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Succede a volte di imbattersi in situazioni che emozionano per un piccolo dettaglio: a me è successo qualche giorno fa quando, presente al Festival del Cinema di Cannes, ho incontrato Edoardo Strano.
Lui mi ha riconosciuto mentre durante una delle tante code per entrare in sala stavo registrando un piccolo video per Instagram, e si è presentato dicendo che segue CineFacts dal 2015,
"Da quando sognavo di fare l'attore!"
Al che gli ho chiesto se nel frattempo avesse smesso di sognare o se al contrario era riuscito a coronare il sogno: Edoardo mi ha risposto dicendomi che era nel cast de Il Traditore, film di Marco Bellocchio in concorso al Festival e unico film italiano in competizione con un cast che comprende Pierfrancesco Favino, Luigi Lo Cascio, Alessio Praticò, Fabrizio Ferracane, Gabriele Arena: la storia del pentito di mafia Tommaso Buscetta.
Mentre lo diceva i suoi occhi brillavano, il suo sorriso era infinito e la cosa mi ha scosso ed emozionato tantissimo; ho percepito immediatamente la gioia di questo giovane attore e il suo entusiasmo, consapevole di far parte di qualcosa di grande.
Ho scelto allora di chiedergli di rilasciarmi un'intervista, curioso di sapere come avesse vissuto l'esperienza e come fossero andate le cose sul set di un Maestro quale Bellocchio, che in carriera ha girato 27 film ed è la nona volta che porta una propria opera al Festival di Cannes: per un attore esordiente, un sogno che diventa realtà.
Teo Youssoufian:
Ciao Edoardo, raccontaci chi sei e com'è nata la tua passione per la recitazione
Edoardo Strano:
Mi viene difficile definirmi. Sono Edoardo Strano: sono un attore in fieri.
Mi vedo in un processo di evoluzione continua: trovo aderente alla definizione di me l'aforisma greco: Gènoio hòios éi, "Diventa ciò che sei!", ed è sotto questa luce che mi appare il mestiere dell'attore.
Ho iniziato a recitare da bambino, frequentando un laboratorio di recitazione, da quel momento ho scoperto quale fosse il mio angolo di felicità nel mondo.
Solo anni dopo ho capito che non mi bastava re-citare, ma sentivo il desiderio di apprendere, conoscere ed interpretare.
[Edoardo Strano in una foto di backstage sul set de Il Traditore]
TY:
C'è stato un film che più di altri ti ha fatto capire che il tuo futuro sarebbe stato il cinema?
ES:
Dead Poets Society [L'Attimo Fuggente, ndr] un film che ho visto da adolescente e che mi ha segnato, un tripudio di colori, di silenzi, di sospiri, di pathos che mi ha fatto comprendere quanto fosse reale ciò che gli attori mettevano in scena.
Mi son detto: "voglio ridere, gioire, piangere, danzare, tremare e urlare allo stesso modo: voglio vivere la profonda essenza della vita, e succhiarne il midollo, senza sconti" e credo che solo il cinema possa concedere ad un attore questa impareggiabile fortuna.
La scena del "barbaric yawp" è stata illuminante, il rapporto docente - poeta nell'atto creativo di quella scena è esattamente come io immagino sia il rapporto tra regista e attore: ecco, lì ho visto per la prima volta il Cinema, un'emozione pura, plasmata dalle mani del genio ed espressa dall'interpretazione dell'attore.
TY:
Ci siamo incontrati a Cannes e ammetto sinceramente che il tuo entusiasmo e la luce nei tuoi occhi mentre mi raccontavi di essere nel cast de Il Traditore mi hanno commosso: ci puoi raccontare come è stato il provino?
ES:
Un viaggio, pieno di speranze e di voglia di farcela.
La strada da Catania a Palermo è stata la prima parte del provino, in quelle due ore e mezza ho attraversato tutte le sfumature della mia ambizione: volevo assolutamente farcela.
Dopo un incontro conoscitivo a Catania con la casting director Francesca Borromeo a gennaio 2018, mesi dopo, a luglio, ho ricevuto una chiamata: da quel momento è iniziato il mio sogno ad occhi aperti.
