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Chi conosce - anche solo vagamente - la band Industrial-Metal dei Rammstein probabilmente saprà della naturale propensione del sestetto teutonico rispetto i concetti di teatralità e provocazione.
A partire dal nome del gruppo - che si rifà alla tragedia delle Frecce Tricolori avvenuta nel 1988 nella quasi omonima base militare in Germania - fino ad arrivare alle sonorità e ai testi delle loro canzoni, il gruppo di Berlino si è sempre distinto per la capacità di “fare rumore” e rimanere ben incastrato nella memoria collettiva, a prescindere dai gusti musicali del pubblico in ascolto.
C’è un altro aspetto che contraddistingue i Rammstein sin dal 1995, data che con l’uscita dell’album Herzeleid segna il loro ingresso nella scena musicale mondiale: l’elevata attenzione nei confronti alla trasposizione in video delle loro canzoni.
[La formazione dei Rammstein. Da sinistra: Paul Landers (chitarra), Christoph "Doom" Schneider (batteria), Christian "Doktor Flake" Lorenz (tastiere), Till Lindemann (voce), Oliver Riedel (basso), Richard Z. Kruspe (chitarra)]
Il focus di questo articolo è quindi orientato verso i molti punti di contatto col mondo del Cinema che la videografia di Till Lindemann & soci è stata in grado di produrre in oltre vent’anni di onorata carriera.
Fra richiami a grandi classici dell’horror, omaggi all’unico e inimitabile signore del pulp, action-movie adrenalinici e collaborazioni con mostri sacri del Cinema internazionale, siamo pronti per incominciare il nostro viaggio nell’immaginario visivo di una band entrata a pieno diritto nella Storia del Metal.
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Du riechst so gut, tra Coppola e Carpenter
Der Wahnsinn
Ist nur eine schmale Brücke
Die Ufer sind Vernunft und Trieb
[La pazzia
è solo un ponte stretto
le cui sponde sono ragione e istinto]
Du riechst so gut [Sai di buono] è il primo singolo estratto dall’album d’esordio Herzeleid [Mal di cuore].
La canzone, ispirata liberamente allo scandaloso romanzo Il Profumo di Patrick Süskind, venne trasposta in video nel 1998 dal regista Philipp Stölzl.
Con tutte le libertà narrative del caso, eh.
Stiamo comunque parlando del gruppo che ha rappresentato Biancaneve come una sadica tossicodipendente.
Francia, XVIII secolo.
Il sintetizzatore detta il ritmo della frenetica fuga di una fanciulla a cavallo.
La giovane ha un vestito rosso fuoco visibilmente ipersaturato in fase di color grading: una scelta estetica che può ricondurre a un’intuizione visiva firmata Steven Spielberg.
Dopo una galoppata a perdifiato, la donna riesce a scampare a un misterioso pericolo trovando rifugio in un’oscura villa padronale.
Sulle sue tracce c’è Jean-Baptiste Grenouille - il protagonista de Il Profumo - impersonato a turno dai sei membri della band.
La fragranza della ragazza lo guida - insieme al desiderio della sua carne - fino alla camera da letto di lei, dove il cantante, in compagnia di una mostruosità che porta in corpo, la possederà definitivamente.
Le riprese in soggettiva e i movimenti di macchina repentini che rappresentano la caccia della belva ricordano moltissimo quelli utilizzati da Francis Ford Coppola per il suo Dracula di Bram Stoker.
Il Principe delle Tenebre (Gary Oldman) che, trasformato in pipigorilla peloso, dà la caccia alla povera Lucy (Sadie Frost) fino a violentarla sopra una lapide sembrerebbe avere una decisa influenza sulle immagini iniziali di Du riechst so gut.
All’interno del video c’è una seconda citazione più che plausibile: nella camera da letto, mentre la fanciulla è ormai sopraffatta dalla passione per lo sconosciuto (tanto misterioso quanto attrattivo e pericoloso), Grenouille-Lindemann, sbottonandosi la camicia, libera cinque belve pronte a divorare la bella vestita di rosso.
