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Giunto al terzo capitolo della saga sull'investigatore Hercule Poirot, uno dei personaggi più carismatici e noti del mondo letterario giallo (non a caso frutto della brillante penna al femminile di Mrs Agatha Christie), con Assassinio a Venezia il regista Kenneth Branagh si cimenta in una storia meno nota.
La cosa gli permette di farsi spazio in una Venezia insolita, che fa da sfondo a un racconto che spinge più in là del crime e si tinge di dark, sfociando nell'horror vero e proprio.
[Il trailer internazionale di Assassinio a Venezia]
L'ultima opera del regista britannico è il palcoscenico su cui far muovere i suoi personaggi in modo più arbitrario rispetto ai due episodi precedenti: Branagh vuole dimostrare di aver interiorizzato l'opera omnia di Agatha Christie e di poter regalare al pubblico una rivisitazione che sia più audace, nella forma e nel contenuto, conservandone però l'essenza originaria.
Il racconto su cui si basa Assassinio a Venezia è meno noto rispetto ad altri episodi che vedono Hercule Poirot alle prese con le risoluzioni di enigmatici omicidi, ma altrettanto intrigante.
In questo episodio l'investigatore è in ritiro a Venezia, sotto lo sguardo attento della guardia del corpo qui interpretata da un ingessato Riccardo Scamarcio.
Quando Poirot si ritrova, un po' riluttante, a partecipare a una seduta spiritica (guidata da una medium che ha il volto dell'attrice Premio Oscar Michelle Yeoh), l'investigatore deve darsi da fare per risolvere un omicidio che è frutto di una catena di eventi passati, che hanno come perno la morte e la vendetta.
I fantasmi di Poirot sono "da paura": Kenneth Branagh supera la prova e il suo horror convince il pubblico
Se nei primi due episodi ispirati al mondo letterario dei romanzi gialli di Agatha Christie, il regista, produttore e attore brittanico Kenneth Branagh aveva voluto dar prova di essere un buono scolaro - confezionando due opere a mio avviso didascaliche dal punto di vista dell'aderenza al soggetto originario - in questo terzo capitolo l'intento è invece quello di stupire il pubblico, sulla scia del successo cinematografico della commistione di generi che sembra andar per la maggiore al botteghino negli ultimi due anni.
Complice una scenografia da brividi, con la città lagunare che si presta a diventare lo scenario gotico per eccellenza di una storia che intreccia il crimine umano alle vendette soprannaturali, in Assassinio a Venezia Kenneth Branagh fa danzare i suoi personaggi al ritmo della colonna sonora ammaliante della compositrice Premio Oscar Hildur Guðnadóttir (Joker) e di una sceneggiatura che offre dialoghi ben cadenzati, tenuti insieme da un cast meno hollywoodiano del solito, ma sicuramente valido.
La regia di Kenneth Branagh in Assassinio a Venezia ostenta la sua cifra stilistica carismatica, con movimenti di macchina mai noiosi e primi piani introspettivi che si muovono sotto le luci di una fotografia che è un colpo d'occhio, dando risalto alla forma per coprire quelle pecche - poche, ma non inesistenti - che emergono nella struttura narrativa.
Perché se e è vero che nel finale il mistero viene risolto con un ending convincente e interessante, è anche altrettanto corretto sottolineare che molte delle scelte narrative in Assassinio a Venezia sembrano quasi accompagnare lo spettatore facilitandogli il compito, quasi dicendogli "è banale, non preoccuparti, non devi sforzarti troppo per capirlo".
[Il trailer italiano di Assassinio a Venezia]
Così accade che i più attenti tra il pubblico sappiano già in anticipo quale sarà il plot twist nella mezz'ora successiva, ma nonostante ciò la visione dell'opera in toto non viene penalizzata: il comparto tecnico ha una qualità che rende Assassinio a Venezia un'estasi visiva, con un gioco di luci e ombre da romanzo gotico e la presenza spettrale di un fantasma che destabilizza il nostro eroe, uomo di scienza, costretto a mettere in gioco se stesso e le proprie salde convinzioni sul misticismo.
Le influenze noir hitchcockiane e l'attrazione per le indagini parapsicologiche che contraddistinguono lo stile di Kenneth Branagh, in un film come Assassinio a Venezia, sono più presenti e vibranti che mai.
In anticipo sui tempi rispetto a Halloween, ma comunque uscito in sala alle porte della Spooky Season, Assassinio a Venezia è quindi secondo me - come già consigliato dalla redazione - uno dei titoli da non perdere questo settembre al cinema, soprattutto per gli appassionati del genere e per chi voglia guardare con curioso interesse a questa prova di giocosa abilità stilistica in cui Kenneth Branagh ha voluto cimentarsi.
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