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Tout s'est bien passé (Everything went fine), ventesimo lungometraggio del regista/sceneggiatore François Ozon (classe '67) è l'ennesima riprova della costanza produttiva del cineasta francese, candidato per ben tre volte alla Palma d'Oro (Swimming Pool; Giovane e bella; Doppio amore) e a un premio Un Certain Regard (Il tempo che resta) al Festival di Cannes, anche quest'anno presente in concorso alla kermesse francese.
Nonostante una carriera fatta di risultati altalenanti (ma sempre di livello), l'impronta autoriale di Ozon non è mai venuta a mancare, lasciando intatto uno stile di scrittura spesso ammaliante e una costruzione visiva solida, quadrata, che non si concede mai fronzoli e resta saldamente ancorata ai protagonisti che si muovono nelle inquadrature.
Tout s'est bien passé non fa eccezione.
[Il trailer di Tout s'est bien passé, presentato a Cannes 74]
Il lungomentraggio presentato a questa edizione del Festival racconta la storia di André (André Dussolier), gallerista ottantacinquenne in pensione vittima di un ictus.
Praticamente immobilizzato e costretto al letto d'ospedale, l'uomo chiederà alle sue due figlie, Emmanuèle (Sophie Marceau) e Pascale (Géraldine Pailhas) di aiutarlo a porre fine alla propria esistenza nel mondo.
Dopo una fase iniziale di esitazione, le due giovani donne decideranno di aiutare il padre accompagnandolo a Berna, in Svizzera, per compiere il suicidio assistito, nel disinteresse più totale della moglie Claude (Charlotte Rampling), depressa cronica e completamente alienata dal mondo.
Se all'inizio di questo articolo si è descritta una sorta di sinusoide cinematografica assimilandola alla produzione filmica di François Ozon, l'ultimo lavoro del regista dello splendido Nella casa non può che rappresentare uno dei punti alti della curva della filmografia del cineasta d'oltralpe.
Tout s'est bien passé, tratto dall'omonimo romanzo della scrittrice Emmanuèle Bernheim, è un film che si incasella perfettamente nel genere drammatico, "già bazzicato" da Ozon: una pellicola in grado di commuovere agevolmente lo spettatore ma, al contempo, di regalare anche sorrisi per le sottili - e puntuali - trovate umoristiche inserite nella sceneggiatura tratteggiata dallo stesso autore parigino.
Il trittico di protagonisti Dussolier-Marceau-Pailhas è eccezionale e di grande impatto nelle performance degli interpreti che, diretti dalla mano del regista, riescono a "vestire" davvero i propri personaggi, conferendo loro una concretezza quasi assoluta e le giuste caratterizzazioni.
Se una pecca si deve trovare a Tout s'est bien passé, forse, si potrebbe indicare un utilizzo non propriamente riuscitissimo dei flashback che, probabilmente, dovevano essere dei puntelli per i fatti narrati nel presente, ma che risultano invece troppo slegati da essi e non troppo funzionali alla struttura del soggetto.
[Regista e cast. Da Sinistra: André Dussolier, Sophie Marceau, François Ozon, Géraldine Pailhas]
Il ventesimo film di François Ozon è in definitiva una produzione solida, ben scritta e orchestrata, dotata di ottimi interpreti e con buone probabilità di muovere alternatamente lo spettatore dal sorriso alla lacrima.
In attesa di potervi dare notizie in merito alla distribuzione italiana di Tout s'est bien passé, l'invito non può che essere quello di non perdere l'occasione quando sarà nelle nostre sale.
Questa è Cannes, NON il Vietnam!
Qui si guardano film, NON si mangia.
Si suda e si corre da una sala all'altra, NON si va ad ambigui festini mondani!
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