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La leggenda nera di Brandon Lee: ecco perché non dimenticheremo Il corvo

Il Cinema è pieno di storie oscure e misteriose, ma ce n'è una che a distanza di anni inquieta ancora: è quella di Brandon Lee, figlio del grande Bruce, ma anche alter ego di Eric Draven, detto Il corvo

Il corvo - The Crow: una leggenda impossibile da dimenticare. 

 

Questa, più che una storia di Cinema, è una storia di fantasmi.

Due fantasmi, per essere più precisi: uno, immaginario, è il protagonista di un fumetto e di un film e si chiama Eric Draven, detto Il corvo; l'altro invece è reale, si chiama Brandon Lee ed era un attore in carne d'ossa. 

 

I due in comune hanno una cosa veramente strana, molto particolare: anche se gli spari... non muoiono mai. 

Come ogni strana storia di fantasmi, urge una breve digressione. 

 

La nostra storia inizia nel 1981: c'è un marine nel corpo, un marine molto strano che si chiama James O'Barr.

Si è arruolato perché non riesce a dimenticare un brutto momento della sua vita: una persona a lui molto cara è stata uccisa durante un taccheggiamento, tutto per uno stupido anello da 30 dollari.

James O'Barr questa cosa non riesce proprio a capirla, non riesce a mettersela da nessuna parte. 

Cerca di dimenticarla, ma non ci riesce, così si mette a disegnare un fumetto dark, cupo come lui, per esorcizzare tutte quelle brutte sensazioni.

 

È strano O'Barr, molto sensibile, molto bravo a disegnare. 

I suoi tratti ricordano Will Eisner e Frank Miller, così dark, così oscuri.

 

Esce così Il corvo, la storia di un uomo che viene ucciso a colpi di pistola alla pancia e che torna dall'aldilà per vendicarsi dei suoi assassini. 

 

 

[Brandon Lee ne Il corvo]

 

 

Il primo numero O'Barr lo dedica a Ian Curtis, frontman dei Joy Division, morto suicida a soli 23 anni.

 

Il protagonista de Il corvo è Eric Draven, che qualcosa in comune con l'autore ce l'ha.

O meglio, è proprio come O'Barr sarebbe voluto essere se solo avesse potuto, dopo i traumi subiti: Draven ha la faccia truccata, pallida come quella di un clown, gli occhi e la bocca segnati da righe profonde e oscure, ricorda un po' il Joker anche se non potrebbe essere più diverso. 

Ma l'aspetto più importante di Draven è che in verità, lui, è un fantasma.

 

Torna dalla morte come un angelo nero, spietato e invincibile: è uno che anche se gli spari nella pancia, non muore.  

 

[Il trailer internazionale de Il corvo - The Crow]

 

 

Il culto de Il corvo: dal fumetto al Cinema

 

I fumetti di James O'Barr riscuotono un incredibile successo a cavallo tra gli anni '80 e i '90.

 

Diventano oggetto di culto per la cultura underground e a qualcuno viene in mente di farci un film. 

Quel qualcuno è Alex Proyas, che ha in mano una bella sceneggiatura ma non riesce a trovare un volto, quel volto, il volto giusto per impersonificare un eroe così particolare, così sui generis. 

Il volto, dopo un po', lo trova: è quello di Brandon Lee, 28 anni, esperto di arti marziali, con all'attivo una manciata di Kung Fu Movie come Legacy of Rage, La legge del Kung Fu, Laser Mission e Resa dei conti a Little Tokyo.

 

Da una carriera nei Kung Fu Movie potrebbe pure tirarci fuori qualcosa, ma non è quello il suo obiettivo: Brandon Lee sta cercando in tutti i modi di allontanarsi dall'ingombrante figura paterna. 

Brandon Lee non vuole essere un Bruce Lee 2.0: vuole un percorso tutto suo, ed è per questo che quando Proyas lo chiama il giovane attore accetta con entusiasmo, perché Il corvo è un film dai toni dark, cupi, dalle ambientazioni e dalle atmosfere così diverse da quelle che trattava suo padre.

 

Brandon Lee capisce subito che Il corvo può lanciarlo nella stratosfera degli attori di culto.

 

 

[Un poster de Il corvo - The Crow]

 

 

Montaggio, Colonna Sonora e ambientazioni da cineteca: ecco perché Il corvo e Brandon Lee non verranno mai dimenticati.

 

Disordine, caos, anarchia. 

Il corvo - The Crow nel 1994 fu un fulmine a ciel sereno per il mondo del Cinema. 

 

A mio avviso non si tratta di un film eccelso, ma è di sicuro un cult, qualcosa che rimarrà sempre nella testa e nel cuore degli appassionati. La forza della pellicola sta tutta in quell'aura di morte che si percepisce forte e si trasforma in pioggia. 

Brandon Lee risulta perfetto nell'interpretazione dell'antieroe oscuro ed è talmente somigliante all'Eric Draven di O'Barr da far spavento.  

