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Se c'è un autore nipponico d'animazione che polarizza le opinioni del pubblico è senza ombra di dubbio Makoto Shinkai; Suzume, il suo ultimo lavoro, racchiude in sé tutte le potenzialità, i limiti e le contraddizioni della carriera del regista fino a oggi.
L'opera, presentata alla Berlinale nel 2022, narra la storia dell'omonima protagonista, una liceale diciassettenne orfana che vive con sua zia in un paese della periferia giapponese.
A causa di avvenimenti - apparentemente - fortuiti, scopre una porta magica tra le montagne, un infisso incastonato nel nulla tra le rovine: si tratta di un ingresso magico al regno del morti e delle divinità che deve rimanere chiuso a tutti i costi, al fine di contenere un enorme verme sovrannaturale la cui fuoriuscita è causa di calamità naturali.
[Il trailer di Suzume]
Non è l'unica porta misteriosa: ce ne sono altre disseminate in ogni regione del Giappone.
Souta è un ragazzo che frequenta l'università a Tokyo e che ha ereditato dalla sua famiglia il compito di assicurarsi che le porte rimangano chiuse per proteggere il Paese.
Com'è prevedibile dall'incipit, le porte si apriranno, Suzume e Souta formeranno un team buffo - il ragazzo, a causa di una maledizione, si trasformerà presto in una sediolina, ricordo d'infanzia della protagonista - ma formidabile per richiuderle al fine di salvare le sorti della loro nazione.
Suzume è una fiaba fantasy declinata al presente in salsa squisitamente nipponica, in cui le divinità non possono essere incasellate in concetti di bene e male, muovendosi secondo regole precluse alle logiche umane.
[Suzume e Souta inseguono per gran parte del tempo il gatto parlante Daijin, dispettoso e tenero, cruccio per i protagonisti e in poco tempo web star in tutto il Giappone]
La storia della mitologia, della letteratura e conseguentemente del Cinema nipponico è costellata di personificazioni di sentimenti, in particolare paure; prima ancora dell'atomica, la cui suggestione continua a insinuarsi sotto l'epidermide della produzione artistica del Sol Levante, ci sono sempre state le calamità naturali: il Giappone è l'isola più sismica al mondo, con circa tre terremoti al giorno.
Un evento relativamente recente a cui il film fa eco è il terremoto e maremoto del Tōhoku nel 2011, a sua volta causa del disastro della centrale nucleare di Fukushima: un momento di terrore a cui neanche gli elevati controlli e la più raffinata delle tecnologie hanno potuto far fronte.
Per Suzume, Shinkai guarda a Hayao Miyazaki, citando il Maestro dello Studio Ghibli persino senza mezzi termini con un riferimento esplicito a Kiki - Consegne a domicilio. Lo stesso design di Souta ricorda quello di Howl, ma senza l'ambiguità e le antinomie dell'iconico protagonista de Il castello errante di Howl, uno dei personaggi maschili più amati, romanticizzati e discussi della Storia del Cinema d'animazione giapponese.
[Souta, il protagonista maschile di Suzume]
Suzume è a tutti gli effetti un road movie: i protagonisti si barcamenano tra montagna e mare, campagne e città, Nord e Sud del Paese, tecnologie moderne e luoghi fatiscenti e, con il pretesto dei portali spazio-temporali e dell'inseguimento di un dispettoso ma adorabile gatto kami, la protagonista affronta il trauma del lutto irrisolto.
In questo - abusato ma piacevole - parallelismo tra il viaggio fuori e dentro di sé emergono dei personaggi secondari originali, in particolare Serizawa, miglior amico di Souta, e Tsubame, la zia quarantenne di Suzume.
Serizawa è scontroso all'apparenza ma gentile, ha l'aspetto di un duro ma è impacciato, si rivela in meno battute più sfaccettato di Souta, l'eroico e bellissimo principe da salvare che ha poco da aggiungere alla narrativa tipica del Cinema di Shinkai.
Tsubame invece ha impiegato gli anni della giovinezza a crescere sua nipote, trascurando sé stessa: Suzume sta crescendo ma è ancora difficile trovare un equilibrio tra il ruolo di tutrice e la sfera personale.
Il rapporto più interessante nel film è proprio quello tra zia e nipote, lo scontro generazionale tra due donne che si accavalla al destino del Giappone.
[Serizawa e Tsubame accompagnano Suzume a salvare Souta]
Il limite del nuovo film di Shinkai è, a mio avviso, proprio la storia d'amore tra Suzume e Souta: l'ennesimo colpo di fulmine e la retorica dell'amore come arma invincibile con cui affrontare qualsiasi avversità, anche ciò che è al di sopra della comprensione umana, depotenziano l'opera di stratificazione tematica del film.
Suzume forma un dittico con il precedente Weatherig With You: anche in quel caso Hodaka, il protagonista maschile, si innamora di Hino, una ragazza con il potere di intervenire sugli agenti atmosferici.
La struttura è la stessa: in entrambi i film, nell'atto finale, sarà il personaggio comune senza alcun potere a fare la differenza in nome dell'amore.
[Il trailer di Weathering With You]
Il film in origine avrebbe dovuto rappresentare una storia d'amore tra due ragazze, ma è intervenuta la produzione per inserire un love interest maschile.
Dalle parole dello stesso Makoto Shinkai si evince che il format del romance adolescenziale sia stato imposto dall'alto, plausibilmente per replicare il grande successo commerciale di Your Name..
Sotto questo punto di vista è legittimo rimpiangere la palpabile malinconia con un pizzico di amarezza di 5 cm al secondo e de Il giardino delle parole, il loro romanticismo essenziale, privo di orpelli tanto piacevoli esteticamente quanto ridondanti nella sostanza.
[Eccentrici primi baci]
Nonostante ciò, la maturità artistica e tecnica di Suzume - le animazioni dei film di Shinkai dello studio CoMix Wave Films sono sempre impeccabili - è evidente.
Non si può che consigliare di recuperare Suzume fin quando è in sala e di lasciarsi ammaliare da questo percorso intriso di shintoismo animista in cui il lato sovrannaturale e quello emotivo sono piacevolmente equilibrati e in cui veri nemici da abbattere non sono creature mostruose ma le ferite che non smettono di bruciare, nonostante il vano tentativo di sotterrarle sotto le vicissitudini quotidiane.
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1 commento
Terry Miller
1 anno fa
Avrei preferito un finale più amaro, ma sono comunque uscito soddisfatto dalla sala di proiezione, decisamente di più a quando vidi Weathering with you.
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