L’immediato impatto visivo (oltre al finale giocato sul concetto di “contagio” e “assimilazione”), riporta la memoria del cinefilo fino ai frame di un’altra creatura avvezza a farsi strada attraverso le carni di un organismo ospitante.
Sto parlando ovviamente de La Cosa, creata dal maestro di trucco ed effetti speciali Rob Bottin per il cult-movie di John Carpenter del 1982.
La clip è ormai datata, poco da dire, ma ai suoi tempi faceva comunque la sua porca figura, oltre ad avere un livello di citazionismo che sfiora l’epicità.
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Rammstein, Strade perdute e Twin Peaks
Rammstein
Ein Mensch brennt
Rammstein Fleischgeruch liegt in der Luft
Rammstein
ein Kind stirbt
Rammstein
die Sonne scheint
Rammstein
ein Flammenmeer
Rammstein
Blut gerinnt auf dem Asphalt
[Rammstein
un uomo brucia
Rammstein
Odore di carne nell’aria
Rammstein
un bambino muore
Rammstein
il sole splende
Rammstein
un mare di fiamme
Rammstein
sangue coagula sull’asfalto]
Nel 1996 un buffo ometto del Montana stava viaggiando in automobile sorseggiando un buon caffè e rimuginando sul completamento del suo ultimo lungometraggio: Strade Perdute.
Improvvisamente la stazione radio ruppe la monotonia di melodie orecchiabili, sparando nell’etere un pezzo dei Rammstein.
“Ca**o, questi tizi sono forti.
Li voglio nella colonna sonora del mio film”, pensò immediatamente*.
[Strade Perdute, David Lynch, 1997]
Fu così che David Lynch, assieme ai Nine Inch Nails, Angelo Badalamenti e Marilyn Manson, contattò i sei di Berlino per costruire la colonna sonora delle sue Strade Perdute, scegliendo due brani dal repertorio della band tedesca: Rammstein - il cui testo racconta la tragedia di cui vi ho accennato all’inizio dell’articolo - e Heirate Mich, la disturbante storia di un uomo che, devastato per la morte dell’amata, arriva a prodursi in atti di necrofilia.
La passione del “vecchio bastardo” per il gruppo metal, da allora, è rimasta intatta e immutata.
A certificarlo c’è il video musicale di Rammstein, ottenuto dal montaggio (operato dallo stesso Lynch) fra alcuni live dei musicisti e una selezione di scene tratte da Strade Perdute.
Senza considerare l’allegra fischiettata di Engel nella puntata 7 di Twin Peaks - The Return.
Lynch e Rammstein: un connubio funzionale, non credete?
*Potrebbe sembrare una rappresentazione romanzata dei fatti ma, stando alle parole del regista di Missoula, le cose andarono proprio così!
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Engel e Du hast.
Tra Quentin Tarantino e Santanico Pandemonium
Willst du bis zum Tod, der scheide
sie lieben auch in schlechten Tagen?
Nein
[Vuoi tu fino alla morte che separa
amarla anche nei giorni peggiori?
No]
È il 1997.
L’epoca d’oro di Quentin Tarantino è definitivamente esplosa, portando il regista di Knoxville sulle vette del Cinema internazionale.
Le Iene (1992) e Pulp Fiction (1994) hanno conquistato la critica, il pubblico… e i Rammstein.
Du hast (Tu hai/Tu odi), una delle canzoni più note dei nostri amici crucchi, ci regala un evidente omaggio a Reservoir Dogs.
Christoph ‘Doom’ Schneider - il batterista della formazione - è il protagonista del video: un criminale che, dopo aver preso commiato dalla sua donna, si appresta a entrare in un capannone di una desolata zona di campagna per “uscire dal giro”, abbandonando per sempre i compagni della banda.
Ovviamente - in accordo con il testo della canzone - lascerà l’edificio consumato, cambiato e privo della parte di sé capace di amare.
Il set, i costumi e alcune riprese del video musicale - diretto nuovamente da Philipp Stölzl - sono un trionfo tarantiniano che urla a pieni polmoni i nomi di Mr. White e di tutti gli altri cani da rapina.
Sempre nel 1997 esce un’altra clip - diretta da Hannes Rossacher & Norbert Heitker - con evidenti influenze provenienti dall'universo cinematografico del signore del Pulp.
