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Come nasce una “commedia documentaria” - Conversazione con Alessandro Comodin

Il regista di Gigi la legge, che lavora lungo il confine tra documentario e Cinema di finzione, racconta com'è nato e come ha diretto il suo ultimo, originalissimo lungometraggio

Quando è uscito Gigi la legge, presentato al 75° Locarno Film Festival 2022 dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria, una domanda che in molti fin da subito hanno rivolto al regista Alessandro Comodin riguardava la natura stessa della sua opera: si tratta di documentario o di finzione? 

 

Benché sulla rilevanza del quesito esistano opinioni contrastanti, la domanda è quantomeno legittima.

Gigi la legge ha infatti come protagonista un agente di polizia locale che pattuglia il paese di San Michele al Tagliamento e le campagne circostanti, al confine tra Veneto e Friuli.

L'attore che interpreta Gigi, in realtà, non è un vero attore e non aveva mai recitato prima: si chiama Pierluigi Mecchia, è lo zio materno del regista e di lavoro ha fatto, per molti anni, proprio l'agente di polizia locale a San Michele al Tagliamento.

 

Come Gigi, tutti (o quasi) gli altri personaggi della pellicola sono interpretati da abitanti del luogo che fondamentalmente recitano nella parte di loro stessi; la stessa trama, che sembra ruotare intorno a un'indagine per un suicidio sospetto, si rivela via via qualcosa di diverso: un viaggio nella personalità e nell'universo di Gigi o, meglio ancora, di Pierluigi, dal momento che non esiste alcuna distinzione tra protagonista e attore.

 

[Il trailer di Gigi la legge, di Alessandro Comodin]

 

 

Tutto si svolge in gran parte all'interno dell'abitacolo dell'auto di pattuglia dell'agente, da dove lo spettatore ha modo di conoscere non solo il protagonista e i suoi colleghi, ma anche il piccolo mondo di campagna in cui vivono, l'assolata e sonnolenta provincia sulle rive del Tagliamento.

 

Un posto dove non succede mai niente, a parte appunto i periodici casi di suicidio a opera di persone che si buttano sotto il treno, lungo i binari che attraversano il paese.

Ai David di Donatello 2023 il film di Alessandro Comodin è stato inserito nella lista dei dieci film candidati al Premio 'Cecilia Mangini per il miglior documentario', poi vinto da Il cerchio, di Sophie Chiarello.

La stessa Okta Film, casa di distribuzione del film, ha definito Gigi la legge come una “commedia documentaria”, coniando così un accattivante neologismo cinematografico che sottolinea la natura ibrida dell'opera. 

 

Il regista Alessandro Comodin ha sempre raccontato che il film contiene sia elementi di finzione sia elementi tipici del documentario e la controversia, va sottolineato, è sempre stata affrontata da tutti senza pedanteria e, anzi, con divertita curiosità.

Intestardirsi troppo sulla necessità di incasellare un'opera in un genere definito rischia in effetti di essere, alla lunga, un esercizio sterile.

 

Scoprire tuttavia come nasce e come viene diretto un film così - a modo suo - unico nel suo genere, racconta moltissimo sulle infinite combinazioni che si possono creare nell'equilibrio tra realtà e finzione, non solo in Gigi la legge, ma in qualsiasi opera cinematografica. 

 

 

[Pierluigi Mecchia, protagonista e interprete di Gigi la legge]

 

Giovanni Zaninotto

Alessandro, qual era l'obiettivo che ti sei posto quando hai iniziato a lavorare al film? 

 

Alessandro Comodin

Io volevo riuscire a mostrare chi è Pierluigi, volevo restituire un'immagine di com'è mio zio nella realtà, ma il problema è che Pierluigi è un personaggio sfuggente, impossibile da controllare.

È uno che arriva, fa la battuta e se ne va. Farne un ritratto fedele era una sfida davvero difficile.

 

GZ

Non bastava dirgli “sii te stesso”.

 

Alessandro Comodin

No, al contrario. Per riuscire a renderlo per quello che è ho dovuto dirigerlo, ma per aiutarmi in questo lavoro abbiamo dovuto escogitare una specie di dispositivo, un marchingegno, come costruendo di volta in volta tante trappole, tante gabbiette.

Ogni inquadratura era una di queste gabbiette, nelle quali mettevamo Gigi, come un metaforico criceto.

 

GZ

In pratica creavi delle situazioni in cui lui potesse agire?

 

Alessandro Comodin

Esatto, le mie trappole servivano a farlo stare il meglio possibile.

 

GZ

Era come una specie di Truman Show, ma con la complicità del protagonista...

 

Alessandro Comodin

Lui era consapevole ovviamente, anche se immagino che non potesse capire perfettamente il senso di tutto quello che facevamo.

Quello che ha capito, però, era che doveva lasciarsi andare.  

 

GZ

Ma questo metodo di creazione delle scene lo avevi pensato fin dall'inizio?

 

Alessandro Comodin

In realtà quando abbiamo iniziato le riprese siamo partiti con un approccio che potrei descrivere con la metafora della “pesca a strascico”: abbiamo montato la telecamera dentro la macchina di Gigi facendogli poi fare dei lunghi giri per il paese, sperando che ci fosse qualche “pesce” che rimanesse intrappolato nella rete.

