo Tarantini.

 

 

Anche la stessa Kira, per quanto si erga rispetto alle altre e ci viene presentata in Loro 1 come la più ambita di tutte, lascia trasparire i complessi sulle sue capacità e in Loro 2 un innamoramento sofferto e persino infantile nei riguardi di Berlusconi, lasciando cadere il velo della femme fatale.

 

 

 



Un'apparizione emblematica quanto fugace è stata quella di Violetta Saba, interpretata dalla bellissima Caroline Tillette, citata come la prima di una lunga serie di amanti di Lui; è come se la donna, invidiata dalle altre donne farfalla-munite, fosse impazzita dopo aver visto con i propri occhi il baratro dietro i centri massaggi, i balletti senza ritmo, le barzellette da Bar Sport, i travestimenti trash e non potesse più tornare indietro. 


Gli uomini sono pochi e schiavi delle proprie pulsioni, da cui non riescono a liberarsi e forse nemmeno vogliono farlo.

Coccolare avversari ed alleati, stuzzicare la loro animalità, è il modo per vincere ed è l’eredità che il Cavaliere fornisce a tutti i soggetti che a lui si ispirano. Santino, che ricorda il politico doppiogiochista Sandro Bondi, si lascia abbindolare e ricattare dalla moglie di Morra.


È Sergio Morra a farci da Virgilio in questo mondo di neon, di ruote, di balli coordinati, di arrivisti, di donne che sgomitano per una farfalla d’oro, di uomini patetici e meschini, ed è il vero protagonista di Loro 1, monopolizzando metà del film.

Nella prima parte infatti Berlusconi apparirà solo durante la seconda ora, mostrando appunto di non essere l’unico protagonista seppur la sua figura ne sia la colonna portante. 

 

 

 

 


Simbolicamente queste donne,  insieme a Morra, vengono coinvolte nell'incidente di un camion dell’immondizia in una scena che cita in modo palese l'esplosione Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni. Non vediamo il risultato dell’incidente, ma è facile capire che vuol dire: è tutto un mare di merda.

Non a caso scena seguente la pioggia di immondizia si trasforma in droga sintetica ad una party in piscina.


Loro non è un film politico, ma un film che rappresenta Lui e la sua sfera di influenza.

Cosa dire di Lui? Toni Servillo, ormai attore feticcio di Sorrentino, ne rappresenta luci ed ombre.

Berlusconi è rappresentato come un uomo incapace di accettare il passare del tempo, tormentato dalle sue stesse menzogne e da false convinzioni, determinato, capace di cadere e rialzarsi, ma anche di sporcarsi le mani nelle acque più torbide possibili.

Vuole essere amato da tutti, in un costante alternarsi tra un ego smisurato e un malcelato senso di inferiorità, imbroglia gli altri e a volte anche se stesso, sa vendere la merda, interpreta il ruolo nella grande sceneggiatura che è la vita così bene da essere incapace di togliere la maschera anche di fronte a sua moglie, nel luogo di condivisione più intimo per una coppia, cioè la loro cucina.

 

 

 

 


Desiderando di vivere nella leggerezza e nella spensieratezza, tra vulcani casalinghi e diciottesimi compleanni, il Cavaliere finisce per essere il più solo in mezzo alla folla.

Gli viene detto da Ennio, presumibilmente Ennio Doris presidente di Mediolanum, che un venditore è la persona più sola del mondo ma che non bisogna pensarci, non bisogna fermarsi a riflettere. Bisogna continuare a costruire menzogne su menzogne e a sviare i problemi, a sviare le domande, in una politica continua del fare.

 

In una serie di errori e strafalcioni, tra i rimproveri per gli atteggiamenti poco consoni e buffissime fiction con attrici raccomandate, ne viene fuori un Lui estremamente patetico e penoso; rifugge l’ormai obsoleto Mike Bongiorno e il passato che rappresenta e una studentessa, trovatasi tra le sue ragazze quasi per caso, rifiuta le sue avances facendogli notare che ha l’alito di suo nonno, né buono né cattivo, ma da vecchio.

 

La stessa studentessa verrà ripresa mentre gioca con un ovino, simile a quello dell'inizio, ricongiunta alla sua purezza dopo aver sbirciato la strada della perdizione.

La politica ne viene fuori come un’entità plasmabile, che non si stabilizza mai sullo stesso canale, non esiste fiducia né ideologia nell’era in cui ogni tutto ciò che si può comprare è concesso ed il potere, privo di qualsiasi altra caratterizzazione, è totalizzante. Tutto è comprabile, come i sei senatori necessari a far cadere il governo di sinistra nel 2006.


