Il film ha ottenuto 9 candidature e vinto 3 Premi Oscar, come Miglior Film(ricordo che quell’anno tifai per Her”), miglior sceneggiatura non originale(infatti è tratto dalla biografia di Solomon...
Il film ha ottenuto 9 candidature e vinto 3 Premi Oscar, come Miglior Film(ricordo che quell’anno tifai per Her”), miglior sceneggiatura non originale(infatti è tratto dalla biografia di Solomon Northup), miglior attrice non protagonista per Lupita Nyong'o.
La pellicola si apre con una scena, che apprenderemo quasi subito non essere la prima in ordine cronologico. I ricchi si sventolano e guardano gli schiavi che lavorano, mentre cantano, vivono in baracche. Il protagonista, Solomon Northup, all’inizio non si capisce se scrive (perché è già capace), a cerca di scrivere (perché vuole imparare) col succo della mora (avanzata da parte del misero pasto).
Lui è un “eccelso suonatore di violinò” è questa è una fortuna... lo fa “lavorare” per suonare alle feste dei borghesi... ma, finita la scena della festa si apprende che (a Saratoga nello stato di New York nel 1841) non è uno schiavo, non è nato come uno schiavo, ma come un uomo libero!(come in molti altri casi)
È un uomo sposato con due figli.
Ad un certo punto, due “loschi figuri” gli propongono un affare, dopo averlo invitato a cena (scena caruccia dove gli versano il vino, i bicchieri dei “criminali” sono pieni a metà quelli del protagonista pieno fino all’orlo. Dopo averlo fatto ubriacare, risvegliandosi si ritrova in catene.
Inizia così il suo incubo, solo... che non sta dormendo, non si può svegliare... purtroppo.
Era un uomo libero e gli viene sbattuto in faccia che non lo è più, perché se lo fosse davvero doveva tirare fuori i documenti(che non aveva perché i due rapitori li hanno fatto sparire)...
E, siccome è senza documenti viene ripetutamente insultato per il colore della pelle e gli ripetono fino alla nausea: “Non sei un uomo libero sei solo un fuggitivo della Georgia”. Viene frustato e picchiato “sei uno schivo” è queste parole ti risonano in testa fino a farti starti male. Ora è a Washington.
Salomon non sospetta ancora di essere stato “fregato” dai ricchi artisti bianchi, che forse erano artisti, ma di sicuro erano dei pochi di buono.
Ad un certo punto del film, a questo punto c’è una frase meravigliosa: “IO NON VOGLIO SOPRAVVIVERE VIGLIO VIVERE”, detta dal nostro protagonista. Ed è profondissima; perché non solo ti vuole fare capire che vuole mantenere la sua libertà ma anche la sua dignità.
Donne, bambini, uomini non ha importanza... vengono tutti frustati e malmenati.
Il protagonista quando diventa schiavo non viene chiamato neanche più col suo vero nome ma con un altro.
Quando vengono vendute, queste persone, sono oggetto o animali, spesso i figli vengono divisi dai genitori.
Ed ecco che a mia sorpresa appare Benedict Cumberbatch, (uno dei miei attori preferiti), che nel film interpreta il ruolo di William Ford, un ricco che compra schiavi... tutto sommato “grazie” a quest’uomo il protagonista riesce a sopravvivere, ma non a vivere, perché viene comprato, ma rimane comunque schiavo. Nello stesso momento incontra un’altra schiava che viene separata dai figli; e per questo successivamente la donna continuerà a scoppiare in pianti isterici (comprensibili), sino a diventare fastidiosa, anche per Salomon, che le ripete di smetterla. Scena drammatica quella della separazione, che fa veramente riflettere su qualcosa che dovrebbe essere ovvio, ma che in realtà non lo è. Nessuno dovrebbe essere schiavo, per nessun motivo; e nessuno dovrebbe essere separato dai suoi figli, dalla sua moglie o dalla sua famiglia.
Dopo Ford, purtroppo, cambierà altri padroni fino ad arrivare dalla famiglia di Edwin Epps, lui stupra le schiave, e la moglie non vede l’ora di frustare tutti.
È qui che si scopre che la lettera che ha scritto era per chiedere la libertà, era per cercare la sua famiglia, per essere riconosciuto, ma quella lettera fa una brutta fine. Escludendo il lavoro nella piantagione di cotone, dove si cantano tristemente Gospel, c’è una scena ancora più dura da digerire, quella dov’è Epps deve frustare, dopo essere stato scioperato dalla maglie, la donna che molestava, e non riuscendo a farlo, inizialmente, costringe Salomon e farlo, e lui non ha la forza, non vuole, non riesce, (e meno male), così Epps riprende in mano la frusta fino a farla sanguinare.
La fortuna di Salomon è quella di incontrare Samuel Bass, un uomo contro il commercio di schiavi disposto ad ascoltare la sua storia, non solo ad ascoltarla a credergli, e addirittura grazie a lui, finisce la sua schiavitù. E ritorna a casa. Dopo 12 anni, riesce a riabbracciare sua moglie, suo figlio, sua figlia, e... suo nipote.
Questo mi fa riflettere su qualcos’altro... come Salomon non aveva notizie della sua famiglia, anche la sua famiglia non aveva notizie di lui, e penso che questo abbia distrutto entrambi.
Nonostante il film, mi sia piaciuto, non lo considero un capolavoro, ma di certo lo consiglio.
Giuliana Zaccarini
6 anni fa
Alla fine dei conti è solo una sviolinata buonista. Ok, la schiavitù era una cosa abominevole, ma questo film è creato ad opera d'arte per lenire il senso di colpa degli americani.
Un buon film sulla schiavitù? Django Unchained.
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Joe Riga
6 anni fa
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