In altre parole aspettavamo che lui incontrasse qualcuno perché ne scaturisse una qualche situazione [in paese, Pierluigi conosce tutti e tutti lo conoscono, ndr].

Così facendo, oltre a fare lunghi giri a vuoto in cui non succedeva niente, in primo piano c'era comunque sempre Gigi e le persone che incontrava non si vedevano bene, erano fuori fuoco, o filmate male e in secondo piano. 

 

GZ

C'era quindi bisogno di interventi più diretti da parte della regia?

 

Alessandro Comodin

Sì, abbiamo via via imparato a costruire meglio le situazioni.

Ad esempio ho chiesto a Pierluigi di andare a comprare un mazzo di fiori dal fioraio. Poi, per telefono, ho chiesto all'attrice co-protagonista, che in quel momento non era presente e che non sapeva del mazzo di fiori, di chiamare Gigi sulla radiotrasmittente dell'auto su cui stavamo girando.

Ne è scaturita la scena di “certe cose si pensano ma non si dicono”, un dialogo che non era preparato, non era previsto: abbiamo creato l'innesco artificialmente, poi abbiamo aspettato che loro facessero il resto [la scena è visibile nella clip sottostante, ndr].

 

 

[La scena di certe cose si pensano ma non si dicono”, tratta da Gigi la legge, di Alessandro Comodin]

 

 

Giovanni Zaninotto

Quindi non c'era un vero e proprio copione?

 

Alessandro Comodin

Non c'era una regola.

Io a volte non dicevo niente, a volte appunto costruivo delle premesse o delle situazioni, a volte davo suggerimenti solo a uno dei due interlocutori. Alla lunga il dispositivo è diventato autosufficiente e gli attori hanno iniziato a essere più autonomi.

Una volta, ad esempio, Pierluigi ha deciso di chiamare la co-protagonista via radio e ci siamo limitati a riprendere la scena. Poi ci sono alcune scene che abbiamo rifatto più volte, perché serve un po' di finzione per poter montare.

Soprattutto quando ci sono controcampi o voci fuori campo serviva rifare le scene, ripetendo sia il tragitto, sia i dialoghi. E qualche volta, appunto, io suggerivo delle cose.

Era tutto insieme, mescolato, vita e Cinema.

 

GZ

Alessandro, io inizialmente pensavo che l'intersezione tra realtà e finzione ruotasse completamente intorno a Gigi/Pierluigi, invece è tutto molto più complesso...

 

Alessandro Comodin

Sì, era un gioco in cui tutti erano fondamentali: non solo gli attori e il regista, ma tutta la troupe, che ha partecipato attivamente per mantenere vivo questo equilibrio e tutto il marchingegno.

Una troupe piccola, dieci-dodici persone, in cui ogni membro era indispensabile e si metteva a disposizione su più fronti. Tutti hanno dovuto fare una prova di modestia per lavorare con me, accettare una certa elasticità.

 

GZ

Anche questo aspetto del dietro le quinte è stato funzionale alla riuscita del film, mi sembra di capire.

 

Alessandro Comodin

Esatto: con una troupe più grande, con una struttura gerarchica e ordinata, Gigi sarebbe morto, non sarebbe stato sé stesso.

Invece tutti hanno cercato di fare le cose per bene divertendosi e in questo modo hanno aiutato anche Gigi.

 

GZ

Ma ci sono attori veri nel film o tutti interpretano sé stessi?

 

Alessandro Comodin

Tutti gli attori interpretano sé stessi, tranne la co-protagonista che recita nel ruolo di Paola.

Lei nella vita reale si chiama Ester, è ostetrica ed è venuta da fuori, apposta per per fare il film. 

 

GZ 

Gli attori, durante le riprese, sapevano cosa avevi in mente?

Cosa sapevano del film?

 

Alessandro Comodin

Pierluigi, come tutti, ha letto la sceneggiatura, ma non credo che ciò gli avesse permesso di capire con precisione quali fossero le implicazioni pratiche e come avremmo lavorato.

Gli altri attori sapevano che facevo un film con Pierluigi, che c'era la vicenda del suicidio, ma fondamentalmente erano là perché faceva loro piacere stare con Pierluigi, dato che tutti gli vogliono bene...   

 

[Una scena tratta da Gigi la legge, di Alessandro Comodin]

 

 

Giovanni Zaninotto

Alessandro, cosa ti spinge ad avere questo approccio alla regia?

 

Alessandro Comodin

Io cerco di arrivare all'essenziale delle cose.

Non mi piace il ruolo del regista-demiurgo che arriva e dice tutto quello che si deve fare. Tra l'altro, in questo modo, non mi divertirei.

Preferisco invece lavorare collettivamente, in modo che il film diventi davvero una testimonianza di quel grande momento collettivo che sono le riprese.

 

GZ

Alla fine credi di essere riuscito nel tuo intento, ovvero restituire un'immagine fedele di Pierluigi?

 

Alessandro Comodin

Nel film l'attore non è mai la persona che viene rappresentata nel film, in genere non ci si riconosce quando ci si rivede proiettati sullo schermo.

Pierluigi però, guardandosi nel film, ha ricevuto un'immagine a grado zero, si è rivisto, si è riconosciuto.

Fare un film come questo è più difficile di quello che sembra, abbiamo fatto un lungo percorso per ottenere questo risultato e alla fine abbiamo ottenuto quello che desideravo.

 

[articolo a cura di Giovanni Zaninotto]

 

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