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Mrs. Doubtfire - Recensione: Un Cinema per crescere

La recensione di una delle migliori commedie degli anni '90: Mrs. Doubtfire 

Era il 1993 quando nelle sale di tutto il mondo uscì Mrs. Doubtfire (in Italia venne aggiunto la consueta, idiota, tagline "Un mammo per sempre"), sesto lungometraggio di uno dei Signori della commedia americana, Chris Columbus.

 

Il regista, sceneggiatore e produttore nato in Pennsylvania, dopo aver scritto due grandi successi per ragazzi come i Gremlins (1984) e I Goonies (1985), si accomodò dietro la macchina da presa per il suo primo film nel 1987 (Tutto quella notte) e solo 3 anni dopo firmò uno dei titoli cinematografici più noti e amati degli anni '90: Mamma, ho perso l'aereo con Macaulay Culkin.

 

Nel 1992, visti i risultati travolgenti al box office mondiale, la 20th Century Fox affidò a Columbus l'impresa di bissare il successo della prima avventura del piccolo Kevin McCallister facendogli dirigere il sequel: Mamma, ho riperso l'aereo: mi sono smarrito a New York.

 

Il film non sfondò i botteghini come il suo predecessore, ma ebbe comunque un eccellente riscontro dal pubblico con 359 milioni di dollari incassati dalla distribuzione mondiale.

 

 

[KEVIN!]

 

 

A questo punto la carriera di Columbus era prepotentemente in ascesa.

 

Quindi, quando la Fox gli lanciò la palla dal nome Un padre a ore - questo il titolo del libro per ragazzi della scrittrice britannica Anna Fine - con l'idea di portarla sul grande schermo, Chris ebbe la possibilità di spedirla fuori dallo stadio e consacrarsi come regista hollywoodiano di punta.

 

Fu un home run.

 

Columbus, con l'uscita di Mrs. Doubtfire, riuscì a convincere critica e pubblico e, cosa ben più rilevante, influenzò per sempre le generazioni di pubblico dell'epoca e quelle successive.

 

Con la complicità di un cast ben assemblato - in cui spicca una delle migliori interpretazioni del nostro amatissimo "papà" Robin Williams - il brillante lavoro svolto sullo script dagli sceneggiatori Leslie Dixon e Randi Mayem Singer, le ottime musiche del solito Howard Shore e, soprattutto, il trucco prostetico di Greg CannomVe Neill e Yolanda Toussieng (che valse loro il Premio Oscar), Chris Columbus consegnò al pubblico una commedia dolce-amara sulla crescita e sulle difficoltà di essere genitori.

 

Mrs. Doubtfire è un grande film per ragazzi (e non solo) perché è terribilmente onesto nella rappresentazione delle difficoltà di essere genitori.

Sincero e aspro nelle dinamiche con le quali i figli sono costretti ad accettare la separazione di mamma e papà.

 

[Il trailer internazionale di Mrs. Doubtfire]

 

 

Robin Williams interpreta Daniel Hillard, doppiatore e uomo di sani principi che ha perso il lavoro per un alterco morale avuto col proprio capo; marito assente e scapestrato, ingabbiato in un matrimonio esausto a cui la moglie Miranda (Sally Field) porrà fine dopo l'ennesima bravata del consorte.

 

Pur di stare con i propri figli senza sottostare a - orribili e tristissime - visite sotto la sorveglianza di un'assistente sociale, Daniel si travestirà impersonando Euphegenia Doubtfire - governante da lui inventata di sana pianta - e si farà assumere da un'ignara Miranda per badare ai suoi stessi pargoli.

 

L'intreccio di Mrs. Doubtfire è vincente per la sua capacità di alternare la verve istrionica e animalesca di Williams - ricca di momenti esilaranti (la sequenza dove la finta-tata si occupa delle faccende di casa su Dude (looks like a lady) degli Aereosmith è entrata nella Storia del Cinema) - a momenti di riflessione intimi e drammatici, ma senza mai scadere nel patetismo lacrimevole.

