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La vittoria di Joker alla Mostra d'arte cinematografica di Venezia ha fatto gridare al miracolo i fan dei cinecomic, che hanno vissuto questo riconoscimento come l'inizio di una rivalutazione seria rispetto al genere supereroistico al cinema, issando il film di Todd Phillips su un piedistallo divenuto simbolo di autorevolezza del genere.
Ma parlando di cinecomic si può realmente parlare di genere? Joker può entrare nel novero dei cinecomic?
Più nello specifico: questa vittoria è davvero una rivoluzione, una novità, uno sconvolgimento?
La mia personale risposta a queste tre domande è la stessa: no.
Provo a spiegare il mio punto di vista.
Il termine cinecomic è stato inventato da noi italiani per definire quelli che negli Stati Uniti chiamano "comic book movie": generalmente ed etimologicamente, quindi, si tratta di film tratti da fumetti.
Il primo film tratto da un fumetto nella Storia del Cinema è argentino: risale al 1929 e si intitola Aventuras de Pancho Talero.
Il film fa parte di una trilogia prodotta tra il 1929 e il 1931 dedicata all'eroe delle strip argentine dell'epoca, il marinaio Don Pancho Talero creato da Arturo Lanteri che fu pubblicato sulle pagine di El Hogar tra il 1922 e il 1944.
I due film successivi si chiamano Pancho Talero en la Prehistoria e Pancho Talero en Hollywood: in rete si trova qualcosa relativa al secondo film, nonostante il titolo del video dica un'altra cosa, e se volete sorridere potete gustarvelo qui sotto.
Per trovare il 'cinecomic' successivo al 1931 bisogna fare un salto di 9 anni e arrivare al 1940, anno in cui al cinema uscì il francese Bécassine, tratto dall'omonimo fumetto pubblicato fin dal 1905 che vede quindi la protagonista come una delle prime donne del fumetto mondiale.
Bécassine è stata da poco riportata al cinema, con un film del 2018 oggetto di critiche e tentativi di boicottaggio a causa - secondo i manifestanti - di una spiccata vena razzista che delinea il personaggio.
Il 1941 è invece un anno particolare, perché escono il primo cinecomic americano e il primo cinecomic... italiano.
Il secondo si intitola Cenerentola e il Signor Bonaventura: uscì nelle nostre sale il 4 dicembre 1941 ed era diretto dallo stesso creatore delle strisce del Signor Bonaventura, pubblicate sul Corriere dei Piccoli.
Il film vanta la presenza nel cast del grande Paolo Stoppa nei panni del protagonista e c'è anche un cameo dello stesso Tofano nei panni del dottore.
Quello americano è invece un film seriale, quindi non proprio un lungometraggio come lo intendiamo oggi, dedicato a Captain Marvel.
Andrebbe fatta un'enorme parentesi su tutta la questione Captain Marvel ieri e Captain Marvel oggi, sul fatto che fosse un personaggio DC che oggi conosciamo come Shazam! e che il Captain Marvel andato al cinema e impersonato da Brie Larson sia un'altra cosa, ma non è questo il luogo né l'articolo adatto.
Mi limito a raccontarvi che il film Le Avventure di Capitan Marvel era diviso in 12 episodi che uscivano nelle sale statunitensi a distanza di una settimana l'uno dall'altro; esattamente come una serie televisiva, ma vista al cinema.
Quindi non lo si può davvero definire come il primo cinecomic americano, anche se è la prima volta che sul grande schermo si vedevano le gesta di un supereroe.
D'altronde Pancho Talero, Bécassine e il Signor Bonaventura non avevano nessun superpotere.
Il primo, vero, cinecomic a stelle e strisce è del 1951 ed è Superman and the Mole-Men (Superman e gli uomini talpa, in italiano non venne mai doppiato).
Prima di allora negli USA c'erano stati molti altri film seriali dedicati agli eroi dei fumetti: in ordine cronologico Spy Smasher, il Batman del 1943, Captain America, Hop Herrigan, The Vigilante, Congo Bill, lo stesso Superman, Batman e Robin, Atom Man vs Superman al ritmo di praticamente uno all'anno.
Ma nel resto del mondo erano già usciti altri cinecomic prima del 1951, e nei paesi che oggi ci appaiono più insoliti per film di questo genere: l'olandese Inbraak nel 1942, lo svedese Harald Handfaste nel 1946, il filippino Hagibis nel 1947 e gli argentini Fúlmine e Avivato nel 1949.
Ovviamente a nessuno veniva in mente di definirli cinecomic, anche perché come accennato all'inizio di questo articolo il termine è stato coniato da noi italiani e lo si trova in rete a partire dal 2001/2002.
CineComic è anche il nome di una casa di produzione francese, che però ha prodotto solo 3 film prima di chiudere: il film televisivo Panique au Plazza nel 1996, I Visitatori II - Ritorno al Passato nel 1998 e Qui perd Gagne! nel 2003.
Fatto buffo: nessuno dei 3 film è un cinecomic.
Tutta questa breve Storia degli esordi sul grande schermo dei film tratti dai fumetti è necessaria per comprendere cosa si intenda davvero con il termine 'cinecomic'.