L’unica a essere ormai immune al potere del Caimano è sua moglie Veronica Lario.

Nonostante l’amore e la rappresentazione, soprattutto nella prima parte, di piccoli momenti di condivisione, tra i due si è eretto un muro. È la storia di una coppia di sposi ormai consolidata tra cui non c'è più conoscenza e complicità.

Lui accusa lei di aver perso la vitalità e la giovialità in favore della noia e dell’intellettualismo, lei lo accusa di non aver pensato a null’altro che a se stesso, di non essere stato capace di rispettare le sue promesse di fronte a lei ma anche all’Italia intera, di aver svenduto la dignità delle donne e il valore della cultura.

 

 

 

 

 

Veronica rappresenta non solo una moglie indubbiamente ferita, ma quella fetta di italiani impegnati nel sociale, che cercano di porsi le giuste domande piuttosto che fuggire da ogni quesito.

È un testa a testa senza via d’uscita, senza vincitori ma solo vinti. Il nido in Sardegna, dove pochissimi oltre alla coppia avevano il permesso di accedere, è stato profanato dai riti dionisiaci di palestrate vestali con il benestare del suo satiriaco proprietario.

Le ragazze si muovono in modo sensuale, per nulla a ritmo di musica, cantano "Meno male che Silvio c'è" urlando molto più forte dei silenzi contrariati di Veronica. 

 

Sopra Lui non c’è nulla? La risposta è no.

Questo forse è il lato più oscuro dell’opera, il fantasma che aleggia in ogni scena, un pesante ma trasparente velo che ricopre ogni cosa. A rappresentare questi poteri è la figura di Dio, qualcuno superiore persino a Lui, un’entità che manca di popolarità ma non di potenza.

 

Nonostante le varie teorie che si possono giustamente fare riguardo la sua identità è lecito anche ipotizzare che Dio non sia riconducibile ad un solo personaggio realmente esistito ma ad un connubbio di diverse personalità, l’essenza stessa di un potere così grande che, nella società del consumismo sfrenato e delle icone assolute, ti rende simile ad una divinità.

Ironicamente questo Dio ci viene mostrato come un vecchio rinsecchito che soffre di eiaculazione precoce. Un Dio ma anche un vecchio sfibrato in questa realtà in cui tutto è vero, tutto è falso, tutto è dramma, tutto è ridicolo.

 

L'opera nella sua interezza ha  un assetto quasi circolare: Loro portano a Lui, Lui a sua volta porta di nuovo a Loro, in un mutuo scambio di interazioni.

Il finale però destabilizza: in sovraimpressione appare il titolo durante il susseguirsi di primi piani sui terremotati de L'Aquila che osservano la statua di un Cristo estratta dalle macerie. Sorrentino ci ricorda che c'è un'altra parte dell'Italia, fatta di povertà e di brutture, quella che lavora in mezzo ai fumi, l'Italia fatta di vecchiaia e macerie.

Altri Loro.

 

Mi piace pensare che Sorrentino non si sia lasciato vincere da un intento moralizzatore, come non ha fatto nel resto delle sue pellicole, quanto più abbia voluto rappresentare fugacemente uno squarcio di un'Italia non necessariamente migliore, ma diversa, sicuramente più sfortunata.

Un'Italia che ha dovuto lavorare il doppio, se non il triplo, per sostenere la vita di chi ha sprecato per sé e per gli altri. La scultura del Cristo, ancora una volta l'arte e la fede, è di nuovo rappresentativa di quei pochi attimi di grande bellezza che può salvare il mondo.   

 

 

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5 commenti

Davide Sciacca

6 anni fa

Per motivi vari non sono ancora riuscito a vederlo, e in ogni caso mi mancherebbe le due metà originali. Penso che a questo punto aspetterò di riuscire a vedere le due parti per intero, senza pormi troppe domande sui taglia e cuci dei produttori

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Lorenza Guerra

6 anni fa

Considerando i temi che trattano entrambi i film secondo me sono aspetti voluti e poi a me piace il suo stile un po' barocco

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Lorenza Guerra

6 anni fa

Sai che non sapevo? Io ho trovato tutte le scene piuttosto coerenti. Tra l'altro visto al cinema "l'inutilità" di certe scene in un certo senso pesano meno proprio per la loro bellezza

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Lorenza Guerra

6 anni fa

Grazie :3

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Lorenza Guerra

6 anni fa

Anche io l'ho trovato molto scorrevole!

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