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C'è sempre molta curiosità quando un nuovo biopic arriva nelle sale e Back to Black, racconto della vita dell'indimenticabile cantante Amy Winehouse, non è da meno.
Un certo tipo di aspettativa appartiene a coloro che guardano il film con l’occhio critico e clinico di chi conosce a memoria le vicende biografiche del personaggio e si aspettano come in un documentario la precisione a tutti i costi; un altro tipo di aspettativa appartiene invece a chi, specie in relazione a storie di personaggi controversi, con profondo sadismo desidera l'eccesso a tutti i costi e più che la cruda verità vuole del mero intrattenimento basato sull'epopea della trasposizione del dolore.
[Il trailer originale di Back to Black di Sam Taylor-Johnson, nelle sale italiane dal 18 aprile]
Back to Black è un film che, probabilmente, deluderebbe entrambe le tipologie di spettatore.
Diretto da Sam Taylor-Johnson (Cinquanta sfumature di grigio, Nowhere Boy) e con Marisa Abela come protagonista, Back to Black sembra voler trasporre la vita di Amy Winehouse in modo equilibrato e con particolare attenzione al lato musicale, al netto di alcuni difetti che, se non totalmente giustificati, sono almeno tollerabili nel contesto globale della pellicola.
Back to Black contiene già in queste tre parole la chiave di lettura della vicenda presentata.
Il titolo e la canzone stessa fanno da collante a tutta la vicenda, che si gioca interamente su buio e luce, anche per quanto riguarda l'uso della fotografia: all'inizio, infatti, vediamo le origini di Amy Winehouse in una casa accogliente e in una dimensione familiare travagliata - ma anche piena di musica - attraverso colori caldi.
Il punto di riferimento di una giovane Amy, la cosa farà contenti i fan e gli esperti della sua vita in quanto ampiamente documentato, è la nonna Cynthia (Leslie Manville), mentre la figura del padre Mitch (Eddie Marsdan) potrebbe deludere un po' gli amanti del realismo: l'uomo viene infatti presentato fin dall'inizio come una sorta di angelo custode per la ragazza, quando i fatti invece ci dicono che le cose andavano diversamente.
Malgrado questa licenza presa dal film, in diverse scene è invece possibile risalire al profondo sconforto della giovane Amy in merito al divorzio dei genitori.
[Marisa Abela ed Eddie Marsan in una scena di Back to Black: l'esperto attore britannico interpreta Mitch Winehouse, il padre-manager di Amy]
Il personaggio della madre Janis (Juliet Cowan) è quasi assente e ambiguo fin dalla prima fase del film, che pare voler sottolineare come innanzitutto Amy Winehouse fosse un grande talento musicale.
La sua voce infatti riecheggia da subito come potente e unica, calda come una Londra e una Camden Town nel loro splendore, ma allo stesso tempo roca e decadente.
La voce non è però quella della vera Winehouse, perché è la stessa Marisa Abela a cantare, e la cosa non stona affatto: Abela ha una voce più pulita, che mostra un modo nuovo e originale di raccontare la storia e offre alla colonna sonora (per il resto composta invece dal consolidato duo di Nick Cave e Warren Ellis, che tornano al biopic dopo Blonde) degli aspetti innovativi.
Il grigiore che conduceva Amy a "tornare nell'oscurità", come dice la sua canzone, è rappresentato da fattori a tratti banali e a tratti a dir poco interessanti: in particolare l'incontro con la fiamma Blake (Jack O'Connell), protagonista della storia d'amore che ha ispirato la canzone manifesto dell'artista (Back to Black appunto) è messo in scena con uno stile surreale ed eccentrico, quasi a volersi adeguare alle vite al limite che il film vuole rappresentare.
L'aspetto davvero grigio però, se non nero, è quello della popolarità di Amy: man mano che Back to Black progredisce verso il lato oscuro, mostrando le dipendenze (Black è anche il nome che nel linguaggio di strada a Londra indica l'eroina), le fragilità di una donna che è scomparsa ad appena 27 anni.
Ciò che colpisce è ad esempio l'ingerenza dei paparazzi, i cui flash colpiscono inesorabili perfino quando Amy è esausta, piange o si butta a terra, contribuendo a condurre la giovane star verso l'oblio.
Le vicende personali di Amy Winehouse sono indubbiamente il cuore di Back to Black, soprattutto l'amore malato e tossico con Blake; tossico anche letteralmente perché, come canta Amy nella sua Back to Black, a lei piace l'erba e a lui la cocaina ("You love blow and I love puff").
Il personaggio di Blake, in tal senso, è forse trattato con fin troppo riguardo in Back to Black; un atto coraggioso, perché la storia viene raccontata in modo che lo spettatore non stia dalla parte di Amy Winehouse in quanto vittima degli altri (qui ha ancora più senso trasporre il padre in una luce diversa), ma in quanto vittima di un sistema e, se non di se stessa, della gabbia che si è involontariamente creata.
[Marisa Abela interpreta Amy Winehouse in una scena di Back to Black: l'attrice si è fatta notare per il ruolo di Yasmin nella serie TV Industry]
In tal senso è efficace anche l'uso dei simboli.
Spesso viene inquadrato un canarino in gabbia: anche lui canta, ma è prigioniero e l'analogia non è difficile da cogliere.
Entrare in empatia con la Amy Winehouse di Back to Black è per questo facilissimo: anche quando la giovane donna sbaglia lo spettatore si sente legato a lei, non in quanto famosa cantante morta giovaneqall'apice della fama, ma in quanto donna caratterizzata come umana e fragile.
In Back to Black Taylor-Johnson crea un buon equilibrio fra la rappresentazione degli eccessi di una vita al limite e le scene musicali; il film intrattiene grazie a un buon cast e a una regia mai troppo sopra le righe e profondamente contemporanea, che riserva un tocco vintage solo ai momenti delle esibizioni, come è proprio dello stile di Winehouse.
Soprattutto, poi, c'è la musica: Marisa Abela non ha assomiglia fisicamente molto alla cantante, tuttavia la sua caratterizzazione del personaggio è particolarmente fedele nei momenti salienti, ovvero le esibizioni musicali che ricalcano con fedeltà lo stile dei video originali.
Nella versione italiana le canzoni vengono mostrate con i sottotitoli, un'operazione che non si è fatta per altri biopic come Bohemian Rhapsody, in quanto in Back to Black i testi delle canzoni e il loro significato rappresentano la cornice di tutto, evidenziando la versatilità artistica di Amy Winehouse e la sua capacità di comporre canzoni con testi tanto drammatici quanto ironici, con uno stile unico e inconfondibile.
La vicenda narrata nel film porta a un climax che esplode proprio quando sentiamo le note di Back to Black e ne leggiamo le parole.
Il film scorre veloce, non annoia, stupisce e lascia poi con l'amaro in bocca: chi già conosceva la storia di Amy Winehouse non sarà rimasto stupito nello scoprire che proprio quando la star ha iniziato un periodo di sobrietà, dove tutto sembrava possibile, seppur con quella solitudine che l'ha sempre tormentata, un cedimento le sarebbe costato la vita a soli 27 anni.
Eppure perfino chi lo sa, come la sottoscritta, rimane quasi stupita, coinvolta com'è nel pathos del film.
Si vorrebbe rimanere con Amy a sentirla cantare ancora, ma per fortuna si può fare come lei: prendere un vinile, fumare una sigaretta ed emozionarsi ascoltando la sua grande voce.
Almeno quella non morirà mai.
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