Nel video di Engel, i Rammstein entrano in un locale che ha le fattezze del Titty Twister, il bar di vampiri di Dal tramonto all’alba (1996) diretto da Robert Rodriguez e sceneggiato dal buon Quentino.
C’è persino una Santanico Pandemonium (interpretata nel film da Salma Hayek) con tanto di serpentone al collo e tequila rovesciata lungo la gamba fino alla bocca spalancata di Tarant… pardon… Christian “doktor flake” Lorenz, tastierista (e comic relief) della band.
[Ti sfido, due volte, ti sfido, figlio di p*****a: dimmi che non vorresti quel piede in bocca]
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Stripped e “mamma” Riefenstahl
Let me hear you
Make decisions
Without your television
Let me hear you speaking
Just for me
Let me see you
Stripped
[Lascia che ti senta
Prendere decisioni
Senza la tua televisione
Lascia che ti senta parlare
Solo per me
Lascia che io ti veda
Nuda]
Nel 1998 esce For the Masses, un album multi-autore contenente 16 cover dalla discografia dei Depeche Mode.
In chiusura del disco, udite udite, c’è la versione rammsteinizzata di Stripped, brano tratto dall’album Black Celebration del 1986 della band britannica.
La canzone, che descrive la profonda connessione fra un uomo e una donna, si trasformò nel video musicale della band berlinese attraverso le immagini di Olympia, film di Leni Riefenstahl, controversa regista tedesca.
[Helene Bertha Amalie Riefenstahl, detta Leni (1902 - 2003)]
Il culto del corpo, la passione per lo sport e i suoi movimenti armonici vennero raccolti dalla cineasta nel 1936, durante le celeberrime Olimpiadi di Berlino che videro come protagoniste la faccia sdegnata del Führer e le plurime vittorie di Jesse Owens.
L’innegabile talento della Riefenstahl, la potenza visiva delle riprese - montate ad hoc - e la poderosa cover dei Rammstein (apprezzatissima anche dai Depeche Mode), unite assieme, creano un risultato finale di rara bellezza.
[Un frame da Olympia]
Ovviamente, dove c’è un argomento controverso gli idioti ci sguazzano: la produzione di Stripped, infatti, venne bollata da una fetta di critica come un “nuovo impulso di propaganda nazista”.
La realtà dei fatti è che, al netto di teorie complottistiche cretine, la clip del 1998 dei Rammstein resta un’opera audio-visiva totale, in grado di unire le immagini riprese di una della madri del Cinema moderno alla (gran) cover di una delle band più amate della storia del rock.
[Bandiere della pace e baci anti-omofobia su un palco in Russia. Chiara propaganda neonazi, eh!]
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Feuer Frei e Anarchia 99
Geadelt ist wer Schmerzen kennt
vom Feuer das in Lust verbrennt
Ein Funkenstoß
in ihren Schoß
Ein heißer Schrei
Feuer frei!
[È nobilitato chi conosce i dolori
del fuoco che brucia nella voglia
Un colpo scintillante
nel suo grembo
Un urlo caldo
Fuoco a volontà!]
Come dimenticare il film candidato al titolo di “più flatulento” ai Razzie Awards del 2002, con protagonisti Vin Diesel e la talentuosa Asia Argento?
A regalare un po’ di qualità a quella baracconata esplosiva, per fortuna, ci pensarono musicisti del calibro di Moby, Queens of the Stone Age, Nelly, Lil’ Wayne e, ovviamente, i nostri magnifici sei.
A differenza degli altri artisti che presero parte alla soundtrack, i Rammstein entrarono letteralmente in campo, partecipando alla sequenza iniziale di xXx.
Una spia, inseguita da alcuni membri dell’organizzazione terroristica di Anarchia 99, si ritrova a fuggire in mezzo al pubblico di un concerto in un delirio di fiamme e creste: sul palco ci sono loro, i ragazzoni di Berlino, intenti a mettere a ferro e fuoco la scena con la loro Feuer Frei! [Fuoco a volontà!].
La regia e il montaggio della clip della canzone, come nel caso di Strade Perdute, furono affidati a Robert Cohen, il regista dell’adrenalinico action movie con Vin Diesel nella parte del super agente segreto appassionato di sport estremi.
