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18 Regali non è il film che potreste aspettarvi di vedere leggendo la sinossi: la storia è tratta dalla vera vicenda che ha colpito Elisa Girotto, una madre che nel momento in cui ha saputo di essere malata e che non avrebbe avuto modo di vedere la figlia che stava per nascere scelse di lasciarle 18 regali, uno per ogni compleanno fino alla maggiore età.
La piccola Anna cresce sola con il padre e arrivata ai fatidici 18 anni fa esplodere la sua rabbia nei confronti del mondo covata fino a quel momento, rifiuta l'ultimo regalo di una madre che non c'è mai stata e che - a suo dire - ha avuto la presunzione di conoscerla senza averla mai vista, e scappa via dalla festa preparatale dalla famiglia... ma qualcosa interrompe tragicamente la sua fuga.
A prima vista 18 Regali potrebbe quindi sembrare uno di quei film costruiti apposta per commuovere, per causare facili lacrime nello spettatore invischiandolo in una storia tristissima.
Così non è: Francesco Amato dirige un film che non cade mai nel patetismo e anzi lascia spazio anche al sorriso e alla sorpresa.
Sorprende la scelta di non mostrare subito il dramma e la rappresentazione dei primi anni di vita della bimba, ma la sorpresa più grande è l'escamotage narrativo che permette a 18 Regali di far incontrare madre e figlia nonostante nella realtà la cosa non sia mai avvenuta: ho trovato davvero originale e interessante l'inciting incident che mette in moto il vero racconto del film.
Alla sceneggiatura di 18 Regali ha contribuito anche Alessio Vicenzotto, il marito di Elisa rimasto solo con la piccola Anna: Alessio nel film è interpretato da Edoardo Leo, un allenatore di calcio totalmente assorbito dal proprio lavoro che dovrà forzatamente rivedere le priorità una volta saputo dell'arrivo di un figlio e soprattutto della malattia della moglie.
La moglie è Vittoria Puccini, in un ruolo doloroso ma che non forza mai la mano sul dolore stesso.
Ma la vera protagonista di 18 Regali è Benedetta Porcaroli, l'Anna diciottenne costretta a convivere col fantasma di una madre mai conosciuta.
La Porcaroli interpreta bene un ruolo che le lascia la possibilità di mostrare molti lati di un carattere complicato: se la rabbia e l'anarchia sono immaginabili, meno lo sono la gioia e la curiosità che prendono il sopravvento nel secondo atto del film.
Il Cinema è magia, ed è solo con un atto magico che madre e figlia potranno incontrarsi, conoscersi, confrontarsi: all'inizio c'è diffidenza e sospetto ma il rapporto si consolida senza che Elisa conosca la vera identità di Anna.
Il tempo viene manipolato e l'impossibile diventa possibile: un'operazione quasi nolaniana rende reale ciò che non lo è stato e non potrebbe esserlo mai.
In questo modo la figlia conoscerà davvero chi era la madre, così diversa da lei e così innamorata della vita e degli altri, conoscerà il padre da giovane, disordinato e confuso ma deciso a fare qualunque cosa per il bene della propria famiglia.
18 Regali non è esente da difetti: oltre a un paio di concessioni ai cliché più abusati, ma che nell'economia generale del racconto sono più che perdonabili, sono presenti una metafora insistita sul concetto di acqua come luogo di rinascita e una colonna sonora fin troppo protagonista in momenti che avrebbero respirato meglio con i silenzi e le parole degli attori.
Ma il film ha il grandissimo pregio di non scadere mai nella retorica spicciola e visivamente presenta davvero molte idee visive originali lungo tutto il racconto: c'è soprattutto un breve pianosequenza che chiude il secondo atto e apre il terzo che per tecnica, messa in scena e significato è tra le cose più belle viste negli ultimi anni di Cinema italiano.
Era facilissimo confezionare un film "da piagne", così come era al contrario difficile trasportare sullo schermo una storia vera che si conclude dove inizia: l'idea dei 18 regali per una figlia che non si conoscerà mai è affascinante, ma come puoi ricavarne un lungometraggio di due ore?
18 Regali a mio avviso ci riesce, lasciando allo spettatore l'ennesima convinzione sul fatto che il nostro Cinema possa affrontare in modo originale e diverso anche il racconto più basico.
E conferma Benedetta Porcaroli come astro nascente della nostra cinematografia.
Qualcuno riempia di ruoli importanti questa ragazza, per favore: la sua Anna attraversa uno spettro di emozioni e sentimenti non facile da riprodurre, e lascia intravedere già adesso una carriera che potrebbe veramente diventare importante.