Solitamente viene indicato in questo modo, appunto, un 'film tratto dai fumetti', ma tutti sappiamo che poi la declinazione viene piegata al volere di chi intavola una discussione in merito: non credo di aver mai sentito definire il 300 di Zack Snyder cinecomic, così come nessuno ha mai etichettato in tal modo Snowpiercer di Bong Joon-ho o il nostrano Paz! di Renato De Maria, A History of Violence di David Cronenberg o Ichi the Killer di Takashi Miike.
Eppure la differenza rispetto a un Iron Man dove sarebbe?
Anche Men in Black è fondamentalmente un cinecomic, ma lo avete mai sentito nominare in questo modo?
Sono tantissimi i cinecomic che non sappiamo essere tali, e già questo dovrebbe far capire che l'etichetta non ha poi così senso di esistere.
Perché di etichetta si parla, e non di genere cinematografico.
I 'cinecomic' più conosciuti oggi, mi riferisco soprattutto al filone del Marvel Cinematic Universe e ai film di DC/Warner, appartengono a generi diversi.
Si passa dall'azione di Captain America: The Winter Soldier alla commedia avventurosa di Guardiani della Galassia, dal drammatico Logan al fantasy di Aquaman, dal crime de Il cavaliere oscuro alla fantascienza degli X-Men.
Il genere cinecomic non esiste: il termine è semplicemente un'etichetta che viene affibbiata a un film per provare a incasellarlo e venderlo a un certo tipo di pubblico.
Solo quando fa comodo, però.
Come per il Joker di Todd Phillips, che tanto ha fatto parlare di sé pochi giorni fa dopo la vittoria del Leone d'oro alla Mostra d'arte cinematografica di Venezia.
In molti hanno sottolineato il fatto che un cinecomic abbia vinto un premio importante in un festival cinematografico dove di solito vincono i film d'autore, e non i blockbuster hollywoodiani tratti dalle storie a fumetti - come se le due cose fossero poi inconciliabili.
Fan dei fumetti in tutto il mondo hanno gioito perché finalmente grazie a Joker i cinecomic verranno considerati Cinema e non più meri prodotti di intrattenimento per le masse, scontri epocali a base di insulti variegati tra i fan DC che lo vivono come un riscatto nei confronti dei fan Marvel che tanto dicono che Avengers: Endgame ha incassato più di tutti.
Ma nel momento in cui, era il 2004, il coreano Old Boy di Park Chan-wook vinse il Gran Prix della Giuria al Festival del Cinema di Cannes nessuno festeggiò la vittoria di un cinecomic.
E quando nove anni dopo il franco-tunisino La Vita di Adele vinse a Cannes addirittura la Palma d'oro a nessuno venne in mente di salutare l'epocale vittoria a un festival così prestigioso.
Eppure Old Boy e La vita di Adele sono entrambi film tratti da fumetti, ergo, dei cinecomic.
Ma è evidente che per film del genere l'etichetta non funziona, quindi bisogna necessariamente restringere il campo: diciamo allora che con cinecomic non si indica semplicemente un film tratto dai fumetti, bensì un film tratto dai fumetti di supereroi, altrimenti non vale.
Una volta che la definizione è stata cesellata ulteriormente, in automatico cadono quasi tutti i titoli citati finora, personaggi Marvel e DC a parte.
Se il cinecomic è il film tratto dai fumetti di supereroi allora Oldboy non lo è: nonostante per sopportare quello che capita al protagonista del film sarebbero necessari, Dae-su non ha superpoteri.
La Vita di Adele non è quindi un cinecomic perché non ci sono supereroi con superpoteri, non lo è nemmeno 300 e non lo è Paz!
Ma Joker?
Il Joker di Todd Phillips, alla luce di questa nuova definizione, può considerarsi un cinecomic?
A sentire lo stesso regista e lo sceneggiatore del film parrebbe di no.
Le loro ispirazioni dichiarate sono i film di Martin Scorsese come Taxi Driver e Re per una Notte, Il Giustiziere della Notte e la graphic novel Batman: The Killing Joke di Alan Moore.
Quindi molto più Cinema che fumetto, dal quale non hanno a tutti gli effetti preso la storia ma solo il personaggio e un vago riferimento: il fatto che prima di essere Joker fosse un comico fallito.
Tutto qui.
Tutto il resto del film è qualcosa di diverso: il Joker di Todd Phillips racconta la storia di Arthur, non di Joker.
Il villain truccato da clown si vede nel film per pochissimo minutaggio, non è al centro del racconto e forse non lo rivedremo più.
Già, perché Todd Phillips ha dichiarato che non è sicuro che il film avrà un sequel e che in ogni caso, dovesse averlo, il suo Joker interpretato da Joaquin Phoenix non incontrerà mai il Batman di Robert Pattinson.
Il regista ha chiarito le cose fin da subito, dicendo che con questo film voleva fare qualcosa di diverso rispetto a ciò che fa la Marvel dato che
"Non puoi batterli, sono un colosso, facciamo allora qualcosa che loro non possono fare".
