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Thanksgiving, il giorno del Ringraziamento, una delle feste più importanti del calendario statunitense in cui è tradizione dire per cosa si è grati.
Per gli appassionati dell'horror il ringraziamento andrà facilmente al ritorno di Eli Roth, il regista di Hostel e Cabin Fever, che torna al genere a dieci anni dal discusso The Green Inferno e una serie di film che spaziano dal thriller (Knock Knock e Il giustiziere della notte, entrambi remake) al film per ragazzi (Il mistero della casa del tempo) e al documentario (Fin).
L'occasione viene dal film del 2007 Grindhouse, in cui i due episodi principali firmati da Robert Rodriguez (Planet Terror) e Quentin Tarantino (A prova di morte), erano intervallati da una serie di finti trailer realizzati in puro stile exploitation da registi come Edgar Wright, Rob Zombie e, appunto, Eli Roth.
Proprio come nel finto trailer a cui è ispirato, Thanksgiving è uno slasher ambientato durante la festività omonima di Plymouth, cittadina del Massachussettes teatro di una tragedia che ha colpito alcuni dei suoi abitanti durante l'apertura del supermercato locale per il Black Friday.
La figlia del proprietario e i suoi amici sono stati gli indiretti responsabili del massacro e, a un anno di distanza, un misterioso killer mascherato come l'eroe cittadino locale John Carver sembra avere tutta l'intenzione di fargliela pagare in maniera brutale.
Eli Roth è sempre stato un autore divisivo a causa del contenuto particolarmente violento dei suoi film, in particolare Hostel, opera che diede il via insieme a Saw al filone torture porn, e The Green Inferno, rivisitazione contemporanea dei cannibal movie italiani.
Non particolarmente amato dalla critica, Roth si è comunque guadagnato una buona fetta di ammiratori nella nicchia dell'horror, anche grazie al macabro e spesso incompreso umorismo del quale i suoi film sono permeati.
Tale umorismo, talvolta peculiarmente greve e scorretto, coincide con delle osservazioni ciniche e acute sul contemporaneo: qui l'obiettivo dichiarato è la follia di fenomeni consumisti come quello del Black Friday che, proprio come viene messo in scena in maniera ovviamente esagerata nel film, causa ogni anno negli Stati Uniti centinaia di feriti e persino vittime.
[A Plymouth tutto è pronto per i festeggiamenti del Thanksgiving, ma il male è in agguato]
A partire dal film d'esordio Cabin Fever, Roth ha spesso affrontato le paure del contemporaneo, indirizzando spesso la propria macabra inventiva verso protagonisti che sono o incredibilmente ingenui o convinti di compiere buone azioni, ma sempre mossi da motivi narcisisti e con un'ipocrisia strafottente tipicamente a stelle e strisce.
Parlare di critica sociale sarebbe però esagerato nel caso di Roth, che ha come obiettivo quello del puro intrattenimento, nello stile dei film cult ed exploitation da lui tanto amati, che lo hanno fatto avvicinare a Quentin Tarantino, che fu prima produttore di Hostel e poi regista di Bastardi senza gloria, film in cui Roth non solo interpretò la parte dell'Orso Ebreo, l'incubo dei nazisti, ma ottenne anche da Tarantino il compito di dirigere il finto cortometraggio di propaganda all'interno del film chiamato Orgoglio della Nazione, dedicato all'eroe di guerra tedesco interpretato da Daniel Brühl.
Thanksgiving è uno dei film più riusciti dell'autore statunitense proprio perché, come già in Knock Knock, la struttura narrativa è tale da lasciare più spazio alla commedia, espressa in gag visive che richiamano lo slapstick.
Lo slasher è un sottogenere dell'horror più ironico e "spensierato", in cui Roth per una volta non deve preoccuparsi di conciliare il proprio senso dell'umorismo con un tono tragico o particolarmente serio.
[I giovani protagonisti di Thanksgiving vengono presi di mira da uno spietato killer mascherato]
Come in ogni slasher che si rispetti, infatti, i ragazzi sono insopportabili quel tanto che basta per non farci soffrire troppo per la loro dipartita e, anzi, portarci a ridere di omicidi esageratamente brutali.
Proprio gli omicidi sono l'attrazione principale del film: creativi, cruenti, ma sempre talmente esagerati da "fare il giro" e spinti il giusto dal mantenere il Vietato ai minori di 14 anni (Rated R per il mercato statunitense).
Thanksgiving è uno slasher tipico in tutto e per tutto, a partire dalle influenze: il richiamo alle festività tipico di film come Black Christmas e San Valentino di sangue, la creatività omicida di Rosemary's Killer e Terrore senza volto, le motivazioni di un killer vendicativo direttamente da So cosa hai fatto e Venerdì 13, quest'ultimo citato esplicitamente.
Roth si dimostra autore appassionato del genere, nonché cinefilo attentissimo e consapevole: gli appassionati avranno un motivo in più per divertirsi, cercando nel film citazioni, rimandi e easter egg.
Ma Thanksgiving ha anche l'opportunità di ritagliarsi il suo personale spazio di culto in futuro, a partire dall'azzeccatissimo (quanto semplice) look del killer John Carver: maschera e cappello da colono britannico, guanti neri e un gusto particolare per l'utilizzo di strumenti legati al Giorno del Ringraziamento.
A mio avviso il mistero del film, ahimé, non è così irrisolvibile, ma in fondo poco importa: il focus del film è la continua invenzione, la ricerca del jump scare e dell'effetto speciale, culminante in una scena madre particolarmente disgustosa.
[Gina Gershon e Patrick Dempsey in una scena di Thanksgiving]
Il cast del film è composto da un curioso amalgama di attori cult (Gina Gershon, interprete di film come Showgirls e Killer Joe), attori televisivi (il Patrick Dempsey rubacuori di Grey's Anatomy), affezionati di Eli Roth (Rick Hoffman, nei panni dell'ingordo proprietario del supermarket disposto a tutto per tenere aperto il negozio durante le feste nonostante gli incidenti passati) e anche influencer come Addison Rae.
Thanksgiving è dunque secondo me un perfetto horror per le festività: abbastanza brutale, ma senza prendersi sul serio, con una serie di omicidi particolarmente splatter e originali e un killer memorabile.
Un film che riporta Roth al suo habitat naturale, donando al suo autore nuova energia e agli appassionati quello che potrebbe essere tranquillamente il primo capitolo di una nuova, sanguinolenta, saga.
[articolo a cura di Marco Lovisato]
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