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Se siete qui per capire davvero a cosa facciano riferimento i Kinds of Kindness della nuova fatica del regista greco posso dirvi che troverete più domande che risposte, come ormai il Cinema di Yorgos Lanthimos ci ha abituato.
Personalmente apprezzo in modo particolare quando un titolo è in completa antitesi con quello che mette in mostra, per due ragioni: costringe lo spettatore a riflettere e distrugge l’effetto didascalico, che è forse il pericolo più grande quando si vuole dare un nome a un’opera artistica.
Mi sono interrogata molto sul significato di “kindness”.
Non essendoci praticamente alcuna traccia di gentilezza in nessuno dei tre episodi del film ho pensato dunque all’antitesi, ma doveva esserci di più.
Che abbia il significato più alto di benevolenza, come quella che, in maniera diversa e per ragioni differenti, il protagonista di ogni episodio di Kinds of Kindness cerca di guadagnarsi?
Potrebbe, visto che questo significato è presente nell’ampia rosa disponibile sul dizionario.
Se fosse invece solo un’allitterazione?
Il ripetersi ritmico e ossessivo delle lettere come il ripetersi ritmico e ossessivo degli interpreti dei tre episodi - sempre gli stessi, sempre diversi - delle loro azioni sconsiderate, delle iniziali ricorrenti dei loro nomi, del personaggio, secondario eppure centrale, di R.M.F..
[Il trailer internazionale di Kinds of Kindness]
Cimeli
Un Jesse Plemons in stato di grazia - vincitore del Prix d'interprétation masculine al Festival di Cannes 2024 per questo suo triplice ruolo - è il protagonista del primo episodio di Kinds of Kindness: The Death of R.M.F..
Tenete a mente queste iniziali, perché torneranno nei modi più originali.
Robert (Plemons) è sposato, ha una bella casa, una bella macchina, un lavoro in una prestigiosa azienda e riceve in dono dal suo capo Raymond (Willem Dafoe) una preziosa racchetta da tennis rotta da John McEnroe, che come scopriremo si va ad aggiungere a una lunga serie di cimeli della cultura pop che Robert custodisce in casa: dalle Nike di Michael Jordan al casco che Ayrton Senna indossava il giorno della propria morte.
Robert però deve sottostare a una rigida pantomima dettatagli dallo stesso Raymond, che gli indica a che ora deve mangiare, come si deve vestire, quale libro deve leggere e quante pagine al giorno, quando deve o non deve fare l’amore con la moglie Sarah (Hong Chau), quanto deve ingrassare.
Robert deve anche uccidere, simulando un tragico incidente stradale, R.M.F. (Yorgos Stefanakos), un pacifico uomo di mezza età che vediamo nelle prime scene di Kinds of Kindness.
A quest’ultimo ordine, Robert cede: non ci sta, non se la sente.
[Hong Chau e Jesse Plemons sono Sarah e Robert nel primo episodio di Kinds of Kindness]
Conscio che Robert non è più in grado di soddisfarlo Raymond lo scarica sottraendogli la moglie, che era stato lui stesso a scegliere, e soprattutto la preziosa racchetta di McEnroe, che andrà a finire nella sontuosa casa di Rita (Emma Stone), nuova marionetta arrivata a sostituire Robert sia nelle grazie di Raymond sia nei suoi compiti da portare a termine: primo fra tutti, uccidere R.M.F..
Cosa si è disposti a perdere in cambio della vita di uno sconosciuto?
Al rifiuto iniziale Robert contrapporrà la spasmodica riconquista della benevolenza (eccola qui) di Raymond e della sua assistente/compagna Vivian (Margaret Qualley) facendo ciò che gli era stato richiesto e scavalcando la nuova arrivata Rita.
R.M.F. viene ucciso, chiudendo così il primo terzo di Kinds of Kindness e riportando tutto alla primigenia, inquietante normalità.
[Willem Dafoe e Margaret Qualley nel primo episodio di Kinds of Kindness]
L’isola dei cani
Nulla a che vedere con il film d’animazione di Wes Anderson: in R.M.F is flying, il secondo episodio di Kinds of Kindness, i cani sono i padroni e, a differenza di come siamo abituati a vederli, non ispirano alcuna fiducia.
