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“Stai lontano dagli animali selvatici”, dice Matthias a suo figlio Brian, dopo che quest’ultimo è rimasto traumatizzato per aver visto qualcuno, o qualcosa, nei boschi della Transilvania.
Quello messo in scena da Cristian Mungiu con Animali selvatici è un Cinema sulla diffidenza dello sguardo - il titolo italiano è un adattamento piuttosto incomprensibile dell'originale R.M.N. - e di conseguenza sull’odio, dato che per nostra natura siamo portati a eliminare ciò che ipoteticamente minaccia il nostro territorio.
Siamo a Recia, un paese di montagna schiacciato tra la crisi economica, emigrazione e immigrazione.
Uno scenario in cui Matthias si muove errante, cercando di adattarsi per sopravvivere, rifiutando il razzismo nei suoi confronti, ma al tempo stesso applicandolo verso tre lavoratori provenienti dallo Sri Lanka.
[Il trailer di Animali selvatici]
Matthias si trova nel mezzo come la Romania, Paese storicamente schiacciato tra occidente e oriente, una condizione socio-culturale che inficia inevitabilmente sulla mentalità dei propri abitanti.
Per questo Mungiu applica una R.M.N. (risonanza magnetica nucleare) agli abitanti di Recia, specchio di un’intera nazione. La costruzione del racconto assume perciò i connotati di una narrazione corale, un meccanismo che permette all’autore di Un padre, una figlia di tratteggiare più facce della Romania, senza fare sconti a nessuno.
Usando come collante Matthias, Animali selvatici indaga le cause del razzismo che alimenta sempre di più l’ascesa a macchia d'olio dell’estrema destra sull’Europa.
A fare le spese della critica sociale del regista non sono però solo gli abitanti di Recia che non vogliono i tre srilankesi, ma anche i dirigenti del panificio che li ha assunti, tanto culturalmente aperti verso l’accoglienza quanto restii a proporre un salario diverso da quello minimo.
Durante il dibattito con i cittadini per decidere o meno se tenere i tre immigrati - 14 minuti di inquadratura fissa senza stacchi di montaggio, con un uso della profondità di campo mirabile - la direttrice del panificio Csilla si nasconde proprio su questo fatto, inveendo contro la mancata risposta agli annunci per il lavoro, evitando però l’argomento salariale.
Non è un caso che uno dei primi scambi di dialogo di Animali selvatici, ovvero quello tra Csilla e il proprio capo, riguardi proprio l’importanza di questa strategia aziendale: “Tralasciamo lo stipendio. Scriviamo solo ‘Straordinari pagati il doppio’”.
Non è un caso nemmeno che Csilla abbia una relazione con Matthias basata su una sottomissione velata del linguaggio e quindi sull’identità “Dimmi 'Ti amo' nella tua lingua”.
Un rapporto che può essere visto come un’allegoria: Csilla è l’Unione Europea e Matthias la Romania, un legame disilluso, non corrisposto, che non rispetta né il progresso né l'identità di entrambi gli amanti.
[Judith State e Marin Grigore in Animali selvatici: entrambi sono alla prima collaborazione con Cristian Mungiu]
Ma quali sono gli animali selvatici? Gli abitanti di Recia o i tre srilankesi?
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