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Aspettando C'era una Volta a... Hollywood, Mattia Corselli ripercorre la carriera di Quentin Tarantino analizzando una singola scena di ogni suo film: è la volta di Grindhouse - A Prova di Morte e della doppia scena di Stuntman Mike in azione.
Grindhouse - A Prova di Morte viene presentato in Europa al Festival del Cinema di Cannes del 2007, per poi uscire in Italia il 1° giugno dello stesso anno, come seconda parte di un dittico che, insieme a Planet Terror dell’amico fraterno Robert Rodriguez, prende il nome di Grindhouse: nome dato a una tipologia di sale americane dove si tenevano spettacoli con cui, al prezzo di un biglietto, si potevano gustare due film diversi uno di seguito all’altro.
Questo tipo di esperienza cinematografica è ricordata anche attraverso un lavoro fisico sulla pellicola: graffi, bruciature, spezzoni mancanti, fotogrammi che si incantano ecc... creati per simulare quanto, negli anni ’70, gli spettatori delle sale Grindhouse si trovavano a vedere a causa dell’usura che, proiezione dopo proiezione, deteriorava le pellicole.
Altro omaggio a quel tipo di spettacolo è rappresentato dai trailer finti, uno più splatter degli altri, mostrati tra i due film come si conveniva a queste double-feature.
Grindhouse - A Prova di Morte e Planet Terror sono quindi stati realizzati con l’idea di proiettarli insieme e, almeno negli Stati Uniti, in Canada, Giappone, Brasile e pochissimi altri stati, andò così.
Il progetto però al botteghino fu un flop e per questo si decise che nel resto del mondo i film sarebbero stati distribuiti separatamente.
Come si diceva nell’episodio scorso Grindhouse - A Prova di Morte, insieme a Kill Bill, rappresenta una fase della carriera di Quentin Tarantino in cui questi, dopo essersi ispirato alle sue fonti principali, non si limita più a rivisitare e mescolare tra loro un certo tipo di film, ma realizza quel tipo di film.
Con Grindhouse - A Prova di Morte Tarantino gira così il proprio film exploitation, genere già avvicinato con Jackie Brown.
Se per quest’ultimo l’ispirazione, la fonte, era però stata in particolare la blaxploitation, con Grindhouse - A Prova di Morte invece il regista realizza un film che si rifà ai road movies tanto citati nella pellicola stessa - Punto Zero, Zozza Mary pazzo Gary ecc... - e ai film di Russ Meyer.
Un film la cui trama è più che spiccia: un ex stuntman divenuto un killer psicotico, gode nell’uccidere le ragazze investendole con la sua auto modificata per essere "a prova di morte".
Ciò che conta in questo film non è tanto la storia, sostanzialmente assente ed esclusivamente propedeutica allo scorrere degli eventi, quanto proprio la pura esperienza filmica.
Così come l’opera Grindhouse in generale, anche il film di Tarantino è suddiviso in due parti sostanzialmente distinte, con diverse protagoniste - per la terza volta di fila il palcoscenico principale è riservato alle donne - in diverse città, senza nessun legame tra loro e con, come unico elemento comune e filo conduttore, la figura del sadico killer Stuntman Mike, interpretato da Kurt Russell.
Lo stesso può dirsi altresì per l’incredibile e virtuosistico inseguimento che chiude Grindhouse - A Prova di Morte.
Anch’esso si compone di due diversi spezzoni in cui i rispettivi ruoli si ribaltano.
Nella prima parte vediamo Stuntman Mike che, come fatto col primo gruppo di ragazze, attacca le tre amiche gettandole nel panico - ricordiamoci che Zoë Bell, che interpreta se stessa, al momento dell’arrivo del nostro cattivo stava eseguendo una pericolosissima sfida distesa sul cofano dell’auto, spinta ad alta velocità dall’amica Kim, tenendosi solo a due cinture legate agli sportelli della vettura.
Ma, dopo averle spinte fuori strada convinto di averla spuntata, Stuntman Mike viene colpito al braccio da un proiettile sparato da Kim con la propria pistola, sul cui possesso da parte sua le ragazze avevano tanto disquisito nella scena del diner.
Ferito e dolorante, il personaggio interpretato da Kurt Russell fugge ma, recuperata Zoë che miracolosamente l’ha scampata anche questa volta
“Certo, è Zoë la gatta”,
le tre ragazze partono all’inseguimento del pazzo che le ha assalite decise a farlo secco, come dice Abernathy (Rosario Dawson).
