C'erano tantissimi interrogativi in attesa di questa pellicola: sarebbe riuscito Rami Malek a reggere il peso della figura di Mercury sulle spalle? Sarebbero riusciti a comprimere la carriera di uno...
C'erano tantissimi interrogativi in attesa di questa pellicola: sarebbe riuscito Rami Malek a reggere il peso della figura di Mercury sulle spalle? Sarebbero riusciti a comprimere la carriera di uno dei gruppi cult della storia della musica in due ore senza renderlo una cagata pazzesca? Che ne sarebbe stato dopo l'allontanamento di Singer? Sarebbe riuscito questo film a dare linfa a nuove pellicole sulle rock-band?
Partiamo dal casting: secondo me azzeccatissimo.
Rami Malek non delude PER NIENTE, ed è un crescendo fino al Live Aid dove se non ci fossero i primi piani avrei giurato di star guardando una replica. Rende benissimo tutte le sfumature del personaggio dipinto dal copione (sì, ricordate queste tre parole). Gwylim Lee è più Brian May di Brian May stesso, e anche Ben Hardy e Joseph Mazzello fanno la loro parte come Roger Taylor e John Deacon.
La musica dei Queen? E' ovunque, pervade il film e un fan probabilmente non potrà esimersi dal cantarle perlomeno nella propria testa.
Regia e montaggio mi sono piaciute molto, ci sono alcune idee particolari e non sono probabilmente abbastanza esperto per riconoscere quattro mani al lavoro. Nel complesso accanto alla musica rendono il film allergico alla noia.
Darà nuova linfa alle pellicole sulle rock-band? Se la gente non farà caso a quello che dirò poco sotto, ma si lascerà trascinare dall'emozione e dalla musica, questa pellicola sarà una bomba e potrebbe essere davvero un trampolino di lancio per altri biopic.
Sono riusciti a comprimere la carriera dei Queen in 2 ore senza fare cagate? ...eh, ni.
Non fraintendiamoci: non sto parlando delle piccolezze che ci sono in ogni film che deve comprimere e anche un po' reinterpretare a fini narrativi. A partire dagli occhi azzurri di Malek, dal fatto che Mercury conoscesse già Tim Staffell e che facesse pressione da tempo per essere il secondo cantante, da Keep Yourself Alive cantata al primo concerto con un po' di anticipo rispetto alla sua composizione ('72-'73) e alla presenza immediata di John Deacon, preceduto nella realtà da almeno altri due bassisti, la lista potrebbe continuare.
Non stupisce neanche il cambio di date ad album e canzoni (We Will Rock You già su album nel '77 e composta nel film invece nell'80, ma non la sola), atti a seguire meglio il filo della storia.
Il vero problema è il dramma. Il dramma ad Hollywood piace, il dramma va nutrito anche se la storia è già abbastanza drammatica di per sé. E perciò, via coi revisionismi storici.
Alcuni drammi sono fini a se stessi ed innocui. Il direttore discografico Ray Foster (un irriconoscibile Mike Myers) è probabilmente basato su quello della EMI Roy Featherstone, che però era un grande fan della band, lungi da proporre loro di fare musica più commerciale. Unico punto in comune: pensava che Bohemian Rhapsody fosse troppo lunga con i suoi 6 minuti e non l'avrebbe pubblicata. La situazione si sbloccò solo perché Mercury, come nel film, diede sotto banco a Kenny Everett, un suo amico dj, una copia del singolo con l'espressa richiesta di non mandarlo in radio... sapendo benissimo che lo avrebbe fatto, e infatti lo fece a volte anche fino a 14 volte in due giorni, costringendo i produttori a pubblicarla dato il successo ottenuto.
Gli altri drammi del film devono forzatamente seguire la strada classica della crisi e della riconciliazione poco prima del gran finale.
La crisi, bisogna dirlo, esagera enormemente la vita reale.
Tra i litigi mostrati incomprensibile quello riguardante Another One Bites The Dust, "primo" crossover con la musica disco, in cui si vede un Roger Taylor adiratissimo per questo meticcio che non appartiene ai Queen: fu lui stesso a scrivere e cantare il vero primo crossover disco della band, Fun It, 2 anni prima nell'LP Jazz!
Il peggio del peggio, però, è che dal film paia che il gruppo si sciolse nel 1983 e ognuno prese la propria strada dopo che Freddie pugnalò alle spalle gli altri componenti con un contratto da solista firmato in gran segreto per le proprie manie di grandezza.
Innanzitutto, in real life, Taylor aveva già pubblicato un album solista nell'81. Negli studi di Monaco i Queen non riuscivano a concentrarsi data la vita notturna della città, per dissidi interni (che nessuno nega), per la difficoltà ad approcciarsi a nuovo materiale dopo che Hot Space si era allontanato così tanto dalle radici scontentando molti fan, ma anche perché avevano le batterie scariche. La pausa che i Queen si presero a fine '82 era perciò di riflessione e per ricaricare le energie. Non ce la facevano più, dopo dieci anni ad alternare album e tour.
Dal film sembra di conseguenza che non parlarono con Freddie per un sacco di tempo, e che fu lui alla fine a tornare da loro in ginocchio per essere riammesso. Nella realtà nessuno aveva percepito quella pausa come una rottura, e anche se si dedicarono tutti a progetti solisti in quel frangente (a parte Deacon) già ad agosto '83 erano assieme al lavoro per The Works. Il clima non era gioioso, erano un po' quattro individui che lavoravano assieme ad un progetto più che una band per loro stessa ammissione, ma niente rispetto a quanto mostrato. Questo rimontaggio degli eventi glissa di conseguenza sui concerti del The Works tour che si tennero in Sudafrica a Sun City e che fecero perdere molta popolarità ai Queen, tacciati di sostenere l'apartheid, il che portò la band a esporsi in opere caritatevoli, a partecipare al concerto a Rio e successivamente allo stesso Live Aid.