Da lì nacque l'idea di fare dei film più "piccoli", più dedicati ai singoli personaggi in mano alla DC, che non facciano per forza parte di un universo condiviso.
E magari senza supereroi e senza superpoteri, esattamente come in Joker.
Non è un segreto che Joaquin Phoenix abbia accettato di recitare nel film proprio perché completamente diverso dall'accezione che solitamente si dà ai cinecomic.
Quindi abbiamo un film che non è davvero tratto da un fumetto, non ha supereroi, non ci sono superpoteri.
Davvero vogliamo definirlo cinecomic?
Non sarebbe meglio smetterla di etichettare i film, parlare solamente di ciò che il film vuole raccontarci e di come lo fa?
Forse si eviterebbero tantissime discussioni fanboystiche sulla questione, verrebbe meno il tifo da stadio con le due curve DC e Marvel e i relativi cori della domenica, ci sarebbe meno confusione sul fatto che un film è un film, e non fa niente se è tratto da un fumetto, da un libro o dal manuale delle istruzioni per il montaggio della Fjällbo dell'Ikea e la sua aderenza o meno alla fonte originaria non dovrebbe costituire un difetto o un pregio ai fini della valutazione dell'opera.
Vi siete mai chiesti come mai esista solo il termine che definisce i film tratti dai fumetti?
Dato che esistono i cinecomic, come mai nel caso di film tratti dai libri non si parla di cinebook?
E quando un film è tratto da un videogioco perché non lo si etichetta come cinevideogame?
Esagerando, nel caso dei film biografici perché è sufficiente il genere a definirlo e non si usa invece l'etichetta cinelife?
Continuando ad etichettare i film continueremo a sbagliare e discutere.
Il Joker di Todd Phillips è stato osannato ovunque come ottimo film, e sarebbe un ottimo film in ogni caso con o senza etichetta da cinecomic che, come abbiamo visto, molto probabilmente gli sta strettissima e infastidisce sia gli autori che l'interprete.
Credo che, come succede nella vita di tutti i giorni dove tendiamo ad evitare di etichettare le persone cercando di conoscerle per quello che sono realmente, forse dovremmo iniziare a smettere di etichettare i film oltre al genere a cui appartengono.
Per rispetto nei confronti degli autori e dello stesso pubblico che va a vederli.
Perché è innegabile che l'etichetta da cinecomic definisca un Cinema considerato di Serie B, nonostante ci siano state più occasioni in cui la cosa è stata sconfessata, e la cosa va a definire lo stesso pubblico che ama i film etichettati in quel modo. Personalmente trovo la cosa denigratoria e poco gentile.
Il Joker di Todd Phillips, per questo suo essere qualcosa di poco definibile con le etichette esistenti, potrebbe seriamente aiutarci a smettere di utilizzarle.
E quello sì che sarebbe davvero rivoluzionario.
8 commenti
Giorgia Leonardi
5 anni fa
Non capisco assolutamente perché si debba criticare un regista per aver fatto film leggeri. Gli Una notte da leoni non sono un capolavoro, ma secondo me erano comunque divertenti e ben girati. Poi del resto, se dirigi una commedia allora automaticamente non sei in grado di dirigere altri generi? Come ben dici, le persone a volte si fermano a guardare solo un particolare su tutta una carriera o comunque si basa solo su esperienze pregresse.
In quanto a Pattinson, mi pare che molte persone ancora lo giudichino in base a quella trilogia. Devo ammettere che non troppo tempo fa ho rivisto Twilight ed era abbastanza agghiacciante, ma comunque è stato un fenomeno che ha dato parecchia notorietà ad entrambi gli attori. Secondo me anche quel tipo di film è un trampolino di lancio, essendo già famoso richiami più facilmente pubblico. Ovvio poi che devi lavorare bene per toglierti di dosso l'etichetta di vampiro scintillante sia rispetto agli spettatori sia nel tuo ambiente lavorativo.
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Marco Natale
5 anni fa
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Marco Natale
5 anni fa
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Teo Youssoufian
5 anni fa
Delle due, l'una.
Tutte e due non si può.
E fantasy e fantascienza sono due generi ben distinti: la fantascienza non è fantasy.
Altrimenti sarebbe fantasy.
😄
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Nuriell
5 anni fa
E sì, La Vita di Adele è un cinecomic, piaccia o meno, per definizione.
È un po' come fantasy e fantascienza, la fantascienza È fantasy quindi chiamarla tale non sarebbe scorretto ma la massa la indica come fantascienza per via dell'ambientazione quindi quello è corretto.
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Teo Youssoufian
5 anni fa
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Giorgia Leonardi
5 anni fa
Forse questo Joker può ricordare che la qualità può far anche incassare. Il fatto che sia erroneamente accomunato ad un fantomatico genere comune ai Marvel non ha importanza, ciò che realmente importa è che si rendano conto che la gente andrà al cinema a vederlo e che quindi forse è il caso di migliorare un po' il livello dei loro film. L'importante quindi, come spesso accade, è la percezione di qualcosa e non la sua reale natura.
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