 

Il film diretto da Columbus riuscì nell'impresa di parlare di tematiche spinose come la famiglia e il divorzio facendole affrontare a personaggi complessi, non mono-direzionali, ma animati da sentimenti e caratteristiche contrastanti: Miranda, inizialmente rappresentata come la "cattiva" di turno, è in realtà una mamma severa che adora i propri figli e vuole il loro bene, anche se il conflitto con il marito la muove verso azioni contradditorie.

 

Daniel, al contrario, è da subito il "papà buono" incompreso, un po' matto, vittima apparente della rigidità della moglie.

 

 

[Immagini cantanti: "Dude! Dude! Dude looks like a lady!"]

 

 

Nella realtà dei fatti, ci dice il film, nessuno dei due può considerarsi innocente di fronte al disastro familiare che, tra una scena comica e l'altra, viene rappresentato sullo schermo: le uniche vittime della storia sono infatti Lydia, Chris e Natalie, i "figli spezzati" da dinamiche più grandi di loro.

 

A ben vedere, in effetti, il messaggio di Mrs. Doubtfire è ancora più profondo: nella tragedia di un divorzio, quando un nucleo familiare esplode, non esistono ragioni o torti assoluti, non ci sono vincitori ma solo vinti.

La colpa non è più un peso da scaricare sulle spalle di un "coniuge cattivo", ma un fardello da condividere, un grumo di sofferenza e rancore da superare per il bene di tutti.

 

Una morale giusta, non buonista ma tremendamente reale e dolorosa, affidata all'ultima scena del film dove Daniel/Mrs. Doubtfire, rispondendo alla lettera di una bambina, figlia di un divorzio cattivo, ingiusto e insensato, la consola amorevolmente con una delle "chiuse" più dolci e amare della storia della commedia americana.

 

Un finale - tra l'altro - non previsto dalla produzione che voleva che Daniel e Miranda si rimettessero insieme, per la gioia dei propri figli, in un happy ending fasullo e poco realistico.

 

 

["Fosse stato un cocco...!"]

 

 

Columbus, Williams e la Field si opposero a questo desiderio di 20th Century Fox, ritenendo che una simile conclusione sarebbe stata troppo "facile", stucchevole e poco sincera nei confronti di milioni di piccoli spettatori che stavano vivendo una situazione di separazione simile a quella rappresentata nel film.

 

"Cara Katie,

certi genitori, quando sono "in urto", vanno molto più d'accordo quando non vivono insieme: non litigano continuamente e possono diventare migliori.

E mamme e papà molto migliori per voi.

Qualche volta si rimettono insieme e qualche volta... no. 


E se non lo fanno, non dartene la colpa: solo perché loro non si vogliono più bene, non significa affatto che non ne vogliano a voi.

Esistono tanti tipi diversi di famiglie, Katie. 


Certe famiglie hanno una mamma, certe altre hanno un papà... o due famiglie.

Qualche bambino vive con gli zii, alcuni vivono con i nonni, altri bambini vivono con i genitori adottivi. Altri ancora vivono in case separate, in quartieri separati, in diversi parti del Paese, e possono anche non vedersi.

Per giorni, settimane, mesi, anche anni, a volte!

Ma se c'è l'amore, cara, quello è un legame autentico.

 

E tu avrai una famiglia nel cuore, per sempre.

 

Con tutto il mio affetto, bambina.

 

Andrà tutto bene"

 

In una scena del film Robin Williams, nei panni del donnone in sottana, risponde a un interlocutore dicendo "di quelle come me hanno gettato lo stampo".

 

Ci sentiremmo di dire la stessa cosa rispetto a produzioni similari al sesto film di Chris Columbus: di commedie per la famiglia divertenti, educative e profonde quanto Mrs. Doubtfire, purtroppo, pare non ce ne sia più traccia.

 

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