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American History X: attuale dopo più di vent'anni

Una storia di follia e redenzione magistralmente interpretata da Edward Norton

Uscito negli Stati Uniti nel mese di novembre nel 1998 (in Italia uscì il 27 agosto dell'anno successivo), American History X, diretto da Tony Kaye, è un film - purtroppo - ancora attuale.      

 

Il razzismo nei confronti degli afroamericani negli USA è una piaga sociale esistente da secoli.

 

E a tutt’oggi sembra una ferita destinata a non volersi rimarginare, nonostante sia anche giunto il momento dell'elezione a presidente statunitense nel 2008 di Barack Obama, prima persona afroamericana a ricoprire tale carica istituzionale.

 

Molto forte spira infatti il vento dell'Alt-Right, la destra nazionalista e razzista vicina a Donald Trump, attuale presidente americano.

 

 

[La locandina di American History X]

 

 

Il cinema d’oltreoceano si è dunque occupato molte volte di questo tema, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica, producendo spesso capolavori di grande successo: si va da Indovina chi viene a cena? del 1967 a 12 anni schiavo del 2013 (vincitore di ben 3 Premi Oscar, tra i quali quello al Miglior Film).

 

Uno dei film più potenti e sorprendenti sulla questione è indubbiamente American History X, risalente appunto al 1998: firmato dall’allora esordiente Tony Kaye - fino a quel momento rinomato regista pubblicitario - la pellicola può contare su un’interpretazione monumentale di Edward Norton (che per tale ruolo rifiutò una una collaborazione con Steven Spielberg per Salvate il soldato Ryan); Norton si cala nei panni di Derek Vinyard, skinhead neo-nazista che viene condannato a tre anni di carcere per aver ucciso due ragazzi di colore.

 

L’esperienza in prigione lo cambierà a tal punto che, tornato in libertà, cercherà di impedire al fratello minore Danny (impersonato da Edward Furlong) di percorrere la stessa strada sbagliata da lui intrapresa in passato.

 

 

[I protagonisti di American History X]

 

 

Non è solo il contenuto a rendere rilevante il film di Kaye (il quale, per dissidi con la troupe, ha cercato nel tempo di dissociarsi dal progetto), ma anche la forma estetica.

 

Si veda la fotografia, che alterna il bianco e nero al colore.

 

La prima forma di rappresentazione viene utilizzata per i frequenti flashback riguardanti la vita sregolata di Derek: il B/N – secondo chi scrive – sembra sottolineare una concezione della vita stupida e limitata del protagonista, in cui non ci sono sfumature, ma solo il bene (gli skinhead bianchi) ed il male (le altre etnie).

 

Quando American History X è invece a colori si parla di Danny e del suo presente, in bilico tra una mentalità familiare incline alla tolleranza e i dogmi inculcatigli dai suoi amici neo-nazisti.      

 

Allargando gli orizzonti, il razzismo di cui si parla in questa storia è un problema presente non solo nella società americana, ma anche in altri stati del mondo, Italia compresa. 

 

 



Potremmo prendere come esempio un discorso che Derek, ai tempi della sua militanza tra gli skinhead, rivolge ai suoi compagni, discorso col quale l’uomo invita gli amici a compiere atti violenti nei confronti dei “nemici” stranieri; le parole sono intrise di una retorica, utilizzata anche dalla nostra attuale classe politica per conquistare consenso, basata su populismo e demagogia:      

 

"Ascoltatemi bene, dovete aprire bene gli occhi.

Ci sono più di due milioni di immigrati clandestini che dormono sulla nostra terra stanotte.

Questo stato ha speso tre miliardi di dollari l’anno scorso per l’assistenza a persone che non hanno il diritto di stare in America: tre miliardi di dollari! […]

 

Qui si tratta della vostra vita e della mia.

Di onesti lavoratori americani che oggi vengono ignorati e trattati di merda perché il loro governo si preoccupa più dei diritti costituzionali di un gruppo di persone che non hanno la cittadinanza. […] stiamo perdendo il diritto di costruirci un destino, stiamo perdendo la libertà per permettere a degli stranieri di venire qui e spellare il nostro paese. […]

 

Vedo questa merda andare avanti e non vedo nessuno fare qualcosa per fermarla, e questo mi fa incazzare di brutto! […]

Prendete una decisione: ce ne staremo da parte zitti zitti fermi a guardare la nostra patria che viene stuprata?"

 

 

 


In antitesi a tutto ciò, si pone il comportamento di Bob Sweeney, preside della scuola frequentata da Danny: afroamericano, sarà lui ad accompagnare Derek nel suo percorso di redenzione in carcere, ambiente in cui subirà le violenze di un gruppo di neonazisti.

 

Una tragica ironia della sorte, che farà capire al protagonista come la superiorità morale non deriva dalla'etnia di appartenenza, ma dalle proprie azioni.      

 

Si ricordino anche le parole pronunciate nel finale di American History X da Danny, cariche di speranza e tolleranza nei confronti di chi è diverso: la rabbia è soltanto una palla al piede; tutti gli uomini sono fratelli e in modo tale devono comportarsi, mettendo al bando ideologie pericolose che possono condurre il genere umano all’auto-distruzione.

 

Ottima spalla per Norton, Edward Furlong arrivò a qesto ruolo in American History X alcuni anni dopo quella che forse resta la sua performance più memorabile, quella di John Connor in Terminator 2 - Il giorno del giudizio di James Cameron

 

[Il trailer di American History X]

 

 

Risulta difficile trattare alcuni temi senza cadere nello scontato e nel banale: tuttavia American History X, pur offrendo per certi versi un impianto didascalico, riuscì e riesce tuttora a toccare le corde più profonde nell'animo degli spettatori, mostrando una storia cruda e cupa, fatta di follia e redenzione.

 

Solo l'Academy sembrò non accorgersi del potenziale di quest'opera, che ottenne una sola nomination, quella per Edward Norton come miglior attore protagonista; in quella categoria, vinse Roberto Benigni per La vita è bella: una scelta che sicuramente diede lustro al nostro paese, ma che ancor oggi apre grandi discussioni fra gli appassionati di cinema.      

 

American History X è disponibile su Netflix: una ghiotta occasione per vedere (o rivedere) questo film il cui messaggio probabilmente non si esaurirà mai. American History X

 

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