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Diamanti è il nuovo film di Ferzan Özpetek distribuito da Vision Distribution e che vanta un cast incredibile quasi interamente composto da attrici, tra cui Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Kasia Smutniak, Carla Signoris, Milena Vukotić, Anna Ferzetti, Mara Venier, Paola Minaccione, Nicole Grimaudo, Elena Sofia Ricci, Aurora Giovinazzo e gli uomini Stefano Accorsi, Vinicio Marchioni e Luca Barbarossa.
La trama di Diamanti è ambientata tra le mura di una sartoria storica negli anni '70, il cuore pulsante di un microcosmo femminile dove storie di vita, dolore, speranza e lotta si intrecciano.
Il film si apre con un'innovativa riflessione sulla produzione cinematografica, con il regista stesso che guida una lettura del copione insieme a una serie di attrici con cui ha collaborato nel corso degli anni, ma se all'inizio il film sembra voler esplorare le dinamiche di una produzione, in realtà si trasforma presto in una riflessione profonda sul valore delle donne, del lavoro collettivo e sulla dignità di una professione spesso silenziosa e invisibile, ma sempre essenziale.
"Siamo come le formiche", dicono le sarte di loro stesse.
Al centro della narrazione di Diamanti ci sono le sorelle Alberta (Luisa Ranieri) e Gabriella (Jasmine Trinca), che dirigono la sartoria specializzata nella creazione di costumi per il Cinema e il teatro.
La tensione e l'energia che caratterizzano la loro attività quotidiana - dove ogni filo e ogni cucitura raccontano un pezzo di vita - si mescolano a drammi familiari, traumi passati e, soprattutto, alla continua ricerca di una libertà che sembra sempre sfuggire.
La vita della sartoria è un equilibrio precario di ruoli, emozioni e sogni infranti: se Alberta è la figura forte, pragmatica e di controllo, Gabriella si presenta come una donna più vulnerabile, schiacciata dal dolore per la perdita di una figlia e da una vita che le è scivolata tra le dita.
Diamanti trova il proprio cuore emotivo nell'intreccio tra il privato e il professionale, in una storia di donne che, attraverso il lavoro, cercano riscatto e una possibilità di redenzione.
La scelta del regista di concentrare l'azione su un cast quasi esclusivamente femminile è tanto audace quanto significativa: il mondo del Cinema, come quello della moda, è da sempre dominato da una forte presenza maschile, ma Özpetek ribalta questa logica facendo delle donne non solo le protagoniste indiscusse, ma anche le artefici del proprio destino.
Un'opera di donne e di Cinema con un ensemble di attrici che brilla di luce propria: la forza di Diamanti risiede indubbiamente nella coralità del suo cast.
Luisa Ranieri e Jasmine Trinca sono la colonna portante di questa storia e portano sullo schermo due personaggi complessi e sfaccettati, che navigano tra amore, dolore, sacrificio e rinascita.
Ranieri offre una performance straordinaria, fatta di sottili sfumature emotive che emergono anche nei momenti di silenzio: è una figura di potere e vulnerabilità allo stesso tempo, una donna che si è fatta strada in un mondo maschile ma che non ha mai smesso di cercare, anche sotto strati di polvere, la sua umanità.
Trinca, invece, regala a Gabriella una sensibilità palpabile, che rende il suo personaggio tanto doloroso quanto affascinante, un’anima smarrita che cerca disperatamente di trovare un equilibrio tra il suo passato e il presente.
[Uno dei tanti confronti di Diamanti tra Alberta (Luisa Ranieri, a sinistra) e Gabriella (Jasmine Trinca, a destra)]
Il cast femminile di Diamanti è un inno alla varietà e alla bellezza della recitazione al femminile: da Anna Ferzetti a Elena Sofia Ricci, da Nicole Grimaudo a Loredana Cannata, tutte le interpreti sono perfettamente integrate in un gioco di sguardi, dialoghi e gesti che costruiscono una vera e propria comunità di donne.
Sebbene i ruoli maschili - interpretati da attori del calibro di Stefano Accorsi e Vinicio Marchioni - siano certamente importanti, la scelta di dare loro una recitazione volutamente meno incisiva o più caricaturale appare quasi come un espediente per spostare l’attenzione dalle loro figure alla centralità del mondo femminile.
Il confronto tra la potenza delle donne e la debolezza dei loro partner maschili è uno degli elementi più affascinanti del film.
Diamanti è anche un omaggio al Cinema stesso, un metacinema che si fa gioco della macchina da presa e che, attraverso il continuo ritorno alla realtà della sartoria, parla della costruzione dei sogni.
Il film gioca con il rapporto tra ciò che è visibile e ciò che rimane nascosto, tra ciò che è perfetto e ciò che è imperfetto, come un abito cucito a mano.
La fotografia di Gian Filippo Corticelli e la scenografia di Deniz Göktürk Kobanbay esaltano la bellezza dei luoghi, dalla sartoria ai set cinematografici, con una cura dei dettagli che rende ogni scena di Diamanti un piccolo quadro da ammirare.
Particolarmente significativi sono i costumi di Stefano Ciammitti, che vanno ben oltre la funzione estetica e diventano simbolo di identità e trasformazione; l’abito rosso realizzato con oltre 160 metri di tessuto è uno dei pezzi più imponenti e poetici di Diamanti, così come la crinolina di otto metri che appare come un omaggio alla teatralità e alla grandiosità del mondo che Özpetek vuole rappresentare.
A mio avviso Diamanti è dunque un film da consigliare soprattutto a chi - come la sottoscritta - guarda poco e crede poco nel Cinema italiano, per lasciarsi sorprendere da una recitazione Made in Italy che in Diamanti emoziona e non stona mai.
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