Comincia così la seconda parte di inseguimento in cui però è Stuntman Mike a venire braccato.
Tutta l’intera scena dell’inseguimento è senza dubbio, dal punto di vista tecnico, una vera perla cinematografica.
Girate tutte rigorosamente dal vivo, come si faceva un tempo - con “macchine vere che sbattevano contro macchine vere con dentro idioti veri che le guidavano” - le riprese di cui si compone tutta la lunga scena finale sono letteralmente mozzafiato.
Riescono infatti a rendere perfettamente sia gli stati d’animo vissuti dalle protagoniste e da Stuntman Mike - che rispettivamente passano dal terrore all’eccitazione le prime e viceversa il secondo - sia, soprattutto, la velocità della corsa e degli scontri.
Ammetto che ho avuto la tentazione di analizzare questa scena, ma rendere a parole quello che tale scena trasmette è impresa pressoché impossibile.
L’ambizione di Quentin Tarantino era quella di girare la migliore scena di inseguimento della Storia del Cinema.
Impossibile dire se ci sia riuscito o meno, ma certamente la scena non può essere esclusa da qualsivoglia dibattito in merito.
Menzione d’onore merita ancora una volta la colonna sonora, che definirei esplosiva e frizzante e tra cui in particolare si distinguono, a mio parere, le canzoni sulle quali vediamo ballare Jungle Julia e Arlene (questo nome vi ricorda per caso Kill Bill?) durante la prima parte del film.
Mi riferisco, in ordine, a Baby It’s You degli Smith - brano sulle cui note dimena la sua chioma la splendida dj nera e che riporta alla mente quando, in Pulp Fiction, Mia ballava sulle note di Girl, You’ll Be a Woman Soon - The Love You Save (May Be Your Own) di Joe Tex sulla quale danza con dolce sensualità Butterfly e infine a Down in Mexico dei The Coasters, che fa da base alla famosissima scena della lap-dance ballata ancora da Butterfly.
Quest’ultima è senza dubbio la scena più iconica e maggiormente ricordata del film, e non potrebbe essere diversamente.
Ho pensato di parlare anche di questa scena ma, come per quella del twist in Pulp Fiction, la considero una scena che va vista e goduta, non commentata.
Prima di passare alla scena che ho scelto mi piace ricordarne un’altra, ossia quella che si svolge al diner - luogo americano per eccellenza, ricorrente nel Cinema di Quentin Tarantino - quando il secondo gruppo di ragazze dopo aver preso Zoë all’aeroporto fa colazione chiacchierando.
La scena non può che riportare la mente quella con cui si apre ufficialmente la filmografia di Tarantino, ovvero la scena iniziale de Le Iene in cui i rapinatori discutono del più e del meno al ristorante.
Una delle ragioni che lega queste due scene, oltre al tenore dei dialoghi dei partecipanti, è il medesimo movimento di macchina: sia qui che ne Le Iene la macchina da presa gira attorno al tavolo, inquadrando a turno tutte le ragazze.
Ma non si ferma qui: va oltre.
Se infatti nella scena iniziale de Le Iene la macchina ruotava attorno al tavolo soltanto nella prima parte per poi passare a singoli primi piani fissi, in Grindhouse - A Prova di Morte questa scena (che dura sette minuti) è interamente girata con un unico pianosequenza nel quale tutta la conversazione è ripresa ruotando lentamente attorno al tavolo, facendo così sentire lo spettatore quasi partecipe di quanto sta accadendo.
In due momenti della discussione la macchina smette di girare fermando il suo sguardo su Zoë, ma sempre senza stacchi di montaggio per poi riprendere subito dopo il movimento.
Si tratta dei due momenti clou della discussione: il primo è quando Zoë comunica alle ragazze cosa vuole fare in America
“Guidare una Dodge Challenger, godermi la strada e andare a palla”,
il secondo è quando rivela loro il piano che ha ideato per fare diventare realtà il suo sogno, ovvero dire all’uomo che vende una Dodge Challenger bianca à la Punto Zero proprio lì, nella città in cui si trovano le ragazze,
“Che forse la compro, così mi fa fare un giro di prova”.
Non si può poi tacere il fatto che Zoë Bell, che come detto nel film interpreta fondamentalmente se stessa, non sia soltanto una vera stuntwoman ma è colei che ha fatto da controfigura a Uma Thurman nel precedente Kill Bill.
E personalmente mi pare fantastico che, in un film che chiaramente omaggia la figura degli stuntmen, Tarantino permetta a una stunt che ha collaborato con lui di brillare di luce propria, rendendola una delle protagnoniste principali.
