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The Irishman, l'attesissimo nuovo film di Martin Scorsese, dopo il giro nei festival negli Stati Uniti, in Francia, a Londra e Mumbai è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma.
La macchina da presa che attraversa i corridoi di una casa di cura ci conduce verso la sedia a rotelle su cui è seduto il sicario mafioso Frank Sheeran (Robert De Niro): vecchio e dimesso, la sua voce fuori campo ci introduce nella sua vita rivissuta in flashback.
Una vita che attraversa la Storia della malavita e della politica statunitense dal secondo dopoguerra al nuovo millennio.
The Irishman narra l'ascesa di un uomo di malavita, reduce di guerra, che è stato vicino al celebre sindacalista Jimmy Hoffa (Al Pacino).
Un gangster movie in cui Martin Scorsese mette in gioco tutto se stesso riproponendo e rielaborando le forme e i contenuti da lui stesso utilizzati nella stagione della New Hollywood, e il suo atto d'amore per quel tipo di Cinema appare evidente già dalla scelta degli attori.
Oltre ai già citati Robert De Niro e Al Pacino, troviamo anche Joe Pesci e Harvey Keitel, tutti ringiovaniti grazie alle nuove tecnologie digitali.
In The Irishman si respira grande Cinema: nel personaggio di Robert De Niro sembra esserci un po' del Noodles di C'era una volta in America e un po' del Travis Bickle di Taxi Driver, mentre Russell Bufalino, il personaggio di Joe Pesci, ricorda molto il suo Tommy DeVito di Quei bravi ragazzi: entrambi gli attori rispolverano qui la loro conoscenza della lingua italiana.
Nella sua interpretazione di Jimmy Hoffa Al Pacino sembra rievocare il personaggio di Michael Corleone della trilogia de Il Padrino.
L'espediente del flashback ha la peculiarità di costruire un racconto circolare in cui è impossibile immaginare uno sviluppo alternativo degli eventi, dal momento che il modo in cui finisce la narrazione è già svelato nella prima scena del film.
Ed è come se i personaggi siano predestinati ad arrivare a quell'epilogo.
Analogamente, sembra dunque inesorabile la sorte di un modo di fare Cinema che pare ormai essere quasi dimenticato: The Irishman è la nostalgica riesumazione del Cinema della New Hollywood da parte di uno dei suoi più grandi Maestri.
Scorsese rifiuta qualsiasi spettacolarizzazione della criminalità riprendendo con freddo distacco i delitti compiuti da Frank Sheeran.
A rafforzare il senso di distacco in The Irishman contribuisce uno degli elementi di cui Martin Scorsese è un maestro assoluto: il silenzio.
Al primo pestaggio a cui assiste, la piccola Peggy Sheeran (da adulta interpretata da Anna Paquin), figlia di Frank, reagisce con un silenzio che nasconde tutto il suo disagio di fronte alle azioni del padre: un silenzio che giudica severamente e che porterà alla progressiva rottura dei rapporti fra i due.
Allo stesso modo di Peggy, anche la musica tace dinanzi ai crimini di Frank.
Un silenzio che si fa particolarmente glaciale nella seconda metà del film, quando i crimini si moltiplicano.
In The Irishman l'audio ambiente è ridotto al minimo e lascia emergere solo i rumori diegetici delle azioni dei personaggi: dichiarandosi non partecipe, la macchina da presa rimane quindi a debita distanza, lasciando che gli omicidi avvengano in lontananza, quando non addirittura fuori campo.
The Irishman è un film sull'amicizia, sul tradimento e sul senso di colpa.
Sembra quasi la summa dell'arte di un cineasta che ama il Cinema di altri tempi.
Un regista che all'età di 76 anni non smette di fare Scuola e che ci regala l'ennesima, straordinaria lezione di Cinema.
3 commenti
Benito Sgarlato
5 anni fa
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Pasquale Ricucci
5 anni fa
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Nicola Terzaghi
5 anni fa
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