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Dopo una lunga attesa Thor: Love and Thunder è arrivato nei cinema e il pubblico di fan si riversa nelle sale per scoprire cosa ha fatto Taika Waititi una volta lasciato solo con la sua personale interpretazione del figlio di Odino.
Quindi, amici e amiche della corrente alternata, cosa posso dire di Thor: Love and Thunder?
Thor, un dio tra gli uomini che non ha giorni rossi sul calendario
Con l’arrivo dell’universo Marvel al cinema il pubblico si è trovato improvvisamente al cospetto di una forma di narrativa fantastica così ampia e pregna di ogni cosa da far andare in cortocircuito il più grande e complesso dei computer quantici che l’esistenza possa mai generare.
Esiste tutto e coesiste tutto nel MCU e se nel fumetto è molto più semplice rendere sostenibile una fantasia così sopra le righe, grazie a un discorso lungo che non è importante fare in questa sede, al cinema diventa molto più complesso, soprattutto se si ha la pretesa di creare un impero seriale di opere cinematografiche tutte collegate tra loro e ambientate in un unico universo.
Motivo per il quale con lo spostarsi delle produzioni e delle storie le incoerenze e le assurdità diventano sempre più grandi.
La macchina è pensata per un funzionamento differente.
Andiamo un secondo oltre e torniamo a Thor: Love and Thunder.
[Tessa Thompson e Natalie Portman in Thor: Love and Thunder]
Nell’universo Marvel esiste Thor.
Se un secondo prima eravamo tutti presi da Iron Man, Vedova Nera, lo S.H.I.E.L.D. e tanti eroi sostanzialmente terreni e umani, improvvisamente abbiamo tra le mani Odino, Loki, Asgard e tutto l’ampio spettro della mitologia norrena che non vive chissà dove, ma abita un luogo che esattamente come molti altri fluttua nello spazio.
Sono quindi più formalmente alieni?
No: sono dei!
Questa cosa sembra un po’ la copertina di un disco dei Devo.
"Are We Not Alien?"
"We Are Gods!"
Ciò solleva una meravigliosa questione che per molto tempo è stata ignorata, soprattutto con l’arrivo di Thanos, dello spettro della morte e di altri dei appartenenti ad altre culture, come succede un po’ in Thor: Love and Thunder.
A margine dovremmo considerare che, soprattutto guardando al recente Moon Knight o a Ms Marvel, esiste il nostro dio come tutti gli altri dei delle varie culture.
Quindi la domanda è: come caspita funziona?
Thor: Love and Thunder, grazie alla narrativa del villain interpretato splendidamente da Christian Bale, ovvero Gorr il Dio Macellaio, affonda le unghie nella questione e dà una risposta, morale e concettuale.
[Christian Bale è Gorr in Thor: Love and Thunder]
Questo aspetto del film è quello che, per quanto mi riguarda, mi ha affascinato e catturato maggiormente durante la visione e che per certi versi rende infinitamente più affascinante qualsiasi altro personaggio e supereroe rispetto a Thor.
È sempre stato così, sin da quando la mitologia si occupava dei propri eroi, della loro morale e catarsi.
Aderendo al nostro discorso, pensate solo a Tony Stark e alla sua lotta con Thanos: uomo contro titano.
L’ingegno del meccanico contro la “magia” dell’essere celeste.
I supereroi più terreni, di quartiere, sono belli proprio per tale ragione.
Evitando di dare qui in recensione la risposta a tale domanda, mi limito a dire che questa ricerca di risposta al ruolo del dio e come la sua presenza nel nostro mondo sia straordinaria quanto drammatica per tutti noi mortali, dona a Thor: Love and Thunder il giusto conflitto per introdurre il personaggio di Jane Foster e della sua Thor, come appunto di Gorr.
Questo cuscino emotivo e filosofico, tanto quanto la capacità di Taika Waititi di parlare di amore e perdita, sono a mio avviso le parti migliori del film e quelle che vi daranno spunti di riflessione o che vi faranno commuovere.
Christian Bale, inoltre, per quanto mi riguarda è ufficialmente il più viscerale dei cattivi del MCU.
