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La scomparsa di Matthew Perry ha stupito tutti nel modo più negativo possibile: quando scompare un artista che nella nostra esistenza abbiamo ammirato, ci sentiamo come se avessimo perso qualcuno che conoscessimo "davvero".
Come se fosse andato via per sempre un amico, ma non di quelli con cui esci ogni sabato sera, quelli con cui viaggi, con cui condividi la quotidianità e i programmi.
Uno di quegli amici di infanzia con cui hai trascorso una sola semplice estate memorabile, o magari un evento condiviso che ti ha formato per sempre.
Un amico che non vedi sempre e che non subisce le tue piccole banalità, ma rimane un punto fermo nei momenti importanti.
Per moltissimi di coloro cresciuti negli anni '90 e non, Matthew Perry e il suo Chandler Bing hanno rappresentato questo: qualcuno che non si vedeva più ogni settimana dalla fine di Friends, che anzi a causa di vari problemi era un grande assente nel mondo dello spettacolo (seppur con qualche ruolo anche accanto ad ex colleghi).
Eppure, pur non vedendolo, rimaneva lì, come quell'estate memorabile, a ricordare un senso di familiarità, di condivisione, e di gratitudine.
Matthew Perry è scomparso a 54 anni dopo una vita certamente non facile. Ha regalato al pubblico prima di morire un'autobiografia che su questo è molto eloquente.
Friends, Lovers, and the Big Terrible Thing: A Memoir è la sua autobiografia uscita a novembre 2022.
Qui Matthew Perry ha raccontato diverse esperienze, anche quelle più dolorose, che a parte l'ovvio fattore fortuna lo hanno tenuto non presentissimo sullo schermo.
Già a 24 anni, quando aveva cominciato le riprese di Friends, l'attore soffriva infatti di una forte dipendenza da alcol.
Il dramma lo ha fatto dimagrire a vista d'occhio, cosa che non è sfuggita agli spettatori della sitcom, che un amico lo conoscono e lo hanno visto cambiare per poi riprendersi.
Non è sfuggita nemmeno ai suoi colleghi in Friends, che ha raccontato lo hanno sempre supportato, come "pinguini".
"Erano comprensivi ed erano pazienti. Come i pinguini.
In natura, quando un pinguino è malato o è gravemente ferito, gli altri lo circondano e gli danno appoggio. Gli camminano intorno fino a quando quel pinguino non riesce a camminare da solo.
Questo è più o meno ciò che il cast ha fatto per me."
La fama, da lui tanto desiderata, nel libro spiega che è stata in realtà un fattore che ha peggiorato molto la sua condizione.
La difficoltà di essere famosi e gli effetti che ciò comporta, anche negativi, la possiamo solo immaginare: come disse lui stesso "Devi diventare famoso per sapere che diventare famoso non è la risposta.
Nessuno che non sia famoso ci crederà mai."
La cosa che colpisce di tutto ciò è che ancora una volta, come accaduto per Robin Williams, Jim Carrey o Massimo Troisi, a uomini che interpretano spesso personaggi dalla grande verve ironica e forza comica, va a corrispondere un lato oscuro.
È probabilmente il fascino del giullare malinconico, il pagliaccio con la piccola lacrima nera a sporcare il trucco bianco.
Il contrasto tra il naso rosso dell'ironia incalzante e divertente e la debolezza che ci ricorda che i nostri miti sono umani, è una doccia fredda che nessuno vorrebbe eppure con cui si deve fare i conti.
Per quanto non sembri corretto parlare dell'uomo, ma soprattutto di un singolo personaggio, bisogna farlo perché Chandler Bing non è mai stato dal principio, effettivamente, solo risate.
E di conseguenza neppure Matthew Perry.
È grazie alla sua presenza scenica e alla sua espressività infatti che Chandler è stato così vivo nei nostri cuori e sui nostri schermi.
Mostrando al pubblico quanto sia potente l'arma dell'ironia, Matthew Perry la usa in un contesto in cui al centro di tutto c'è il quotidiano.
