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Kung Fu Panda 4 è il nuovo capitolo dell’amato omonimo franchise prodotto da DreamWorks Animation, diretto da Mike Mitchell e Stephanie Ma Stine.
Il Guerriero Dragone Po (Jack Black) è impegnato come sempre nella gestione del ristorante assieme ai suoi padri, Mr. Ping e Li Shan (rispettivamente James Hong e Bryan Cranston); contemporaneamente si occupa di quello che sa fare meglio: difendere la Valle a colpi di Kung Fu.
Quando Shifu (Dustin Hoffman) gli dice che deve abbandonare il suo ruolo di Guerriero per diventare guida spirituale della Valle della Pace, Po si convince di non potercela fare.
C’è poco spazio, però, per riflettere: un nuovo nemico, La camaleonte (Viola Davis), si avvicina.
Senza i Cinque Cicloni a poterlo supportare, ancora una volta toccherà a Po difendere la Valle della Pace e la città di Juniper, accompagnato dalla volpe Zhen (Awkwafina), una pregiudicata che sembra conoscere i segreti dell’antagonista strega mutaforma.
[Il trailer di Kung Fu Panda 4]
Kung Fu Panda 4 riprende da dov’era terminato il capitolo precedente, creando una nuova occasione per parlare di Po e fargli fare passi in avanti sul proprio cammino, accettando l’eredità lasciata dal maestro Oogway e divenire la guida spirituale di cui tutti hanno bisogno.
I Cinque Cicloni in Kung Fu Panda 4 restano fuori dalla scena e anche il maestro Shifu ha poche e brevi battute, forse una scelta dettata dal non volersi ripetere con quanto già visto e dare spazio a Zhen, che in poco tempo conquista la scena.
Zhen, scaltra e misteriosa, si fa spazio tra ironia e colpi ben assestati bilanciandosi con l’amato panda protagonista, crenando un duo decisamente dinamico e piacevole da seguire nelle piccole imprese del viaggio.
Anche in questo quarto capitolo il design si distingue e rende il film una gioia per gli occhi, funzionale alle scelte di ambientazione in quest’antica e affascinante Cina fantasy.
Ciò si unisce all’aspetto di tridimensionalità che DreamWorks Animation riesce a dare attraverso l’uso di tecniche animate differenti in momenti specifici e significativi di Kung Fu Panda 4, portando così un po’ di freschezza, la stessa presente già in opere recenti dello studio (ne è un esempio Il gatto con gli stivali 2 - L’ultimo desiderio).
Le scene d’azione, fondamentali per un film wuxia, sono molto dettagliate: combattimenti memorabili accompagnati da armi e stili di combattimento singolari potrebbero occupare senza annoiare minuti di pellicola in modo consistente.
[Zhen di Kung Fu Panda 4 in tutta la sua volpezza!]
Di Kung Fu Panda 4, però, bisogna parlare anche delle note dolenti, che a mio avviso non sono poche.
Innanzitutto la pellicola ha alle spalle un franchise sostanzioso - tre film, tre serie TV e alcuni cortometraggi - che deve necessariamente essere preso in considerazione, portando a chiedersi perché basarsi ancora sull’ennesimo viaggio di Po contro l’ennesimo cattivo (seppur cambino i motivi e i personaggi con cui lo affronta) invece di concentrarsi di più sul lato spirituale, che dalle premesse sembrava essere un cardine della narrazione.
La routine con cui si evolve il film non è positiva: sembra si voglia osare sui dettagli ma senza spingersi più in là, soprattutto tenendo in considerazione che si parla di una storia ormai affermata e sulla quale ci sarebbe la possibilità di osare di più.
Nello specifico è interessante come abbiano voluto inserire in parallelo al viaggio di Po e Zhen quello dei due padri di Po, che fanno di tutto per ricongiungersi al figlio e “proteggerlo”, salvo poi rendere tutto estremamente vano risolvendo la questione con un rapidissimo nulla di fatto, che non impatta in alcun modo sulla vicenda.
La nota più stonata di Kung Fu Panda 4, purtroppo, è l’ironia che ha sempre distinto DreamWorks Animation e che è stata fondamentale nei vari capitoli: sebbene qualche battuta riesca, la maggior parte di esse sembrano essere riciclate non solo dai precedenti ma in generale da tutti i film della casa di produzione - evitando spoiler, in alcuni momenti ho avuto la sensazione di guardare la saga di Shrek.
È chiaro che non basta riprendere i lati migliori di quanto già fatto e migliorarli di poco o niente, serve anche uno studio più strutturato di una possibile novità da portare sul grande schermo.
Non basta, dunque, godere di momenti animati egregiamente: serve sostanza su più livelli.
Kung Fu Panda 4 è tutto sommato un film per cui sono uscita dalla sala indifferente, né troppo soddisfatta né troppo critica, ma piuttosto speranzosa che questa sia la chiusura del cerchio che finalmente darà a DreamWorks Animation la possibilità di dedicarsi a progetti creativi e interessanti com’è stato con Orion e il buio o Il gatto con gli stivali 2 - L’ultimo desiderio.
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