Con Grindhouse - A Prova di Morte quindi Tarantino non solo regala alla figura degli stuntmen in generale - mestieranti il cui lavoro rimane, per così dire, dietro le quinte - il palcoscenico principale rendendoli protagonisti di un film - sia con la figura di Zoë che, ovviamente, con quella di Stuntman Mike - ma addirittura lo fa anche con una vera stuntwoman che, per una volta, recita per davvero e non solo come controfigura per le scene d'azione.
Giunti a questo punto possiamo quindi passare alla scena su cui è caduta la mia scelta per Grindhouse - A Prova di Morte, che potremmo chiamare “Stuntman Mike entra in azione”.
La scena (minuto 40:38)
Siamo nel parcheggio all’esterno del Texas Chili Parlor, locale gestito da Warren, barista sui generis interpretato dallo stesso Quentin Tarantino, dove il primo gruppo di ragazze del film - Shanna, Jungle Julia ed Arlene - ha passato la sera tra musica, alcol, chiacchiere e lap dance.
Finita la serata, le ragazze si ritrovano quindi al parcheggio a scambiare le ultime parole prima di andarsene verso la casa sul lago del padre di Shanna (rigorosamente “senza ragazzi”).
Insieme a loro, tra gli altri, vi sono Stuntman Mike e Pam - interpretata da Rose McGowan, che fa da protagonista in Planet Terror - la bionda mal vista dalla bella Julia e vessata dalla stessa durante gli anni scolastici.
Le ragazze sono ormai cresciute, ma la dj locale non perde comunque occasione di prendere in giro Pam.
Mentre questa va per allontanarsi con Stuntman Mike, che su sua richiesta si è reso disponibile a darle un passaggio, la ragazza nera non si lascia sfuggire l’occasione e, rivolgendosi ad Arlene, dice con tono canzonatorio
“Mi sa che stasera fa scopare il vecchio Mike” aggiungendo e facendosi volontariamente sentire dai due,
“Alla grande, Burt Reynolds!”
“Non fate le stronze, mi dà solo uno strappo”, prova invano a replicare Pam.
“Ah, come no”, risponde Jungle Julia ridendo.
“Non farti strappare troppo”, rincara la dose Arlene.
“E allora il vaffanculo è doppio!”, risponde Pam alzando il dito medio di entrambe le mani verso le ragazze.
Poi, avvicinandosi un po' a loro per non farsi sentire da Mike, prova a spiegare:
“Ahah, vi posso giurare che non me lo scopo!”
Qui la scenetta assume un tono comico.
Il vecchio Mike infatti ha sentito benissimo e, per nulla offeso e prendendo parte alla presa in giro collettiva della ragazza bionda, glielo fa scherzosamente notare:
“Guarda che ti sento!”
La ragazza allora si avvicina ulteriormente a Julia ed Arlene:
“Con gli anni che ha potrebbe essere mio padre”
“Ti sento ancora!”, esclama lo stuntman tra le risate generali.
Terminato questo siparietto, Pam raggiunge Mike alla sua auto.
Comincia qui la scena che ci interessa.
“Cazzo, fa veramente paura”, esclama la ragazza vedendo il teschio stampato sull’auto nera dello stuntman.
“Sì, volevo qualcosa di impressionante; la paura tende ad impressionare”, le risponde lui.
“Ed è sicura?”, domanda lei.
“No: è più che sicura", la rassicura Mike “È a prova di morte!”
“Come si fa un'auto a prova di morte?”, chiede incuriosita Pam.
“Beh, è il lavoro di uno stuntman. Hai presente quei film dove le macchine fanno incidenti dai quali nessuno potrebbe mai uscire vivo?”
“Sì”, risponde lei affermativamente.
“Beh, e secondo te come li realizzano?”, le domanda lui.
“Al computer?”, risponde lei.
Il personaggio interpretato da Kurt Russell scoppia a ridere, per poi partire con una piccola lezione di Storia del Cinema:
“Sì, purtroppo Pam al giorno d’oggi il più delle volte è come dici tu, ma ai tempi di Tutto o niente, ai tempi di Punto Zero, di Zozza Mary, pazzo Gary, di Violenza sull’autostrada, macchine vere sbattevano contro macchine vere con dentro idioti veri che le guidavano.
A quei tempi davi agli stuntmen la macchina che volevi fracassare, loro rinforzavano quella bastarda dappertutto et voilà, ci tiravano fuori una bella macchina a prova di morte”.
