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Hirokazu Kore'eda torna al Festival del Cinema di Cannes con L'innocenza (titolo italiano di Monster), film che porta con sé i temi cari al regista e regala al pubblico le ultime note composte da Ryuichi Sakamoto, omaggiato alla fine del film dopo la recente scomparsa.
Per il regista giapponese Cannes è un po’ il giardino dei suoi sentimenti più morbidi, quello nel quale sente di poter tornare a giocare ogni qualvolta il suo animo segue l’impulso di correre nei prati dell’infanzia, dei rapporti d’amore e d’amicizia, per confrontarsi con tutto quello che segna e spezza uno dei periodi più delicati della vita di un essere umano.
L'innocenza, parlando di ritorni, è quindi l'occasione per lavorare nuovamente con Sakura Ando, già protagonista del film Palma d’oro Un affare di famiglia, questa volta nei panni di una madre vedova alle prese con un figlio vessato a scuola dal maestro.
[Trailer originale de L'innocenza]
Su sceneggiatura di Yûji Sakamoto, L'innocenza è un dramma strutturato sul sistema narrativo di Rashomon, raccontando i singoli punti di vista dei personaggi protagonisti al fine di ribaltare continuamente l’idea che lo spettatore si fa degli eventi.
Va da sé che L'innocenza, a partire da una premessa apparentemente semplice, diventa con il passare dei minuti sempre più accorato, appassionante e pregno di significati e dettagli che Hirokazu Kore'eda suggerisce allo spettatore con intelligenza.
Le apparenze ingannano, ma la messa in scena è chiara e puntuale nel prendersi il cuore e la curiosità del pubblico: prima coinvolto emotivamente, poi stranito e incuriosito grazie all’utilizzo di soluzioni che raccontano mezze verità. Le bugie e le omissioni, in scena con i personaggi ma anche fuori campo, sono insieme struttura narrativa portante e soluzioni utili a rendere i raccordi tra i punti di vista non un mero espediente di ritmo, ma un collante emotivo saggiamente orchestrato.
Dissonanze per sussurrare che qualcosa non torna.
È la vita di questi adulti che tiene in scacco la crescita dei veri protagonisti: i bambini.
Tuttavia, quello che ho letto attraverso il mio sguardo ne L'innocenza, non è LA verità.
Non è un suggerimento su come affrontare la visione e, in tutta franchezza, sono certo che quando guarderò L'innocenza una seconda volta troverò molto altro.
L'innocenza è un film dove le bugie sono protagoniste e ci raccontano un Giappone dominato da adulti che soffiano via i problemi attraverso il senso pratico delle scuse.
L’inchino diventa l’assunto assurdo di una grottesca barzelletta, le sentite scuse un seppuku morale che è tutto fuorché un gesto eroico, quanto piuttosto una logora etichetta parte di una mentalità legata al principio dell’onore e dell’ordine.
L'innocenza sembra quasi suggerire come il rigore della società Giapponese, spesso invidiato da altre culture, e i suoi principi sociali diventano una gabbia crudele per l’animo, una conveniente via di fuga totalmente cieca ai bisogni dell'essere umano e delle sue emotività.
Le formalità e le cordialità di questa brutta battuta che non sembra conoscere punchline è un ridicolo gioco di specchi: l’illusione della perfezione cercata a discapito di tutto e di tutti, un momento di fuga dalle responsabilità che mangia l’innocenza, l’amore e la vita.
L’infanzia e i sentimenti bianchi che spingono i bambini ad avere segreti riverberano nella magnificenza delle arie di Ryuichi Sakamoto, che ne L'innocenza accompagnano le brillanti immagini che Kore'eda dedica ai giovani protagonisti, portandoci in una visione più rotonda della vita e nella quale, grazie allo sguardo infantile, troviamo grazia nel caos.
I bambini, contrariamente a noi adulti, nelle loro esternazioni naturali governate dall’anarchia e dal loro estro sono senza filtri, piani, preconcetti, esprimono una logica infinitamente più cristallina dietro a quelle che possono sembrare azioni illogiche.
L'innocenza è un film che ci riporta a saper voler bene, quello che l’adulto ingrigito di Marcello Mastroianni in 8½ non sa più fare.
Kore'eda gira un film allegro, agrodolce, malinconico, meravigliosamente poetico e aggraziato nel parlare di amore in ogni sua forma, trovando nella messa in scena di questa storia una formula perfetta per toccare temi complessi e spinosi.
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LaTati23
1 anno fa
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