Il provino vero e proprio era un'improvvisazione su parte: mi è stato chiesto di seguire con lo sguardo un uomo e, senza proferire parola, trasmettere con gli occhi intimidazione e disprezzo.
Avevo letto e studiato libri, interviste, inchieste sulla mafia e ciò che più di tutto mi aveva affascinato è il "codice simbolico mafioso", un linguaggio antico, direi ctonio e ferino, che procede per gesti, mezze smorfie e simboli.
Allora, in sede di provino, per dare verità al mio personaggio - nonostante l'imbarazzo - ho pensato di giocarmi tutte le carte: dopo uno sguardo minaccioso, ho sputato a terra, davanti al casting director Maurilio Mangano.
In quel momento lo "stop" del casting ha fatto precipitare la mia adrenalina.
Ho pensato: " ho perso l'occasione più importante della mia vita".
Qualche giorno dopo ricevo una telefonata in cui mi si dice che il Maestro Marco Bellocchio vuole incontrarmi: ho cominciato a singhiozzare commosso, mentre camminavo per strada.
[Edoardo in una scena del film, mentra guarda Tommaso Buscetta, interpretato da Pierfrancesco Favino]
TY:
Cosa hai pensato il primo giorno che sei arrivato sul set de Il Traditore?
ES:
"Sta accadendo davvero. Grazie."
Il senso di gratitudine verso il regista e verso la produzione intera, i casting directors, tutti i reparti (dal trucco al parrucco, dai costumi agli assistenti alla regia) per avermi coinvolto in un progetto così grande è ciò che mi accompagna ogni giorno.
Inseguo il sogno di diventare un attore da sempre, la sola idea che un Maestro di Cinema quale è il regista Marco Bellocchio abbia scelto me per un ruolo all'interno della sua "opera" mi ha riempito di gioia.
L'idea del set non mi ha spaventato, anzi mi ha dato una grande carica di energia pura. Mi sono sentito a casa, nonostante fosse un luogo per me inesplorato.
TY:
Come hai preparato il tuo personaggio?
ES:
Ho letto tantissimi libri sulla storia della mafia e visto altrettanti film.
Approcciarsi con la "letteratura" di una storia, di un personaggio o di una tematica in generale credo sia una fase preliminare necessaria per entrare in contatto con le coordinate generali di quella specifica storia.
Per il mio personaggio, in particolare, dopo aver ottenuto il ruolo, ho cominciato a "frequentare" le sue emozioni, mi interrogavo continuamente sui "perché" dei suoi pensieri, ho immaginato i suoi incubi e li ho resi miei.
La sua paura insieme alla sua viltà mi hanno cambiato, tremavo all'idea di dover morire e capivo cosa significasse per lui avere una taglia sulla testa per ogni istante della sua vita, per tutti gli anni della sua vita.
Cambia la percezione di tutto quando senti di essere un predestinato, si spegne la luce negli occhi, cambiano i colori, i sapori, cambia ogni sensazione.
Ho cercato di avvicinarmi intimamente a questi aspetti del mio personaggio.
Inoltre, nei mesi precedenti alle riprese ho cercato di perdere peso il più possibile, per avvicinarmi a quel periodo storico - il secondo dopo guerra - con il giusto aspetto fisico del mio personaggio: ed è stato bellissimo farlo.
TY:
Com'è stato lavorare con il Maestro Bellocchio e con Pierfrancesco Favino?
ES:
Un'emozione indescrivibile, difficile da definire a parole. Un sogno stupendo.
Il Maestro Marco Bellocchio è esattamente l'ideale di regista che ho sempre avuto in mente: un artista in pieno fermento creativo, un regista che crea sul set insieme agli attori.
Mi ha arricchito moltissimo vederlo lavorare sul set, cercavo di cogliere ogni sfumatura del suo lavoro per impreziosirmi: e mi sono impreziosito.
Pierfrancesco Favino? Che dire! Credo che basti il suo nome.