“Non sembra una cazzata”, risponde Pam, “Non lo sapevo ci fossero macchine a prova di morte”
“Posso schiantare questa bambina contro un muro di mattoni andando a 200 chilometri l’ora solo per vedere che si prova”, aggiunge compiaciuto lui.
Con uno stacco di montaggio passiamo a un inquadratura dall’interno dell’auto, mentre lo stuntman apre la portiera lato passeggero.
“Cazzo, ma qui il passeggero lo metti in scatola”, esclama Pam vedendo il “posto” destinato a lei.
Un’altra inquadratura ci mostra come nell’auto vi sia un vetro protettivo che separa i due posti anteriori e, soprattutto, come non via sia un vero e proprio sedile per il passeggero.
“Perché?”, chiede perplessa la ragazza.
“Perché questa è una macchina da film”, risponde con assoluta naturalezza lui, “A volte, quando si gira un incidente, il regista ci mette la macchina da presa per filmare l’incidente dall’interno e qui si mette la camera. Si chiama crash box” continua a spiegarle,
“Accomodati”, le dice poi, dopo aver sistemato quello che dovrebbe fungere da sedile per Pam.
“Quando mi hai chiesto di accompagnarti non hai detto che la tua macchina non aveva il posto del passeggero”, gli fa notare lei.
“Ma veramente io non ti ho chiesto di accompagnarti”, puntualizza Mike, “Tu mi hai chiesto un passaggio ed io ho detto sì.
Ma guarda il lato positivo Pam, non posso provarci mettendoti la mano sul ginocchio!”.
“Sì, è l’unico lato positivo” concorda lei con una risatina isterica.
Lo stuntman le chiude la portiera.
Poi, prima di salire anche lui in auto, si volta a guardare in macchina sorridendo agli spettatori.
Comincia lo show.
Con uno stacco di montaggio ci ritroviamo a un incrocio dove l’auto guidata dallo stuntman si ferma.
“Allora Pam, da che parte vai? A sinistra o a destra?”, chiede l’uomo.
“Destra”, risponde lei.
“Ah, è un vero peccato”, sentenzia lui mentre si sente un suono stridente da film horror.
“E perché?” chiede lei, del tutto ignara di quanto stia per accaderle.
“Perché c’era il 50% delle possibilità di andare a sinistra come a destra”, risponde Stuntman Mike,
“Noi invece andremo tutti e due a sinistra.
Avresti potuto scegliere di andare anche tu a sinistra: in quel caso ci sarebbe voluto un po' per cominciare ad avere paura.”
Pam lo guarda perplessa, senza riuscire a capire quello che lui voglia dire.
Mike continua:
“Ma visto che vai dall’altra parte ho il timore che invece dovrai cominciare ad avere paura... immediatamente!” conclude sorridendo.
“Cazzo fai?!” urla la ragazza.
Lo stuntman ingrana la marcia partendo a tavoletta.
Pam gli grida contro a squarciagola
“Stronzo succhiacazzi bastardo, fammi uscire da qua!”, battendo terrorizzata le mani contro il vetro divisore, “Te la faccio a pezzi la macchina. Ferma questa cazzo di macchina!”
Stuntman Mike, incurante delle parole della ragazza, con una serie di frenate e manovre improvvise la fa sbattere su tutti i lati della scatola mortale in cui l’ha fatta infilare.
Mentre l’auto sfreccia ad alta velocità, un dettaglio ci mostra la piccola figura a forma di paperella che fa bella mostra sull’estremità del cofano, citazione di Convoy - Trincea d'asfalto, film del 1978 di Sam Peckinpah.
Pam, dolorante, prova a prendere l’uomo con le buone:
“Ok, senti, senti, ho capito. È tutto uno scherzo. È uno scherzo, è troppo divertente”, dice tentando una tattica disperata,
“Ma ti prego, fammi scendere. Ti prego, mi sono fatta male. Non lo dico a nessuno, te lo giuro”, supplica in lacrime mentre lo stuntman continua a guidare guardando dritto sulla strada, noncurante delle sue preghiere.
“Lo so che è uno scherzo”, continua la povera Pam,
“Ti prego, ti prometto che non lo dico a nessuno. Fammi scendere, ti prego”
“Ehi, Pam”, la interrompe lui, “ti ricordi quando ho detto che la macchina era a prova di morte?
Non dicevo una bugia... questa macchina è al 100% a prova di morte.
Ma per godere di questo vantaggio, tesoro, tu dovresti essere seduta esattamente dove sono io!”