Data l'inesistenza del tour, il film ritrae il gruppo ancora separato quando ricevono la proposta per il Live Aid. Sarebbe stato di conseguenza un ritorno sul palco dopo un sacco di tempo. Nella realtà come detto dopo The Works (di cui appunto non si parla) il gruppo era stato a lungo in tour, fino a 8 settimane prima del concerto, a cui dubitavano di partecipare per la breve durata delle esibizioni (20 minuti) e altre ragioni, e non per non essere in forma (addirittura non riuscire a cantare durante le prove...).
Il film decide di chiudere in crescendo col Live Aid, e perciò fa delle scelte per anticipare alcuni fatti salienti della vita di Freddie dopo il concerto, in primis la diagnosi, che da varie fonti risalirebbe all'87, e che viene traslata a prima del concerto, dando alle parole di Freddie un significato tutto diverso durante la performance.
Performance che diamine fa venire i brividi, caschi il cielo se un giorno lo negherò. E non quella vera, il concerto secondo me è riprodotto davvero divinamente.
Il Live Aid fece tornare i Queen una band vera e propria, riamalgamando le individualità. Un happy ending quindi possiamo vederlo per davvero, e passi che il milione venne raggiunto dopo la performance dei Queen. Sempre per mantenere questo clima quando già era malato, pure su proposta di Mercury le canzoni cominciarono a essere firmate come "musica e parole dei Queen", per evitare dibattiti simili a quelli avuti negli anni precedenti sulla paternità delle canzoni e quali singoli pubblicare (riprodotti nella scena della fattoria con I'm in love with my car di Taylor, che May prese davvero per uno scherzo la prima volta che la sentì, e che se ve lo steste chiedendo han pubblicato per davvero). Un po' pietosa quindi la mossa della clausola imposta a Mercury per riunire la band, che tra l'altro cantò fino a non reggersi più in piedi per canzoni su cui avrebbero guadagnato altri.
Mercury, ci dice in alcuni frangenti il film, era il solo troublemaker del gruppo (a parte sfuggevolmente Roger Taylor). Era l'unico ad arrivare tardi alle prove, era quello a condurre la vita dissoluta mentre gli altri membri tornavano a casa con le mogliettine quando la festa si faceva più caliente, l'unico a mettere se stesso davanti alla famiglia che c'era solo a parole. Se non ci fosse il Live Aid, sarebbe questo l'ultimo pensiero che avreste uscendo dal cinema. Beh, a me un po' di marcio è rimasto lo stesso.
Se Brian May e Roger Taylor volevano togliersi qualche sassolino dalla scarpa, spero che non lo abbiano fatto patrocinando certe scelte, ma semplicemente che la macchina di Hollywood non li abbia ascoltati. Eppure, pensando al concerto in Sudafrica, ai credits, alla loro faccina pulita di family men, il legittimo dubbio viene... che avesse ragione Sacha Baron Cohen, quando mollò il ruolo di Mercury, dicendo che la bozza di sceneggiatura voleva più che altro proteggere la legacy della band?
Volevano il dramma? E non c'è dramma sufficiente nella storia di un uomo che nonostante la malattia che avanza prepotente si beve un bicchiere di vodka di fronte a Brian May dicendogli "I'll fucking do it, darling!" e procedendo contro i dubbi a registrare "The show must go on"?
Forse si sarebbe incastrato poco chiudere con la malattia, ma inventare balla per il climax si incastra ancora meno.
C'è tutta un'altra parte della storia di Freddie che viene ovviamente trattata dal film: la sua sessualità. A parte che Jim Hutton non era un cameriere ma un parrucchiere, e si incontrarono in un nightclub, iniziandosi davvero a frequentare in quegli anni, il resto mi è parso abbastanza veritiero (per quanto uno ne possa sapere della vita privata di uno sconosciuto per fonti traverse).
Freddie non era un santo ma era comunque un carattere gentile che doveva affrontare l'essere bisessuale in un'epoca certo non facile. Mary è sempre stata una costante della vita di Freddie, come lo stesso Mercury affermava nell'85: "Tutti i miei amanti mi chiedono perché non possono sostituire Mary, ma questo è semplicemente impossibile. Lei è la mia unica amica e non desidero nessun altro. Per me, è come se fosse mia moglie. Per me è un matrimonio." Passi che abbiano voluto anticipare la gravidanza di Mary dal '90 per avere ancora un po' più di dramma (da recuperare il video di Freddie che gioca col bambino in mezzo ai suoi gatti). Dall'altro lato, il produttore Paul Prenter pare avesse davvero questa influenza sul cantante e fece davvero rivelazioni alla stampa sulle sue abitudini personali,
In conclusione, è un film che ci si gode assolutamente se si è fan della musica dei Queen, ma come tributo di Freddie Mercury soffre di una profonda schizofrenia nei suoi confronti. Come lo ha definito un anonimo commentatore di YouTube ancor più acido di me, è per certi versi "Brian & Roger Bohemian Fantasy".
* SIPARIO *
ThePoleMan
5 anni fa
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Billizful
5 anni fa
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