Con un costume semplice, una manciata di make up e tanto lavoro di recitazione riesce a dare sostanza e densità al suo personaggio.
A supportare l’essenziale e riuscita interpretazione di Bale ci sono anche una manciata di scene dedicate alla dimensione sulla quale esso si muove, dando qualche tocco cinematograficamente un po’ più ispirato rispetto al resto del film.
[Natalie Portman e Chris Hemsworth in Thor: Love and Thunder]
Taika Waititi, Marvel e il senso dell’epica dell’eroe
Uno dei grandi difetti che riscontro e continuo a riscontrare nei film targati Marvel degli ultimi tempi è la totale mancanza della costruzione dell’epica dell’eroe.
Waititi nel suo Thor: Love and Thunder spende moltissimo del primo atto a imbastire gag che girano quasi a vuoto rispetto all’idea di raccontare una storia, estremizzando ulteriormente quel suo concept di un Thor più vanesio e fondamentalmente buono ma stupido come può esserlo il soffiare su un gelato prima di mangiarlo.
Una parte di me apprezza enormemente uno sguardo più leggero su un personaggio che, per via del discorso sulle divinità di poco sopra, difficilmente si riesce a prendere sul serio e Thor: The Dark World ha dimostrato quanto sbagliata possa essere quella via.
Tuttavia, pur amando la comicità di Waititi, la continua insistenza di una certa ricerca ha reso il Thor di Chris Hemsworth, e la sua decisione di recitare unicamente in caciara, un po’ frustrante.
È pur sempre un eroe e il pubblico cerca di trovare in esso la parte migliore di sé che lo possa ispirare.
A onor del vero Taika Waititi in alcuni frangenti riesce a dare una carezza agli spettatori, aprendo Thor a un messaggio ben preciso che abbraccia il pubblico e lo scopo narrativo in una soluzione accorata, che strizza l’occhio al racconto di un eroe per noi e con noi.
Allo stesso modo la voglia di mettere in scena autentici atti eroici arrivano dal Thor di Natalie Portman, volendo essere puntigliosi, tuttavia senza avere mai abbastanza cuore e sostanza nella concezione delle scene e della scrittura, per dare a noi che guardiamo l'idea di grandezza, potenza o il senso catartico del sacrificio, l'assenza di egoismo e il valore dell'essere umano che affronta apertamente la propria mortalità, nonostante sia abbandonato da dio.
Qua ci starebbe un punto di domanda e capirete guardando Thor: Love and Thunder.
Eppure risulta chiaro che questo tipo di poetica non appartenga al regista, come non gli appartenga la costruzione delle scene d’azione la cui regia non è mai interessante e le cui ricerche visive ed estetiche tendono a ripetersi con troppa insistenza, rendendo tutto molto ridondante.
Lo si può notare soprattutto quando deve dare risalto alla genesi del Thor di Jane Foster, che non è propriamente epica e nemmeno particolarmente dotata di trasporto emotivo, dedicato ad altri segmenti e momenti del film.
Una parte di me in questa narrativa sperava di vedere il Waititi di JoJo Rabbit, ma con mio rammarico sembra essersi perso altrove, mostrandosi come un talento inespresso di quando in quando lungo il film.
Thor: Love and Thunder
Thor: Love and Thunder è un film che sostanzialmente Taika Waititi porta a casa, realizzando tutto sommato un film che lo spettatore potrà anche trovare gradevole o una buona distrazione.
Tuttavia l'ho trovato sciatto nel confezionare l’epica e la potenza dell’eroe: non è mai davvero spettacolare nelle immagini, è permeato di trovate comiche rubacchiate da Internet e figlie dello strambo humor di Waititi e ha all'interno una sequela di richiami a figure e personaggi del Marvel Cinematic Universe il cui scopo è sempre quello di distrarre da quanto stia succedendo davvero sullo schermo, riempiendo il plot di rumore.
Thor: Love and Thunder fa dunque il minimo richiesto da una produzione di questo tipo, ma è secondo me l’ennesima opera sciapa che rischia di essere dimenticata tra qualche settimana.
Personalmente da Taika Waititi mi aspettavo molto di più.
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