Shaun ha trent’anni, lavora come commesso in un negozio di elettrodomestici, vive con il suo migliore amico nullafacente Ed, e ha una ragazza, Liz, che lo sopporta a malapena. Totalmente assuefatto...
Shaun ha trent’anni, lavora come commesso in un negozio di elettrodomestici, vive con il suo migliore amico nullafacente Ed, e ha una ragazza, Liz, che lo sopporta a malapena. Totalmente assuefatto alla sua vita, percorre ogni giorno la strada da casa al minimarket, dove si rifornisce di gelato e birra, e poi al lavoro, dove deve sottostare allo scherno dei colleghi e dei clienti. Come lui, migliaia di individui senza volto che seguono ognuno la propria routine, tante comparse che affollano la strada, nessun protagonista. Una mattina come tante, le comparse sembrano addirittura più inermi e inebetite del solito. Shaun non ci fa molto caso, e non si rende conto di nulla nemmeno quando due cadaveri in rapida putrefazione piombano nel suo giardino. In effetti, finché uno dei due invasori non viene trafitto dalla base di un ombrellone e si rialza come nulla fosse, a Shaun sembra tutto sì bizzarro, ma nemmeno troppo; chissà quante volte lui ed Ed hanno invaso le case dei vicini, ubriachi, di ritorno dal loro pub preferito. Ma un buco sanguinante della misura di un bicchiere nella pancia di una ragazza è una faccenda diversa, non si può ignorare. La risposta arriva dalla TV: c’è un sacco di gente impazzita per strada, gente morta che cerca di mangiare il cervello dei vivi, e che può essere eliminata solo facendole un bel buco in fronte, dato che, evidentemente, in altri punti del corpo non funziona. Shaun ora è preoccupato: forse vale la pena di uscire di casa per salvare i suoi genitori e riconquistare la sua ragazza, e magari anche dare un senso alla sua vita.
Shaun of the dead è il primo capitolo della cosiddetta “Trilogia del Cornetto”, trittico di film realizzati dal regista Edgar Wright e dagli attori Simon Pegg e Nick Frost. Ognuno di questi film affronta un genere (horror – poliziesco – fantascienza), declinandolo in chiave comico-grottesca. Come evidente fin dal titolo, richiamo al capolavoro di Romero che ha plasmato il genere come oggi lo conosciamo, SOTD è, prima di tutto, un film di zombie. Certo, ci sono le battute, le situazioni sono comiche e si ride (si ride parecchio); ma per il resto è un film di zombie in piena regola. Non manca il sangue, non manca la violenza; i personaggi muoiono, in modi anche cruenti, e le morti vengono messe in scena con dovizia di particolari. Il contrasto che si crea è ciò che rende questo film un vero e proprio cult, una piccola perla difficilmente classificabile in un genere, un’opera atipica ma con grande personalità.
Il tutto è valorizzato dal magnifico lavoro del regista Edgar Wright, che qui introduce tutte le peculiarità che diverrano veri e propri marchi di fabbrica del suo cinema. Dialoghi rapidi e taglienti, ironia serpeggiante che esplode di tanto in tanto, movimenti di macchina sempre ricercati e ad effetto, e soprattutto il montaggio, vera firma stilistica che caratterizza i lavori di questo regista. Le scene vengono scandite da montaggi serrati, transizioni brusche, spesso sottolineate da rapidi movimenti di macchina, azioni che si svolgono seguendo il ritmo della musica – diegetica o meno, non fa differenza -, battute enfatizzate da appositi stacchi e inquadrature. Come se non bastasse la trama e il susseguirsi continuo di gag una più delirante dell’altra, l’attenzione dello spettatore è continuamente catturata dalla regia e dal montaggio assolutamente ingombranti e “rumorosi”. Il risultato è una sequela di scene memorabili, una vera e propria esplosione di suoni e immagini. Wright, via via, affinerà sempre di più il suo stile, ma già in questo esordio sul grande schermo il suo marchio è ben riconoscibile, garanzia di film sempre degni di una visione. Inoltre, grande merito di questo film è quello di riuscire a mettere in scena una commedia horror che non tradisca nessuno dei due generi, risultando molto divertente e al tempo stesso offrendo scene che non stonerebbero nelle pellicole dell’orrore più audaci.
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