Negli ultimi anni siamo stati letteralmente soverchiati dai film supereroistici. Produzioni in fotocopia, fatte con lo stampino, programmate con anni di anticipo seguendo strategie di marketing...
Negli ultimi anni siamo stati letteralmente soverchiati dai film supereroistici. Produzioni in fotocopia, fatte con lo stampino, programmate con anni di anticipo seguendo strategie di marketing pianificate nei minimi dettagli. Film girati per vendere biglietti, prima ancora che per per fini artistici. D’altronde il cinema è un’industria, e questo genere di film sono una gallina dalle uova d’oro: facili da piazzare, pubblico assicurato, attori e registi molto disponibili, e, nel caso in cui il film venga fuori bene, anche un successone di critica. Va dato atto alla Marvel di grande lungimiranza, dato che la loro struttura è a tutti gli effetti il nuovo standard per film di questo genere.
Quando è stato lanciato Lo chiamavano Jeeg Robot, il primo pensiero è stato “ecco qui, arriva il fumettone made in Italy pizza spaghetti mandolino mamma”. Inutile nascondersi. Eppure di questo film parlavano tutti troppo bene, e quindi, non senza pregiudizi, gli concedo una visione.
Inizia il film e vediamo il protagonista scappare per le vie del centro di Roma, finendo per buttarsi nel Tevere e cadere in un bidone di una sostanza tossico/radioattiva random. Devo ammettere che qui stavo già vacillando. Impegno zero proprio. Ma passano pochi minuti, il tempo sufficiente al nostro Enzo per prendere coscienza dei poteri appena acquisiti (su tutti quello di piegare termosifoni come se fossero props di scena), che vediamo il nostro protagonista smurare un Bancomat a cazzotti – non sono pugni, sono proprio cazzotti – e portarsi via i soldi in un sacco. Facciamo anche la conoscenza dei personaggi che ogni buon film di supereroi deve avere: il love affair e il villain con la sua gang. Eppure anche qui c’è qualcosa di strano: il love interest è una ragazza trasandata, con evidenti problemi mentali, che trascorre le giornate divorando episodi di Jeeg Robot imparati a memoria nel corso di anni e anni trascorsi da reclusa in casa col padre vedovo. Il villain è un criminale da quattro soldi, la cui rabbia deriva dal fatto di non aver sfondato in televisione, e a cui non serve dominare il mondo o dominare Roma, basterebbe dominare gli studi di Canale 5. Lo sfondo della vicenda non è la Roma di Suburra, bella e dannata, né la Roma patinata della Grande Bellezza. Qui siamo a Tor Bella Monaca, di bello non c’è nulla; c’è povertà, disagio, abbandono, sporcizia. È la Roma popolare, la Roma in cui vive la maggioranza dei romani; non ci sono monumenti, non ci sono papi e politici. Qui non arriva l’ombra del Cuppolone, arriva a malapena l’autobus.
La presenza di un ladro dalla forza sovrumana non tarderà a farsi notare, e lo Zingaro (questo il nickname del cattivo interpretato da un ottimo Luca Marinelli) vedrà nella superforza di Enzo l’opportunità di guadagnarsi, finalmente, la notorietà che sente di meritare. I due non tarderanno ad incontrarsi, ed Enzo dovrà decidere da che parte stare e cosa fare dei poteri che ha acquisito.
Ormai abbiamo intuito il grande merito di Lo chiamavano Jeeg Robot: mantiene i piedi ben saldi a terra, nonostante racconti di gente che diventa superforte bagnandosi in liquami radioattivi. Parla di esistenze miserabili, di problemi reali, di luoghi che vedi affacciandoti dalla finestra, di persone che incontri tutti i giorni. E sì, anche di supereroi e di supercattivi. Lo fa con una sceneggiatura divertente, con dialoghi naturali e credibili, con attori perfettamente in parte, con una regia asciutta ma capace anche di narrare più di un dialogo, con una fotografia curata e coerente con quello che si sta raccontando. È un film di genere, un film d’azione, d’intrattenimento, che però costruisce anche un contesto e descrive oltre l’azione, e non per il gusto di farlo, non per farsi accettare dal critico di turno, ma perché, semplicemente, serve, è parte della storia.
In poche parole, questo film ha sul serio qualcosa da dire, nel suo genere: anche da noi si può fare un film di supereroi, che non avrà i soldi degli americani, ma ha più cuore. Sarebbe bello vederne ancora.
Contiene spoiler