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Io Capitano è un film importante su tre livelli per questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
In primo luogo si tratta del primo assalto al Leone d'oro per Matteo Garrone.
[Io Capitano arriverà nelle sale italiane subito dopo il suo passaggio sul Lido]
L'autore italiano infatti aveva già presentato due dei suoi primi film alla Mostra del Cinema, Ospiti ed Estate Romana, ma non aveva mai partecipato al concorso principale, diventando un volto ricorrente del Festival di Cannes, dove ha vinto due Grand Prix Speciali della Giuria.
Il secondo motivo di assoluto interesse che ammanta l'opera è la tematica: si tratta del secondo film dedicato alla drammatica questione legata ai migranti presentata in questa edizione della Mostra di Venezia dopo Il confine verde, che pare sia stato particolarmente apprezzato dalla giuria.
Infine, Io Capitano segna una cesura piuttosto decisa rispetto alle opere più note e apprezzate della sua filmografia.
[Io Capitano ci mostra un viaggio di grande complessità, dal Senegal all'Europa]
L'opera racconta il viaggio di due giovani senegalesi, Seydou e Moussa, che sognano di raggiungere l'Europa, malgrado la loro vita in Africa scorra placida: al fine di raggiungere il loro obiettivo e pagarsi la traversata lavorano sei mesi di nascosto e con l'immaginazione già si vedono nel vecchio continente.
I due sono pienamente immersi nel sogno occidentale: indossano costantemente magliette di club di calcio e franchigie NBA, idolatrano Kyllian Mbappé e ascoltano programmi e canzoni occidentali da YouTube.
Il loro sogno, però, nasconde tremendi incubi: la violenza dei trafficanti di esseri umani, la prigionia e la necessità di una crescita forzosa, esemplificata dal titolo e rappresentata dal personaggio di Seydou e da un importante compito che gli verrà affidato.
Io Capitano nasce dichiaratamente dall’idea di raccontare il viaggio con un tono epico, ben distante dal quello sospeso tra favola nera e realismo che Garrone ha sempre impresso ai suoi lavori da L'imbalsamatore in poi.
Per farlo Garrone si serve dell'uso ripetuto di strumenti nuovi nel suo Cinema come la dissolvenza, di canzoni non originali extradiegetiche in colonna sonora e anche di qualche snodo più "semplicistico" di sceneggiatura: scelte che enfatizzano lo sfiancante percorso dei protagonisti.
Nella seconda parte dell'opera, però, emerge anche la poetica garroniana più classica: le immagini si fanno sempre più potenti e crude, fino allo sconvolgente primo piano finale sul volto del debuttante Seydou Sarr, che con la sua prova potrebbe avere ipotecato il Premio Mastroianni.
[Un frame di Io Capitano]
Secondo le parole dello stesso regista Io Capitano si fonda sulle testimonianze di chi ha compiuto il viaggio, con l'intento di fornire un controcampo rispetto alle immagini che solitamente popolano il nostro immaginario, ponendosi dalla parte di chi compie il viaggio e non di chi lo osserva.
Un viaggio nel quale - come Garrone sembra suggerire - i sogni e l'immaginazione possono salvare la vita nei momenti di difficoltà.
L'intento dell'opera è, dopo un primo vaglio, pienamente portato a termine, attraverso un film che potrebbe segnare un nuovo corso per la poetica dell'autore italiano.
CineFacts segue tantissimi festival, dal più piccolo al più grande, dal più istituzionale al più strano, per parlarvi sempre di nuovi film da scoprire, perché amiamo il Cinema in ogni sua forma: non potevamo dunque mancare l'appuntamento con la Mostra di Venezia!