Ogni scena con lui presente vale il prezzo del biglietto (o dell'home video) e nonostante gli altri personaggi siano dei comprimari e non raggiungano le vette emotive e impattanti di Brendon Lee, riescono a fare la loro figura.

 

Un esempio in questo senso è sicuramente da ritrovare in Michael Wincott (Top Dollar nel film), un villain pericoloso e credibile come pochi.

Il regista Alex Proyas è riuscito a rendere il film un tutt'uno con il fumetto, cosa che non avviene tanto spesso e che all'epoca non era praticamente mai ancora avvenuta. 

Per suggellare questo connubio con l'opera di O'Barr, Proyas si è servito di strumenti tecnici utilizzati in maniera così differente, così originale e così innovativa da fare Storia: uno di questi è senza dubbio la fotografia - affidata a Dariusz Wolski, DoP di Sweeney Todd, Pirati dei Caraibi, Prometheus, The Martian, tanto per citarne alcuni) - così tremendamente liquida, cupa e allo stesso tempo accesa dalle fiamme, da non poter non provocare una dipendenza visiva con la pellicola. 

 

Anche il montaggio è stupefacente, un montaggio che fa sembrare il film quasi un video musicale.  

Sembra di assistere al remake ancora più oscuro, frenetico e inarrestabile del videoclip Thriller di Michael Jackson.

 

La colonna sonora, naturalmente, è un altro dei grandi pregi de Il corvo: così in linea con il soggetto da farne un tutt'uno. 

 

Tra gli artisti presenti nella soundtrack de Il corvo troviamo i Nine Inch Nails, gli Stone Temple Pilots, Jane Siberry, i Pantera, i Rage Against the Machine e naturalmente i The Cure.

 

[Una scena da Il corvo - The Crow]

 

 

Brandon Lee come Bruce Lee?

 

Sono le 12:30 e tutto è pronto per girare.

La scena in questione è una delle prime del film e Alex Proyas ci tiene particolarmente: Eric Draven sta per essere ucciso da Fan Boy (Michael Massee) un criminale che lo aspetta insieme ad altri brutti ceffi nel suo appartamento e gli spara a bruciapelo un colpo di una calibro 44 dritto nella pancia.

Michael Massee è pronto, con il braccio già teso e la pistola puntata. 

 

Ciak, si gira.

Brandon Lee entra nell'appartamento. 

Massee spara.

Brandon si piega per terra, dopo che le piccole cariche che ha addosso esplodono e le sacche di sangue finto si rompono.

 

La scena è finita, per Proyas va bene così. Brandon Lee però non si alza e il sangue che scorre sul pavimento sembra davvero troppo. 

Il primo ad accorgersi che qualcosa non va è Jeff Himada, Maestro di Kung Fu e coreografo di arti marziali del film.

Brandon viene portato all'ospedale, dove resta sotto i ferri per 5 ore, finché i medici non si arrendono.

 

Causa della morte ufficiale: ferita d'arma da fuoco. 

Come?! Una pistola?

Ma non era un film?

 

Da lì partono le suggestioni, diaboliche come sempre: Brandon Lee è morto come il padre mentre stava lavorando a un film; Brandon è morto come il padre in circostanze misteriose; Brandon, come il padre, è stato ucciso dalla Yakuza, dalla Mafia Cinese, da qualcuno del set, dalla casa di produzione de Il corvo. 

 

Inutile arrovellarcisi, la verità è una sola: Brandon Lee voleva allontanarsi dalla strada del padre, ma il destino ce l'ha riportato. 

 

 

 

 

Le leggende (nere) non muoiono mai.

 

C'è un'altra suggestione che rimane da raccontare, più poetica, una suggestione che rende Draven e Brandon Lee una cosa sola.

 

Eric nel fumetto torna dalla morte per combattere i cattivi e diventa Il corvo, un fantasma immortale. 

La stessa cosa è successa a Brandon Lee. Quando muore al film mancano solo 6 giorni di riprese, su 52 totali.

 

A quel punto non si poteva buttare via tutto e quindi si giunse a una soluzione, avveniristica per l'epoca: a riportare in vita Brandon Lee ci pensa JB Jones, esperto in effetti cinematografici, che lo ricostruisce grazie alla tecnologia digitale e al programma Matador

Facendo così, Jones consegna al mondo un mito, anzi, una leggenda. 

Brandon può così correre, arrampicarsi e perfino truccarsi davanti allo specchio, anche se è già morto.

 

Cosa resterà di Brandon Lee?

 

Il mito sicuramente, qualche illazione sulla sua morte, la certezza sul fatto che Il corvo lo avrebbe lanciato e allontanato da suo padre - si dice che le sorelle Wachowski avrebbero voluto Brandon Lee come Neo in Matrix - ma soprattutto resterà la sua straordinaria interpretazione di Eric Draven: Il corvo.

 

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