Friends non è una serie ambientata in mondi sconosciuti, non è un giallo, non è un thriller: è il racconto di amici che sapevamo avremmo sempre trovato sullo stesso divano, sullo stesso appartamento.
Friends era indirizzata a un pubblico fidelizzato che sa sempre chi vedrà e come lo vedrà, per questo Matthew Perry con il suo Chandler Bing ha saputo rappresentare e fare empatizzare ognuno di noi attraverso un personaggio disincantato e profondamente vero.
L'arma della battuta sagace come difesa verso i mali della vita quotidiana è usata per ogni singolo momento di disagio.
Chandler è un uomo "normale", perché Friends è una serie normale.
Una sitcom che ha fatto da madre a tantissime altre - pensiamo agli amici del MacLaren's che troviamo sempre lì in How I met your mother - per la verità e l'originalità con cui ha potuto raccontare la sua storia.
Matthew Perry ne è protagonista indiscusso quando a lui sono affidate scene esilaranti, ma che ci lasciano con un sorriso amaro.
Si ritrova con un personaggio sicuramente scritto bene ma che senza la sua interpretazione non sarebbe mai stato lo stesso.
È come quando succede qualcosa di brutto e cerchiamo di fare di tutto per riderne.
Così, Chandler rappresenta l'uomo normale che deve barcamenarsi nella quotidianità fatta di amicizia, relazioni, crisi personali sul lavoro, di chiedersi costantemente "Ma io chi sono?" e decide di reagire con la forza della parola e della risata.
"Hi, I'm Chandler.
I make jokes when I'm uncomfortable."
Di fronte alle piccole, ma anche di fronte alle grandi difficoltà della vita, come il disagio familiare di un divorzio, per esempio.
In un momento in cui a partire da certi spot pubblicitari abbiamo dibattuto su come andrebbe raccontata la realtà della divisione di una famiglia, nel suo modo dissacrante Chandler ha in questo ancora una volta suggerito un modo di reagire con il suo sarcasmo.
Matthew Perry conosceva nella sua vita fuori dal set anche questo: il padre lo aveva abbandonato per partire per la California e inseguire il sogno di diventare un attore, così Perry lo aveva emulato, spinto dalla stessa ambizione.
Con il suo Chandler ci ha raccontato quanto sia forse profondamente giusto a volte non sapere cosa fare, fermarsi e cominciare a dissimulare con l'arma della comicità, del finto cinismo, un comportamento che celava invece un amico eccezionale per Joey e Ross, ma anche per Phoebe, Rachel e soprattutto per Monica.
Con lei inizia una storia d'amore grazie alla quale vediamo più sfaccettature di Matthew Perry.
È capitato a tutti, almeno una volta, di sentirsi un disastro e di affrontare la cosa con una risata.
Con la potente arma della leggerezza che, come diceva Italo Calvino, non è superficialità.
Matthew Perry attraverso Chandler Muriel Bing è stato proprio questo.
Quell'amico speciale che quando sei in un brutto momento non ti trova la soluzione, perché spesso nella vita soluzione non c'è, ma riesce a fare l'unica cosa da fare: trovare la battuta giusta, strapparti una risata quando tutto sembra perduto.
Nella profonda gratitudine per questo contributo alle nostre vite, allora ci sentiamo quasi in colpa nei confronti di Matthew Perry, perché lui per noi è stato tutto questo eppure noi non siamo riusciti a ricambiare.
Del resto non potremmo mai farlo se non regalando fama e successo, ma come piccoli pezzi di un enorme puzzle, mentre il pagliaccio triste giace al centro del palco con tutti i riflettori puntati.
Avremmo voluto anche noi incontrarlo e poter trovare la battuta giusta, la parola adatta al momento.
In questo frangente solo una sembra appropriata: grazie.
[articolo a cura di Silvia Argento]
Vi rispettiamo: crediamo che amare il Cinema significhi anche amare la giusta diffusione del Cinema.
2 commenti
Riccardo Sacchi
1 anno fa
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Terry Miller
1 anno fa
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