Feuer Frei! è potenza sonora, fiamme e un inno all’esplosività dell’azione oltre che uno sprone a scatenarsi…
Direi che la canzone ben si sposa con lanci col paracadute effettuati da auto in corsa e surfate in snowboard con gigantesche valanghe alle calcagna… o no?
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Lars von Trier e Führe mich
Du bist mir ans Herz gewachsen
Wenn ich blute hast du Schmerzen
Wir müssen uns kennen
Ein Körper, zwei Namen
Nichts kann uns trennen
Ein Zweilaib im Samen
Wenn du weinst, geht es mir gut
Die Hand deiner Angst, füttert mein Blut
Führe mich, halte mich
Ich fühle dich, ich verlass Dich nicht
[Mi sei cresciuta nel cuore
Quando sanguino, tu hai i dolori
Dobbiamo conoscerci
Un corpo, due nomi
Niente può separarci
Una doppia forma nel seme
Se piangi, mi va bene
La mano della tua paura, nutre il mio sangue
Guidami, stringimi
Ti sento, non ti lascio]
Dulcis in fundo.
Eccoci al nostro pazzo danese preferito.
Il 2013 è l’anno dell’uscita in sala dell’ennesima provocazione di Lars von Trier: Nymphomaniac.
Il doppio film si srotola in forma di flashback attraverso il percorso di vita di Joe (Charlotte Gainsbourg), una ninfomane che in seguito a un’aggressione si ritrova a raccontare le sue (dis)avventure sessuali a un caritatevole soccorritore (Stellan Skarsgård).
Come tutte le pellicole di Trier, Nymphomaniac è un film agrodolce, ruvido, giocato sui contrasti di immagini tanto deliziose quanto provocatorie.
E quando si parla di contrasti, cosa c’è di meglio di alternare Bach agli Steppenwolf o Šostakovič ai Talking Heads?
Semplice: nulla!
Anzi, per completare al meglio il tutto, potrebbe essere una buona idea aprire il film sulle durissime note di un brano dei Rammstein.
[La scena di apertura di Nymphomaniac accompagnata dalle note di Führe mich]
Führe mich [Guidami] è una canzone il cui testo aderisce perfettamente alle dinamiche narrate nel corso del saggio in due capitoli diretto da Lars von Trier.
Il brano racconta infatti dell’interconnessione psichica e fisica fra due persone, proprio come nel rapporto che si instaura fra Joe e i suoi partner sessuali oltre che con Seligman, il salvatore/confessore della donna.
La versione della canzone utilizzata per il film è stata “personalizzata” dai Rammstein, con la voce di Lindemann che, tra una strofa e l’altra, scandisce un gutturale e tetro “Nymphomaniac”.
La grande attenzione dei Rammstein per la narrazione per immagini, nonostante tutto, non si ferma al solo citazionismo cinematografico.
Si espande attraverso videoclip di pregevolissima fattura, come nei casi di Sonne, Mein Teil e Keine Lust; è riconoscibile nel poker di video diretti dal “santone” Jonas Åkerlund (uno che ha diretto videoclip di gentucola del calibro di Madonna, Metallica, Rolling Stones, The Smashing Pumpkins, Ozzy Osbourne, Queens of the Stone Age, Prodigy, U2, Moby).
Fino a esplodere in provocazioni come quella di Pussy, il cui video non censurato è reperibile solo in siti pornografici.
Perché se lo spettacolo ce l’hai nel DNA, allora lo puoi esprimere indifferentemente in un live show, nei testi delle tue canzoni o attraverso le immagini di un video musicale.
Che citi Quentin Tarantino o meno.
L'autore di questo articolo non si è dato fuoco per scriverlo, ci mancherebbe. Ma ci ha impiegato tempo, cura e passione per proporre un prodotto interessante per ogni lettore. Esattamente come fa tutta la redazione di CineFacts.it!
2 commenti
Antonio Petta
4 anni fa
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Teo Youssoufian
4 anni fa
occhio che dopo un po' scatta l'algoritmo che ti blocca i commenti per 24 ore!
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