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Vertigo (o La donna che visse due volte nella versione italiana) è un grande thriller psicologico di Alfred Hitchcock, girato nel 1957 e tratto dal romanzo D’entre les morts di Pierre Boileau e Thomas Narcejac.
Con questo film si consolida la coppia Alfred Hitchcock alla regia e Bernard Herrmann alle musiche, già sperimentata ne La congiura degli innocenti (1955), L’uomo che sapeva troppo (1956) e che si ripresenterà poi in Intrigo internazionale (1959) e altre celeberrime collaborazioni come quella per Psyco (1960).
Prima della rottura definitiva e tutt’altro che pacifica tra i due, avvenuta nel 1966.
[Il trailer internazionale di Vertigo]
James Stewart recita la parte di John Ferguson (Scottie per gli amici), un poliziotto messo in congedo a causa di una grave forma di acrofobia insorta dopo un brutto incidente.
Durante l’inseguimento di un ladro sui tetti di san Francisco, infatti, nel tentativo di aiutarlo mentre rischiava di cadere un collega poliziotto aveva messo un piede in fallo ed era precipitato, morendo.
Scottie, relegato a casa in vacanza obbligata, non sapendo come passare le giornate, accetta di lavorare come investigatore privato per un amico, Elster. Questi gli spiega che è preoccupato per la moglie Madeleine (Kim Novak), che negli ultimi tempi ha dei comportamenti strani, non sembra lei ed è come se fosse posseduta da un’altra persona.
Il racconto è preceduto dai celebri titoli di testa, momento che all’interno del film non riveste un semplice ruolo di appendice, ma gode di una sua indipendenza narrativa, diventando una sorta di prefigurazione di ciò che avverrà.
Nel tempo di 3 minuti e 30 secondi (numero che ricorre spesso nel film), vengono presentate delle immagini il cui significato simbolico lo spettatore scoprirà solo in seguito.
[I titoli di testa di Vertigo]
L’inquadratura in bianco e nero si muove sul volto di una donna, indugiando prima sulla bocca, poi sugli occhi.
Entra virtualmente in uno di essi e, mentre l’atmosfera si tinge di rosso, si apre una danza di vortici circolari che ruotano su loro stessi, occupando l’inquadratura fino al termine dei titoli.
La grafica del vortice, opera dell’iconico illustratore statunitense Saul Bass e animata da John Whitney (in un’operazione che fu tutt’altro che scontata), contiene un doppio significato richiamando, oltre al tema della vertigine, anche quello dell’ossessione.
[Saul Bass e le locandine per Vertigo e per Anatomia di un omicidio di Otto Preminger]
I sentimenti che Scottie svilupperà nei confronti di Madeleine, infatti, donna misteriosa e inafferrabile sospesa tra la vita e la morte, si trasformeranno ben presto in un’idea fissa che la scomparsa di lei non farà che rafforzare.
L’acrofobia del protagonista e l’ossessione per Madeleine non sono che due facce della stessa medaglia.
Amore e morte, signore e signori, come da antico topos letterario, perenni protagonisti delle vicende umane, sono rappresentati qui con la medesima immagine di un vortice in cui il protagonista ha il terrore (o il desiderio) di precipitare.
[Immagine tratta dai titoli di testa di Vertigo]
Come rendere in musica tutte queste intricate strade dell’inconscio?
La colonna sonora di Herrmann è costruita per lo più con la tecnica del leimotiv, ovvero accostando dei temi precisi ad alcune situazioni o personaggi.
Nella prima parte in cui Scottie pedina Madeleine, per esempio, l’apparizione della donna è sempre accompagnata da un tema chiaramente riconoscibile.
Qui sotto è riportata la scena in cui il protagonista la incontra per la prima volta: lei spicca decisamente sullo sfondo rosso, con il candore della sua pelle e il verde smeraldo del vestito (colore che richiama il mondo dei morti e che non a caso è spesso presente intorno a lei).
[Vertigo: Madeleine nel ristorante Da Ernie dove Scottie la vede per la prima volta]
Altrettando riconoscibile è il tema, modellato su ritmo di habanera, di Carlotta Valdes, la misteriosa antenata di Madeleine morta suicida a 26 anni.