Uno straordinario interprete, un professionista che ha piena consapevolezza di ciò che fa, una gemma del cinema.
Nutro per lui una profonda ammirazione.
Sono stato onorato e sono ancora incredulo di aver condiviso il set con lui. Sono immensamente grato ad entrambi.
TY:
Qual è stata la cosa che più ti ha colpito del set di un film di queste dimensioni?
ES:
L'organizzazione. Un set dalle dimensioni sproporzionate in cui tutto fluiva come una danza.
La cura del dettaglio.
In una scena, esterno notte, indosso un orologio con le lancette che segnano un orario non verosimile.
Prima del ciak, una costumista si avvicina e sistema le lancette all'ora esatta di quella scena.
In quel preciso momento ho realizzato che mi trovavo immerso in un set grandioso, in cui ogni cosa è al posto giusto nel momento giusto.
TY:
Hai già visto Il Traditore? Cosa ne pensi del film?
ES:
No. E ardo dal desiderio di vederlo.
Ho visto alcune scene in anteprima e credo che Favino abbia superato se stesso: i mesi precedenti alle riprese avevo ascoltato senza sosta la voce di Don Masino - Tommaso Buscetta - quando ho visto il trailer, è stato uno shock: un brivido intenso.
Credo che il film sia un capolavoro, nel cast ci sono attori straordinari - Fabrizio Ferracane, Alessio Praticò, Luigi Lo Cascio solo per citarne alcuni - che seguo e ammiro sin da quando sono piccolo.
TY:
Hai visto delle scene girate?
Che effetto ti ha fatto rivederti e risentirti nel film?
ES:
Tra le immagini mostrate in anteprima c'è - con mio grande entusiasmo - una clip in esclusiva di una scena del mio personaggio.
Sono rimasto un po' scosso nel rivedermi e nel non riconoscermi e - superato il primo approccio - ne sono davvero molto felice.
La mia più grande aspirazione da attore è non esistere, annullarmi e dare vita al personaggio, ed è anche la ragione profonda per cui sono convinto di fare questo mestiere: mettermi al servizio esclusivo di una storia e del personaggio che ne è portavoce.
TY:
Quali sono i tuoi modelli e i tuoi punti di riferimento come attore?
ES:
Leonardo DiCaprio.
In lui trovo il paradigma dell'attore, l'ho amato in ogni sua permormance, lo trovo inarrivabile in Revenant - Redivivo.
DiCaprio incarna il senso del sacrificio di un attore, il puro desiderio di donarsi, senza alcun condizionamento.
Sullo stesso identico piano e con le medesime qualità, ho tra i miei modelli Christian Bale e Daniel Day-Lewis: insomma, tutti attori del metodo [ride, ndr]
TY:
Stai lavorando su qualche nuovo progetto?
ES:
Per il momento no.
Ho fatto dei provini per dei progetti importanti e sono molto fiducioso.
In questo periodo sto studiando.
Studiare mi affascina tanto, mi permette di essere "attore" nella vita e acquisire un bagaglio che, probabilmente, in futuro, io possa mettere al servizio di un mio personaggio.
TY:
Al tuo esordio in un lungometraggio importante ti ritrovi al Festival del Cinema di Cannes nell'unico film italiano candidato alla Palma d'oro 2019: cosa vuoi dire ai ragazzi che sognano una cosa simile e che magari sono convinti che sia impossibile?
ES:
Posso dire ciò che dico sempre a me stesso: ovvero di "vivere", di avere uno sguardo "calliope", di cercare di trovare la Bellezza in ogni cosa, nonostante tutto, mettere in gioco se stessi nella propria autenticità ed essere fiduciosi nel fatto di riuscirci: spero di riuscirci io e credo che chiunque, con studio, amore e totale dedizione possa riuscirci.
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Ringraziamo Edoardo Strano per la bellissima intervista che ci ha rilasciato, augurandogli in bocca al lupo per il futuro.
E ovviamente vi consigliamo di andare al cinema a vedere Il Traditore di Marco Bellocchio, e magari anche di fare un po' di italico tifo per la Palma d'oro!