Daniel (Plemons) è un poliziotto, depresso e afflitto perché l’amata moglie Liz (Stone) è dispersa in mare a seguito di un naufragio.
Continua a ricevere strane telefonate gracchianti, che non gli forniscono alcun aiuto.
I suoi amici Neil (Mamoudou Athie) e Martha (Qualley) cercano di consolarlo come possono, sottoponendosi anche alla sua stramba richiesta di vedere insieme un video per ricordare Liz.
Video che, neanche a dirlo, non è esattamente quello della comunione.
George, il padre di Liz (Dafoe), è disperato quanto Daniel, ma non sa cosa fare; Liz viene ritrovata insieme a uno dei suoi colleghi grazie all’impresa eroica dell’elicotterista R.M.F. (Stefanakos), di nuovo lui.
Gli altri partecipanti della spedizione scientifica sono morti e quasi sicuramente sono serviti come cibo di sostentamento per i sopravvissuti, rimasti per decine di giorni su un’isola deserta.
[Emma Stone e Jesse Plemons sono Liz e Daniel nel secondo episodio di Kinds of Kindness]
Liz è tornata ma Daniel non è contento, perché quella non è sua moglie.
L’ennesimo esercizio di pantomima è qui messo in scena da un doppelgänger che è Liz nelle sembianze, ma non in diversi particolari: ha i piedi più grandi, le piace il cioccolato - che Liz detestava - non viene riconosciuta dal loro gatto domestico.
Quelle che sono motivazioni a cui George dà una spiegazione razionale vengono totalmente rigettate da Daniel, che in una spirale discendente di plagio psicologico costringe la finta Liz a prove sempre più crude per farle riacquistare la propria benevolenza.
Liz, senza fiatare, fa tutto ciò che le viene chiesto, dal tagliarsi e cucinare il proprio pollice in padella ad asportarsi da sola il fegato.
Solo alla morte della finta Liz quella vera tornerà a casa, dando apparentemente ragione a Daniel.
Era tutto vero? Daniel aveva ragione?
È un’allucinazione alla quale partecipiamo tutti? Entrambi si fanno del male ma nessuno dei due smentisce le conclusioni alle quali gli altri arrivano, come quando ad esempio Liz è costretta ad andare dal medico per un aborto che, a dire di Daniel, si è procurata a forza di pugni ma che la dottoressa sembra imputare più a un pestaggio del marito.
La finta Liz deve morire perché la vera Liz, intrappolata in una specie di universo parallelo, torni a casa?
Perché improvvisamente Daniel sembra essere diventato cannibale, leccando il sangue della mano di Jerry (Joe Alwyn), ragazzo da lui stesso ferito con un colpo di pistola partito per sbaglio durante un blocco stradale?
Soprattutto: cosa c’entrano i cani?
Sta tutto nel sogno di Liz, che non si capisce dunque se sia sogno o realtà, in cui racconta al padre di essersi trovata su un’isola su cui regnavano i cani, che davano da mangiare agli umani solo cioccolato, unico alimento di cui essi non potevano cibarsi perché tossico per loro (la cosa più vera di tutta la storia).
Era dai tempi di Raw di Julia Ducournau che non vedevo la ripresa di un dito tagliato così esteticamente accattivante - non me ne vogliano i deboli di stomaco, due dei quali hanno lasciato la sala alla proiezione a cui ero presente.
[Uno dei cani protagonisti del sogno di Liz nel secondo episodio di Kinds of Kindness]
Una Dodge Challenger viola
R.M.F. eats a sandwich è l’episodio conclusivo di Kinds of Kindness, che stavolta vede protagonista Emma Stone nei panni di Emily (vero nome dell'attrice).
Emily e Andrew (Plemons) sono due dei membri di una setta pseudomistica che attua la purificazione del corpo da tutti i liquidi contaminanti, compresa tutta l’acqua che non provenga dalle lacrime dei due santoni, Omi (Dafoe) e Aka (Chau), raccolte in una piscina nella loro lussuosa magione e unica fonte potabile per tutti gli adepti.
Emily e Andrew sono anche alla ricerca di una guaritrice miracolosa, che secondo una sorta di profezia deve avere determinate caratteristiche: 29 anni, misure specifiche, avere una sorella gemella già morta.
