La coppia Antoine Fuqua/Denzel Washington si ritrova per la quarta volta, e per entrambi si tratta del primo sequel della carriera.
Dopo un inizio ad effetto con una scena...
La coppia Antoine Fuqua/Denzel Washington si ritrova per la quarta volta, e per entrambi si tratta del primo sequel della carriera.
Dopo un inizio ad effetto con una scena violentissima ambientata su un treno turco, scopriamo che Robert McCall (Washington) è diventato un driver di Lyft, un servizio simile ad Uber.
Ha quindi la possibilità di venire a contatto con la più varia umanità, di conoscere persone e situazioni e, nel caso, di decidere di “equilibrare” la situazione mettendo in pratica la sua giustizia privata.
A differenza che nel primo film questa volta si troverà a proteggere qualcuno che ama, che conosce e a cui tiene, e quando i cattivi cominciano ad uccidere chi gli sta intorno sarà di nuovo costretto ad intervenire con il suo modus operandi fatto di azioni fulminee, nessuna pietà ed una spiccata predilezione per l’omicidio perpetrato con i più diversi oggetti di uso comune, fino ad un finale che urla disperatamente una gran voglia di epicità.
Ma se nel primo capitolo era interessante scoprire poco alla volta il passato del protagonista ed era eccitante vedere cosa era in grado di fare un ex agente della CIA super addestrato… stavolta si ha l’impressione di assistere più ad una copia che ad un vero e proprio sequel.
McCall -e ciò che gli è capitato portandolo ad essere ciò che è- rimane ancora un mistero perché The Equalizer 2 non aggiunge nulla al personaggio, non fa luce sulla sua storia e sulle sue motivazioni, lasciando che il suo struggimento per quanto ha vissuto resti nell’oscurità.
E si fatica a capire quale sia il plot del film perché non c’è un vero e proprio elemento scatenante della trama, ma piuttosto una sequenza di eventi confusi che metteranno in azione McCall e le sue abilità, e tutta la sceneggiatura soffre spesso di grossolanerie evitabili e di una diffusa sensazione di prevedibilità.
Personalmente credo che con qualunque altro attore protagonista avrei derubricato questo film a “filmetto”, ma Robert McCall è interpretato da Denzel Washington.
Un gigantesco Denzel Washington.
Una presenza scenica impressionante, un carisma da gigante e la capacità di rendere interessante anche la lettura di un elenco telefonico.
Il film gira intorno a lui, è costruito su di lui, tanto che nei -rarissimi- momenti in cui non è presente si ha la netta sensazione che manchi qualcosa: mette in ombra chiunque si trovi a recitare nella stessa scena con dei minimi cambi di espressione ed una credibilità altissima nonostante il personaggio sia fondamentalmente un cliché.
E questo se da un lato è un bene, dall’altro lo è meno perché i pur bravi Pedro Pascal (Game of Thrones, Narcos) ed il giovane Ashton Sanders (Straight Outta Compton, Moonlight) vengono notevolmente ridimensionati nel momento in cui compaiono nella stessa inquadratura accanto a Washington: la cosa appare lampante anche al regista, che non manca mai di raccontarci le cose dal punto di vista del protagonista, soffermandosi sui suoi sguardi, entrando letteralmente nei suoi occhi con la tecnica in CGI già vista nel primo film, ed inquadrandolo spesso dal basso verso l’alto regalandogli così una figura imponente.
Washington prende molto seriamente il personaggio e si vede che gli piace essere diretto da Fuqua (d’altronde è il regista che gli ha fatto vincere il suo unico Oscar come Attore Protagonista, con Training Day): non si risparmia, emotivamente e fisicamente, e all’età di 63 anni dimostra di avere ancora voglia di mettersi in gioco in film muscolari e votati all’azione pura.
Ed il finale del film resta aperto alla possibilità di un ulteriore sequel, quindi chissà che non vedremo ancora Robert McCall rompere braccia e tagliare gole come se non ci fosse un domani rimediando ogni volta qualche botta ed un proiettile sopportati con classe come se fossero un paio di graffi del gatto di casa…
Davide Sciacca
6 anni fa
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