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L'industria dell'intrattenimento è un macrocosmo che gode di regole e complessità alquanto uniche, ma si compone di realtà differenti generate da mercati differenti e le cui vie produttive mostrano strade comuni o del tutto aliene rispetto alla totalità e il caso relativo a Calm with Horses può aiutarci a descrivere una delle tante sfaccettature.
Per chi non lo sapesse chi scrive vive in Irlanda e naviga in un mercato cinematografico piccolo, non propriamente consolidato su tradizioni e realtà produttive storiche (non esiste Cinecittà o Hollywood e non esistono delle paragonabili storie produttive) ma che è stato capace, e che si sta mostrando capace, di prestarsi a ospitare produzioni di respiro internazionale (Vikings, Star Wars, The Last Duel, Game of Thrones, This must be the place...)
Parlando della pandemia globale che sta costringendo molte realtà a correre ai ripari, quella cinematografica è sicuramente una delle più colpite.
La chiusura delle sale cinematografiche obbliga le distribuzioni a rinvii o situazioni di emergenza, come un'anticipata distribuzione dei contenuti su piattaforme VOD.
Calm with Horses, diretto da Nick Rowland su una sceneggiatura di Joe Murtagh, è uscito nelle sale irlandesi il 13 marzo dopo una calda accoglienza ricevuta al DIFF, il Dublin International Film Festival, ma ha trovato sul suo cammino le prime misure d'emergenza dettate dal governo irlandese, limitando l'accesso alle sale a 50 spettatori e la successiva chiusura cautelare delle stesse a circa una settimana dalla release.
Il cinema irlandese, davvero piccolo e spesso mal distribuito all'estero nonostante la ricerca, in alcune produzioni, di un respiro internazionale, vive molto spesso degli incassi domestici.
Calm with Horses, una co-produzione tra Irlanda e Inghilterra, era stato presentato al Toronto International Film Festival e nonostante qualche bella recensione non aveva attirato le attenzioni della critica, particolarmente concentrata su molte première internazionali di grande livello.
Capirete anche voi come l'incasso domestico sia molto importante per un film che fa leva sull'ambientazione e il retaggio culturale nel quale si ambienta - la storia è immersa nella criminalità irlandese - e sulla presenza di una star locale: Barry Keoghan, visto recentemente in Dunkirk e ne Il Sacrificio del Cervo Sacro.
[Barry Keoghan al Dublin International Film Festival]
Calm with Horses, vedendosi chiudere le porte della release a una settimana dalla sua uscita nelle sale, ha dovuto correre ai ripari come è avvenuto in USA con alcune produzioni Universal.
Il film, a partire dal 27 aprile, sarà distribuito tramite Volta, piattaforma on-demand irlandese, e arriverà anche su altri servizi quali iTunes, Amazon, Google Play, Sky Store, Virgin Media, Talk Talk, BT TV, Curzon Home Cinema, BFI Player e Rakuten TV.
Una situazione interessante, che ridisegna completamente anche le strategia di vendita e di promozione di tale prodotto e che fa sorgere molte domande riguardo quanto è stato il ricavo immediato in seguito a questa manovra e quanto sarà il ricavo dei noleggi o degli acquisti via VOD.
Come detto in apertura, l'industria è tutta uguale e tutta diversa e se Hollywood ha delle sue regole che limitano questa manovra e la penalizzano, sotto certi punti di vista anche per proteggere la distribuzione in sala, rimane da capire quali siano le manovre per altri mercati e quali siano le regole, piegabili o meno, che lo alimentano.
Cosa rappresenta Volta e come può essere sfruttato per aiutare una piccola produzione domestica in Irlanda?
E in Italia?
Cosa può rappresentare la cultura dell'on-demand domestico e come può aiutare la diffusione di produzioni a basso budget?
Come cambia la promozione e la diffusione di tali mezzi al fine di renderli appetibili e proficui per il grande pubblico?
Una cosa che tendiamo sempre a dimenticare è che le distribuzioni cinematografiche, come ogni altro meccanismo che ha bisogno di vendere per continuare a esistere, non è fatto per gli appassionati e solo con le finezze si distingue in alcune manovre per essi.
La distribuzione cinematografica in sala, e non, è fatta per il grande pubblico e non per le élite, i tecnici, i fedelissimi o gli esperti.
È fatta per tutti.