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Flag Day - Recensione: provaci ancora, Sean - Cannes 2021

Padre e figlia fuori e dentro lo schermo

Qualcuno una volta disse che siamo destinati a raccontare sempre la stessa storia, cambiando semplicemente il punto di vista con il passare degli anni. 

 

Sean Penn con il suo nuovo Flag Day rispetta questa tesi: il film presenta tutti gli ormai noti temi ai quali il regista e attore californiano ci ha abituati nel suo Cinema fin dall'opera prima Lupo Solitario, datata 1991.  

 

 

 

I forti contrasti familiari, la voglia di libertà, la vita di provincia e i grandi panorami degli Stati Uniti, le bandiere a stelle e strisce che sventolano fiere, i primi e primissimi piani sui volti dei protagonisti, i momenti in cui diventa protagonista il montaggio che lascia parlare le immagini senza una riga di dialogo, le canzoni della colonna sonora affidate a voci come quella di Eddie Vedder, i personaggi incompresi, ribelli, solitari. 

 

Flag Day ripropone tutti gli ingredienti del Cinema di Penn raccontandoci la storia del rappoorto tra un padre e una figlia: lui criminale incallito e schiavo dei propri errori, lei abbandonata da piccola alla madre - che troverà un altro uomo che proverà ad approfittare della piccola - ma legatissima a quella figura paterna assente, sbagliata, eppure nonostante tutto sempre ammirata.  

 

 

[Sean e Dylan Penn in Flag Day - © 2021 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved]

 

 

Nei panni della figlia del personaggio interpretato da Sean Penn c'è la vera figlia del regista, Dylan Penn: l'attrice è qui al suo primo vero ruolo da protagonista assoluta e a mio avviso è la cosa migliore dell'opera. 

 

Il suo personaggio scade a volte nello stereotipo della ragazzina ribelle che odia il mondo attorno a sé, autodistruttiva e nichilista ma i momenti con il padre - nella finzione e nella vita - funzionano bene ed emozionano. 

 

Flag Day però non va ad aggiungere molto alla cinematografia del suo autore e regista: tratto dall'autobiografia di Jennifer Vogel intitolata Flim-Flam Man: The True Story of my Father's Counterfeit Life, racconta qualcosa che già conosciamo senza spingersi oltre; tutto sa di già visto e realizzato meglio anche dallo stesso Penn, che qui a volte pare abbia voluto costruire un film per lanciare la carriera della figlia - che intendiamoci: lo meriterebbe - senza però scavare in quei temi che tanto gli stanno a cuore.  

 

 

[Dylan Penn e Katheryn Winnick in Flag Day - © 2021 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved]

 

 

Il melodramma familiare presentato è consunto e non riesce ad appassionare fino in fondo, complice anche un montaggio e alcune scelte di sceneggiatura che non portano a empatizzare con il padre criminale né fanno comprendere a fondo le motivazioni che portano la figlia a comportarsi come sceglie di fare. 

 

In concorso alla 74ª edizione del Festival del Cinema di Cannes, ci si chiede se la selezione sia stata fatta per merito o più per fregiarsi di un nome da star system come quello del regista, perché Flag Day non ha l'afflato del grande film né lo charme del film festivaliero. 

 

Provaci ancora, Sean. 

 

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Se ti incuriosisce la cosa ti basta diventare uno dei Goonies: vieni a dare un'occhiata!

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