Anna (Hunter Schafer) sembra essere la candidata giusta, ma non riesce a resuscitare nessun morto, quindi la ricerca continua.
I due vanno in giro a bordo della roboante Dodge Challenger viola di Emily, che è perfettamente in tono con la sua camicia, che non cambia quasi mai.
[Emma Stone, Jesse Plemons e Hunter Schafer nel terzo episodio di Kinds of Kindness]
La benevolenza da mantenere, o da riconquistare più avanti per Emily, è quella di Omi e Aka, che gestiscono la setta come una comunità hippie, solo più orrorifica e dotata di sauna, in cui si pratica l’amore libero, il co-parenting, la purificazione e la ricerca del nuovo leader spirituale, la fantomatica guaritrice cercata da Emily e Andrew, che andrà ad abitare uno yacht deluxe al largo della magione settaria e lì sarà visitata da tutti coloro che vorranno (cioè che potranno permetterselo: Triangle of Sadness, sto pensando a te).
I due adepti vengono avvicinati un giorno da Rebecca (Qualley), che rivela loro che sua sorella gemella Ruth è colei che stanno cercando: quando erano ragazzine, Rebecca cadde nella loro piscina vuota e Ruth la guarì all’istante.
Anche per questo motivo, con un paradosso tecnico, lei non è morta, creando un ostacolo al compimento della profezia; Emily nel frattempo è uscita dalle grazie di Omi e Aka per colpa di suo marito Joseph (Alwyn), che dopo averla drogata l’ha stuprata, rendendola così impura e determinando la sua espulsione dalla comunità.
[Emma Stone e Joe Alwyn sono Emily e Joseph nel terzo episodio di Kinds of Kindness]
Emily è così determinata a riconquistare la loro benevolenza trovando Ruth (Qualley) e portandola finalmente al posto a cui appartiene: lo yacht superlusso.
Ruth fa la veterinaria e con una pantomima tragicomica - che implica anche un povero cane, animale in questo film odiato come non mai - Emily riesce a entrare nel suo studio, a drogarla e a portarla all'obitorio, dove "con la sola imposizione delle mani" la ragazza riesce a resuscitare nientepopodimeno che il nostro R.M.F. (Stefanakos), di cui sentivamo quasi la mancanza.
Il sacrificio ultimo non è però stato ancora compiuto e per una disattenzione alla guida di Emily - quella Dodge Challenger doveva avere un motivo, come la Bronco del primo episodio - Ruth muore, annullando la profezia.
La scena diventata subito il simbolo di Kinds of Kindness si trova proprio alla fine di questo episodio, con Emma Stone che si scatena nelle danze.
Eppure, la sequenza più importante è proprio l’ultima: il redivivo R.M.F. mangia il sandwich del titolo dell’episodio, sporcandosi la camicia di ketchup.
Un close-up del taschino rivela le sue iniziali ricamate, le stesse del primo episodio, in cui R.M.F. era morto investito dall’auto di Robert.
Gli episodi sono allora tutti collegati non solo dall’allitterazione di R.M.F., ma anche da una piccola parte di trama?
[La già iconica scena di Kinds of Kindness che vede protagonista Emma Stone nei panni di Emily]
Sacrificio, il nostro cervo sacro
È facile giocare con il titolo del film più recente di Lanthimos che più si avvicina a Kinds of Kindness, perché oltre alla benevolenza il sacrificio è la seconda parola chiave.
Robert deve sacrificare R.M.F. per ritornare tra le braccia di Raymond e Vivian, Liz deve sacrificare sé stessa per seguire la folle idea di Daniel, Rebecca sacrifica la propria vita per quella di Ruth e Ruth si ritrova a essere l’agnello sacrificale di una situazione di cui non si è nemmeno resa conto.
Ruth muore per i peccati di Emily e di tutta la sua setta, come si dice abbia fatto Cristo per i nostri (e quasi inutilmente).
Ma più che dall’allegoria cristiana, o meglio cristiana ortodossa che è religione greca, potremmo pescare a piene mani dalla tragedia e dal mito ellenici, sebbene mi rendo conto sia una cosa molto scontata parlando di un regista come Lanthimos.
