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The Alto Knights è diretto da Barry Levinson, scritto da Nicholas Pileggi e tratto da reali vicende e veri personaggi, con Robert De Niro che interpreta un doppio ruolo.
Thriller, drammatico, biografico: The Alto Knights è un classico gangster movie, che però non racconta un’ascesa, bensì una discesa.
Un film crepuscolare, proprio come i suoi protagonisti.
Il film infatti racconta la fine di un’epoca, che si sgretolò infrangendo le sue regole a partire dall’attentato verso Frank Costello fino ad arrivare ai numerosi (e rocamboleschi) arresti durante il raduno di mafiosi a Apalachin, da cui si comprese finalmente che la mafia era una vera e propria organizzazione.
[Il trailer ufficiale di The Alto Knights]
Barry Levinson è stato il regista di Rain Man e Good Morning, Vietnam e per il suo ritorno alla regia a dieci anni da Rock the Kasbah ha deciso di ripartire proprio da De Niro, con cui aveva già collaborato più volte in passato, e dal gangster movie Bugsy del 1991, che raccontava la vita di Benjamin Siegel, quando negli anni ’40 fu coinvolto nella creazione di Las Vegas come centro del gioco d'azzardo.
Lo sceneggiatore Nicholas Pileggi è noto per le sue collaborazioni con Martin Scorsese, in particolare per Quei bravi ragazzi e Casinò, tratti da due suoi celebri romanzi.
Pileggi è stato anche produttore esecutivo di The Irishman quindi The Alto Knights è realizzato, scritto e prodotto da gente che ha masticato gangster movie a colazione, pranzo e cena per decenni.
Qui però siamo al crepuscolo, sul viale del tramonto sia per l’età dei creatori del film, sia per quella dei protagonisti, ma soprattutto perché il film si incentra proprio sulla vicenda che in qualche modo portò ai titoli di coda della malavita mafiosa di quell’epoca e alla fine di un’era.
Non a caso ci sono più dialoghi che sparatorie (e quando si spara, si manca pure il bersaglio), meno sangue e più voice over.
[The Alto Knights: Robert De Niro è Vito Genovese]
Frank Costello e Vito Genovese sono diversi nella personalità, ma uguali nel percorso: entrambi italoamericani e provenienti dai quartieri poveri di New York, i due amici hanno scalato la strada del successo criminale, quando Vito è dovuto scappare in Italia per evitare la galera Frank è diventato il “boss dei boss”, scatenando un’involontaria ma inevitabile frattura che farà covare all’altro gelosie, malafede e voglia di rivalsa per anni.
Vito è governato da una sete di potere che non si placa mai, è avventato e poco riflessivo. Frank, invece – come racconta lui stesso nei lunghi voice over - è stato con la stessa donna per 38 anni, è calmo, freddo, fedele, dai modi rassicuranti e dai principi morali rigidi. Frank è diplomatico, Vito è impulsivo.
Il film prende il via con un attentato a Frank su ordine di Vito: una inaspettata pallottola che non lo uccide ma lo sfiora solamente, ferendolo.
Il resto di The Alto Knights riguarderà le conseguenze di questa azione mancata, ad opera del sicario Vincent Gigante (l’ottimo Cosmo Jarvis).
Ammetto che personalmente ho una pura e incontenibile adorazione per Robert De Niro (d’altronde, sarebbe possibile non averla?) ma il buon caro vecchio Bob qui è davvero grandioso, e lo è due volte.
La sua prova attoriale riesce a superare i rischi di un trucco molto accentuato (con tanto di protesi prostetiche) che poteva risultare posticcio.
La sua recitazione asciutta e precisa invece eleva i personaggi a due personalità approfondite dal punto di vista psicologico (anche grazie allo sceneggiatore, che chiaramente conosce molto bene il terreno su cui cammina), sottolineandone le conflittualità e i contrasti in ogni aspetto della vita, dal matrimonio alla vita criminale passando per la gestione delle amicizie.
In particolare è davvero notevole il ring De Niro VS De Niro nella scena in cui Frank si reca in tribunale di sua sponte per poi andarsene in grande stile, mentre Vito commenta ogni sua battuta guardando l’evento in televisione.
Ad alta tensione e a io avviso perfetta nel ritmo grazie al montaggio alternato anche la sequenza in cui Frank fa di tutto per ritardare il suo arrivo al raduno in cui egli stesso ha organizzato una retata: la macchinazione di Costello porterà a una fondamentale operazione di polizia che colpì i vertici della mafia e ne svelò l’entità negli Stati Uniti.
[The Alto Knights: Robert De Niro è Frank Costello]
Epico il momento in cui i boss - la crème de la crème della malavita organizzata - scappano dal raduno, fra macchine impantanate nel fango, imprecazioni e fughe a piedi nella campagna in una scena di panico isterico degno dei più inesperti principianti.
The Alto Knights è Cinema allo stato puro, perché oltre a vantare un reparto artistico e creativo di altissimo livello, mette in scena temi universali come l’amicizia, il tradimento, la vendetta e soprattutto il classico trope “friends to enemies”.
Tematiche che, da sempre, sono al centro del racconto letterario così come di quello cinematografico. Archetipi che non invecchiano mai.
Forse i continui voice over di Frank e alcune scene troppo verbose – in aggiunta a qualche salto avanti e indietro nel tempo piuttosto confuso – appesantiscono un po’ la narrazione, ma il ritorno di Barry Levinson alla regia e il primo doppio ruolo di De Niro come boss mafioso fanno di The Alto Knights un’opera più che godibile.
La ricostruzione storica, i costumi, le scenografie e le atmosfere contribuiscono alla riuscita tecnica, cast e sceneggiatura fanno tutto il resto: The Alto Kinghts è l’affresco di due menti criminali nel loro momento più basso, quello della ritirata, una storia che ancora non era mai stata raccontata e a cui De Niro dà un volto – anzi: due volti – come sempre e come nessun’altro avrebbe saputo fare.
Anche grazie alla sua lunga esperienza nel genere, De Niro con il suo talento e versatilità riesce a conferire profondità, vulnerabilità, potere e conflittualità a due personaggi che sono già due ennesime interpretazioni memorabili (soprattutto quello di Frank Costello) da aggiungere alla folgorante e poliedrica carriera di quello che considero il più grande attore di tutti tempi.
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