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Nell'era dei remake e dei reboot su Prime Video arriva Road House, firmato dal regista Doug Liman.
Il film riprende la storia del buttafuori delle Florida Keys portata sullo schermo da Rowdy Herrington nel 1989, all'epoca con un cast decisamente più carismatico e convincente di quello odierno.
Per quanto il Road House di Liman possa essere un film che a tratti strappa un sorriso, a mio avviso l'opera non funziona.
Non solo, perché non riesce a reggersi neanche grazie a Jake Gyllenhaal, che nelle vesti di macho tenebroso e problematico offre una performance per nulla all'altezza di altri ruoli della sua carriera; duro e con gli attributi in bella vista - anche se non letteralmente come Conor McGregor - lo avevamo già visto, a partire da Jarhead.
Come il Road House di Frankie (Jessica Williams), così anche lo stesso film è autoreferianzale e monocorde: Road House e basta?
Esattamente: Road House e niente di più.
Se l'intenzione di Liman era quella di entusiasmarci con scene di stuntmen, computer grafica e scazzottamenti vari credo non si sia impegnato abbastanza.
[Billy Magnussen e Jake Gyllenhaal in Road House]
La sinossi di Road House - Per chi non conoscesse l'originale
L'ex lottatore della UFC Elwood Dalton (Jake Gyllenhaal) accetta un lavoro come buttafuori presso una Road House che si affaccia su una spiaggia mozzafiato delle "pacifiche" Florida Keys.
Il lavoro, però, non è stato richiesto casualmente: più che un paradiso, quella località è un Far West e Dalton dovrà avere a che fare con diverse "brutte facce" tenendosi pronto a usurarsi le nocche più del previsto a suon di risse e cazzotti.
[Conor McGregor in Road House]
Road House ci mette al tappeto... ma non come avremmo voluto! Cosa secondo me non funziona nel film di Doug Liman
Il genere action non è nuovo a cadute di stile, ma Doug Liman con Road House ha calcato troppo la mano, andando a mio avviso decisamente oltre le aspettative - al ribasso.
Liman ha realizzato il reboot di una storia che promette scontri, combattimenti e situazioni al limite in un'atmosfera da odierno Far West, ma che si rivela un'opera prevedibile e ricca di incongruenze.
Uno dei punti deboli del film è il protagonista Jake Gyllenhaal, che sembra fuori parte nei panni del buttafuori Dalton: il suo personaggio non risulta credibile nemmeno per un istante e la sua interpretazione è di certo una delle più sottotono della sua carriera.
Con un Gyllenhaal che resta fuori dal suo elemento, al suo personaggio manca un'aura forte da antieroe - proprio quella che ci si aspettava da Dalton - e la sua interpretazione risulta impacciata e grinzosa.
Anche la trama di Road House scorre slegata, con colpi di scena forzati ed eccessivi, nonostante non manchino le scene spettacolari e alcuni momenti di azione che riescono a intrattenere, ma non bastano a far decollare un film che rimane ancorato a stereotipi del genere ormai visti e rivisti.
L'action movie di Liman ha infatti coreografie che, spesso, risultano confusionarie e poco coinvolgenti, nel guazzabuglio della CGI iper abusata dal regista, rendendo le scene di combattimento meno entusiasmanti di quanto ci si potesse aspettare.
Non va altrettanto bene per il ventaglio di personaggi di contorno a Dalton, anch'essi poco caratterizzati e incapaci di apportare un contributo significativo alla trama, così come di sostenere il protagonista come autentiche spalle.
L'antagonista interpretato da Conor McGregor, purtroppo, cade nel trappolone dell'eccesso caricaturale, sfiorando il ridicolo.
Scegliendo di andare a nozze con i cliché del genere, fagocitando CGI e lasciando da solo sotto i riflettori un Dalton che non ha nemmeno un briciolo del carisma e della presenza di quello del 1989, Road House si rivela un film che non riesce a sfruttare appieno le sue potenzialità.
Un'opera che fa a pugni con il passato, senza raccoglierne l'eredità con la giusta leggerezza né con la prestanza necessaria.
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1 commento
Pierpaolo Fantini
8 mesi fa
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