[Vertigo: Durante il pedinamento di Madeleine, Scottie la spia mentre guarda assorta il ritratto dell'antenata]
Il brano più noto di tutti, nonché quello che più di frequente viene associato a Vertigo, è il Preludio che accompagna le immagini dei sopracitati titoli di testa.
Questo brano riveste un ruolo fondamentale, contenendo già in nuce molti elementi sviluppati poi negli altri temi della colonna sonora, eppure non si ripeterà più lungo il corso del film.
Fatta eccezione per un’unica, fondamentale, sequenza.
Eccolo quell’arpeggio vorticoso che sale e scende e risale ancora in un circolo senza fine; tecnicamente si tratta di un arpeggio di Eb- con aggiunta di settima maggiore, suddiviso in terzine che si ripetono in forma di ostinato per tutta la durata dei titoli di testa.
Un vortice in musica.
La ripetitività dell’arpeggio suggerisce fortemente l’idea di un’ossessione, di un pensiero fisso che ritorna continuamente, sempre uguale a se stesso, incastrando la mente in una spirale da cui è impossibile uscire. La sua forma è circolare, ma anche speculare, ovvero doppia come tutta la struttura del film.
Due sono gli uomini, Elster e Scottie, due sono le donne in gioco, Madeleine e Judy.
La protagonista muore due volte: all’inizio del film e alla fine, ricomponendo il tutto in una circolarità che ricorda il vortice dei titoli di testa.
Vertigo stesso è diviso in due parti: la prima ruota attorno al personaggio di Madeleine (in realtà Judy), la seconda intorno a Judy (in realtà la Madeleine della prima parte) ed entrambe le parti si aprono e chiudono con Scottie che osserva un corpo cadere nel baratro.
In entrambe le sezioni, poi, la storia è la medesima e racconta di come Scottie si innamora della stessa donna in una condanna che sembra destinata a ripetersi, come un moderno Sisifo.
[Kim Novak in un momento di Vertigo]
Nella partitura di Herrmann sono protagonisti assoluti gli archi, quasi sempre in sordina per ottenere un suono più freddo, distante, rarefatto.
Ogni tema comunica un senso di irresolutezza terminando sempre con un accordo aperto o dissonante, oppure con una nota sospesa, dando una vera e propria dimensione sonora alla suspense così cara al regista.
Il tema del Preludio nei titoli di testa si alterna a due classi di strumenti: prima a Fiati e Archi, poi alle due Arpe unite alla Celesta che, con il loro timbro vagamente metallico, suggeriscono l’idea di un ingranaggio meccanico che si innesca.
La fissità della figurazione melodica, la sua assenza di sviluppo o dinamica, nonché il suo carattere incessante e rigido sono tutti aspetti che contribuiscono a rafforzare quest’idea.
Solo un accordo in ff (fortissimo) che si ripete ad intervalli regolari interrompe come una deflagrazione quel meccanismo incessante.
Infine una scala cromatica ascendente, enunciata con tremolo di Flauti, Violini e Vibrafoni segna un crescendo di tensione che raggiunge l’apice tornando all’arpeggio iniziale.
Questi semplici elementi che compongono il tema iniziale verranno elaborati e ripresentati in tutti gli altri brani della colonna sonora.
[Vertigo: Kim Novak nei panni di Judy, dopo l'appuntamento con l'ignaro Scottie]
Un frammento del Preludio vero e proprio tornerà solo al termine del film, nella sequenza chiave in cui Judy si sta trasformando in Madeleine, dopo aver ceduto alle insistenti pressioni di Scottie.
È qui che ritorna il suono del meccanismo ossessivo che avevamo sentito nei titoli di testa ed è qui che ritroveremo quello stesso movimento di macchina che passa dagli occhi della ragazza, alle labbra, dai capelli tinti di biondo, alle sue mani.
Ecco dunque che Scottie, novello Pigmalione, ha di fronte a sé l’amata riprodotta perfettamente in ogni dettaglio, plasmata dalle sue stesse mani: può finalmente tornare ad amare.
Eppure, inaspettatamente, Judy, accettando di indossare i panni di Madeleine, non ha fatto altro che mettersi a nudo; accettando di indossare una maschera per recitare una parte, non ha fatto altro che togliere la vera maschera.
La verità adesso è indubitabile.
Il cerchio è chiuso.
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