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Fa sempre un certo effetto capire quando in un film un regista ci mette tanto del proprio vissuto, della propria esperienza, quando si percepisce che si sta mettendo a nudo e sceglie di raccontarci qualcosa che non aveva ancora dichiarato nelle interviste o nelle conferenze stampa.
Dolor y Gloria è un film profondamente personale di Pedro Almodóvar, portato in scena appoggiandosi a una strepitosa interpretazione di Antonio Banderas, coadiuvato dalle belle prove di Penelope Cruz e Asier Etxeandía.
La storia è quella del regista Salvador Mallo - se amate gli anagrammi troverete qualcosa di divertente - un uomo che attorno ai sessant'anni non ha più la forza mentale e fisica per continuare a creare del cinema, e che si lascia vivere in preda a dolori in ogni parte del corpo e al limite della depressione.
[Trailer originale di Dolor y Gloria]
Una coincidenza porterà a un incredibile intreccio, nello stile più squisitamente almodovariano, che lo farà riflettere sulla sua vita di quando era bambino e sulla sua esistenza attuale, mettendolo di fronte a scelte effettuate in passato e scelte da affrontare oggi.
Mallo incontrerà di nuovo l'attore con cui non parla da 32 anni, incontrerà un altro uomo che fu fondamentale per lui e scoprirà l'eroina, con quel drago da inalare dalla carta stagnola che è al contempo sollievo e schiavitù, liberazione e catena.
Almodóvar è Mallo e Mallo è Almodóvar, su questo ci sono pochi dubbi.
Il regista iberico sceglie in Dolor y Gloria di fare il contrario di ciò che ci si aspetta da un film con un protagonista simile all'interno di una storia simile.
Invece di spingere sul pedale della nostalgia e dei rimpianti, quella a cui partecipiamo è una storia fortemente rivoluzionaria pur rimanendo sottovoce, un racconto che si dipana alternando i piani temporali senza mai urlare al mondo la rabbia per la propria impotenza o il rancore per non avere ottenuto ciò che si pensa avremmo meritato.
Antonio Banderas recita per sottrazione, con uno sguardo malinconico e consapevole delle proprie debolezze, con lunghi e dolci sorrisi e spesso quasi sussurrando ciò che ha da dire.
[Trailer italiano di Dolor y Gloria]
Quando riallaccia il rapporto con Alberto Crespo, attore con il quale non aveva più contatti in seguito a delle incomprensioni su un set di oltre trent'anni prima, lo fa con naturalezza e con rassegnazione, accettando di aver sbagliato e pronto a ricominciare.
L'accettazione è uno dei temi importanti di Dolor y Gloria: l'accettazione di sé e della propria età, l'accettazione di cosa comporta non avere più vent'anni senza però voler tornare indietro ma, anzi, proseguire e scoprire di avere ancora tante cose da scoprire e riscoprire.
Un disegno creduto perduto nel tempo, una persona con la quale scambiare due chiacchiere e ritrovare una forte complicità nonostante i decenni passati, un incontro in occasione del restauro di un proprio film saltato per la propria negligenza: sono solo alcuni dei passaggi di Dolor y Gloria dove possiamo vedere Salvador Mallo che accetta quello che è diventato e non lo rinnega.
Un protagonista non giovane né vecchio, che sottovoce si mostra quasi anarchico, quasi punk nel suo trascorrere le giornate tra l'eroina e gli impegni mancati.
Pedro Almodóvar confeziona con Dolor y Gloria un'opera che ha dei momenti a volte surreali - la spiegazione in computer grafica dei malanni a inizio film sembra parte di una nuova serie di Quark - a volte irrimediabilmente comici - la telefonata in viva voce con il pubblico che aspetta Mallo a una proiezione - e altre volte di una dolcezza incredibile - il Mallo bambino che insegna a leggere e a scrivere al giovane carpentiere che in cambio aiuterà la madre con i lavori da fare nella nuova casa - ma sempre e in ogni caso lo fa in maniera delicata, soffice e gentile.
Arrivando a sorprenderci in un finale che dimostra che Salvador Mallo, in fondo, ha ancora tantissime cose da dire... come Pedro Almodóvar.
Più dolore che gloria in un film che commuove e affascina, con una messa in scena elegantissima e solida, interpreti in forma e una morbida sensazione che resta dentro a fine visione, di leggerezza e di riconciliazione con se stessi e con il Cinema.
1 commento
Manuel Perin
5 anni fa
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