Stuntman Mike pianta i freni di botto, facendo sbattere Pam di piena faccia contro il vetro.
L’uomo si sistema i capelli soddisfatto.
Poi si volta verso la sua vittima agonizzante, guardandola compiaciuto mentre esala i suoi ultimi respiri.
Morta Pam, Mike abbassa il parasole.
Ci sono le foto di Jungle Julia, Arlene e Shanna.
“E adesso è il turno delle mie altre care amichette”, dice con una voce terrificante mentre si disfa delle tre foto, gettandole per strada.
Ingrana nuovamente la marcia partendo all’inseguimento delle tre giovani.
La macchina da presa indugia per qualche secondo sulle foto riverse sull’asfalto bagnato.
Solo una è rivolta verso l’alto: quella di Arlene, la ragazza con cui il sadico killer maniaco ha giocato e da cui è riuscito a ottenere una lap dance.
Uno stacco di montaggio ci trasporta a bordo dell’auto delle ragazze.
Shanna e Arlene sono sedute dietro.
Alla guida c’è Lanna Frank, mentre Julia è nel posto del passeggero che, con un piede fuori dal finestrino, parla al telefono con quelli della sua radio chiedendo di metterle una canzone - per la cronaca si tratta di Hold Tight.
“La metti subito?”, si assicura la ragazza parlando col suo interlocutore all’altro capo della cornetta.
“Che cosa vuoi sentire?”, le chiede Arlene.
“Dave Dee, Dozy, Beaky, Mick & Tich”, le risponde Julia, spiegando all’amica che “Pete Townshend a un certo punto stava per lasciare gli Who, e se lo avesse fatto sarebbe finito in questo gruppo.
Quindi sarebbero diventati Dave Dee, Dozy, Beaky, Mick, Tich & Pete”.
Alla radio mettono la canzone richiesta dalla dj.
“Sì, ci ha preso!”, esclama entusiasta.
Le ragazze cominciano a muoversi a tempo di musica.
Nel frattempo, mentre le quattro si godono la bellissima canzone, Stuntman Mike le supera a piena velocità senza che loro, al buio, possano riconoscerlo.
Le giovani continuano a ballare.
Il sadico assassino invece con una brusca inversione si posiziona in direzione opposta alla loro, spegnendo le luci.
Un particolare ci mostra il piede pronto sull’acceleratore.
Poi le ruote che fumano.
Infine un movimento di macchina ci porta dal primo piano frontale della paperella sul cofano che si staglia minacciosa fino allo sguardo assetato di sangue di Stuntman Mike.
Il killer sfregiato parte in direzione delle ragazze.
Queste procedono serene, continuando ad ascoltare la coinvolgente musica di Dave Dee, Dozy, Beaky, Mick & Tich.
L’auto nera del sadico assassino spunta da una collinetta.
Le ragazze alzano il volume della musica.
Stuntman Mike accende le luci all’ultimo momento e... bum!
Ecco l’impatto.
Frontale. Tremendo.
Senza via di scampo per le ragazze.
“Due tonnellate di metallo, 300 chilometri all’ora, carne e ossa e il vecchio caro Newton... come cazzo facevano a sopravvivere?!”
Il violento scontro ci viene mostrato, con un’interessante scelta registica, per quattro diverse volte.
Una per ogni ragazza, in modo da poter vedere la sorte capitata ad ognuna di loro.
Shanna viene lanciata sulla strada, dopo una sorta di capriola in aria.
Lanna Frank si schiaccia contro il volante e il cruscotto.
La conturbante Jungle Julia viene letteralmente fatta a pezzi, con una delle sue sensuali gambe che viene tranciata di netto per volare sull’asfalto.
Infine la dolce Butterfly, cui una ruota attraversa in pieno il bel viso.
Un trionfo splatter.
L’auto dell’uomo si cappotta, rovesciandosi sulla strada svariati metri più avanti.
Lui, come vedremo, ne uscirà vivo, seppur con vari danni e un indice sinistro in meno.
Nulla per lui, pur di poter provare quell’orgasmo provocatogli dal prelevare “quattro anime nello stesso istante”, come direbbe il Sergente Earl McGraw.
Con questa scena vediamo così di cosa è capace il personaggio interpretato da Kurt Russell.
Un vero killer sadico e spietato che usa la sua auto come arma per uccidere povere e innocenti ragazze.
Uscito dall’ospedale, sarà pronto a cercare nuove vittime.
Ma questa volta, insieme a due stunt come lui, troverà pane per i suoi denti.
[Mattia Corselli]