È però inevitabile citare i fondamentali, considerando quanto l’immaginario mitologico creato dalla letteratura greca classica abbia influenzato praticamente ogni aspetto della nostra società contemporanea: dalla medicina alla psicanalisi, dalla storia alla lingua, dalla matematica alla filosofia.
Cinema è una parola greca.
Per non andare così indietro nel tempo basterebbe dunque rifarsi proprio al Cinema di Lanthimos e, oltre al già citato Il sacrificio del cervo sacro, al suo primissimo film, Kinetta, che pone le basi di uno degli stilemi più usati dal regista ellenico, ovvero la manipolazione dei personaggi interna alla storia.
Molto del Cinema di Lanthimos, infatti, racconta di personaggi che passano il tempo a interpretare altri personaggi, a mettere in scena situazioni, vite ed eventi fittizi per gli scopi più disparati.
Kinetta si basa interamente su questo, così come Alps, lungometraggio lanthimosiano del 2011, ma potremmo anche pensare all'intera esistenza della famiglia protagonista di Dogtooth, alla trasfigurazione animale in The Lobster e perché no, alla recita continua di Abigail per ingraziarsi la benevolenza della regina Anna ne La favorita.
C’è anche un altro film che mi fa pensare a questo immaginario: Attenberg di Athina Rachel Tsangari, regista e produttrice greca di tutti i film del periodo di Lanthimos ancora in patria.
In Attenberg Lanthimos è produttore e alla sua prima, e finora unica, prova attoriale.
Ciò sta a significare che il dramma antico, nella Grecia contemporanea, scorre ancora nelle vene artistiche dei suoi esponenti e si fonde drammaticamente con la realtà complessa di un Paese devastato da una delle crisi economiche più dure degli ultimi anni.
Kinds of Kindness è dunque un ritorno, ma anche un passo avanti: Lanthimos è riuscito a portare fuori dal proprio paese un tipo di narrativa surreale, potendo contare su un team rodato di collaboratori e su un pubblico più vasto.
Di Povere creature! ritroviamo l’uso misto di bianco e nero e colore - qui usato per distinguere il sogno dalla realtà - ma ritroviamo anche la fotografia impeccabile di Robbie Ryan e le musiche ctonie di Jerskin Fendrix.
[Jesse Plemons nel suo ufficio nel primo episodio di Kinds of Kindness: una fotografia geometrica]
Segui R.M.F.
Due parole sull’eroe indiscusso di Kinds of Kindness, il caro vecchio R.M.F., capace di non dire nemmeno una parola ed essere al contempo il perno centrale delle tre storie.
A mio avviso R.M.F. è un elicotterista eroe che salva Liz nel secondo episodio; ingaggiato all’estremo sacrificio da Raymond e Vivian nel primo episodio, viene investito da Robert per poi ritrovarsi all'obitorio del terzo episodio, riportato in vita da Ruth e poi seduto beatamente a godersi un sandwich dopo i titoli di coda.
Potrebbe non essere il solo collegamento di Kinds of Kindness, Raymond e Vivian potrebbero impersonare i supremi manipolatori di tutto, anche di Omi e Aka, che hanno spinto alla morte R.M.F. in quanto testimone del ritrovamento di Liz - che non doveva avvenire - e che ha innescato delle conseguenze impreviste, come ad esempio la scoperta del tranello e degli effetti dell’isola sperduta su Liz da parte di Daniel.
Che siano quindi loro i finanziatori della strampalata comunità di Omi e Aka alla ricerca del loro ultimo Sacro Graal, una guaritrice, l’ultima frontiera per chi ha già tutto?
Le domande sono più delle risposte, come anticipato. L’interpretazione, si sa, è sempre soggettiva.
Dopo più di mezzo secolo ancora non sappiamo cosa volesse davvero dirci Stanley Kubrick con il finale di 2001: Odissea nello spazio e, francamente, per lui non era importante che lo sapessimo.
Basta aver messo in moto il cervello e aver pensato a più non posso, per parafrasare Andrej Tarkovskij, a quanti significati un’opera possa avere in base a chi la sta fruendo.
Facendo di quell’opera centinaia di migliaia di opere diverse.
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