Prima uscita: 08/01/2015 - premiere Hollywood (USA)
Distribuzione italiana: 12/03/2015 Sceneggiatura: Morgan Davis Foehl
Fotografia: Stuart Dryburgh
Montaggio: Mako Kamitsuna, Jeremiah O'Driscoll, Stephen E. Rivkin, Joe Walker
Lingua: Inglese, Cinese Mandarino, Spagnolo
Colore
Digitale
Aspect Ratio: 2.35:1
Camere: Arri Alexa XT M, Arri Alexa XT, Canon EOS 5D Mark III, Canon EOS 5D, GoPro Hero 3, Phantom Flex, RED Scarlet
Lenti: Hawk V-Lite 1.3x, Zeiss Standard Speed, Angenieux Optimo, Canon EF Series, Canon L Series,
Budget: 70.000.000 $ ca
Box Office Mondiale: 19.665.004 $
#cinefacts
59%
#pubblico
61%
#film
Blackhat
Michael Mann, USA, 2015, 133'
Mistero, Drammatico, Crime
Chris Hemsworth, Wei Tang, Viola Davis
Specifiche tecniche
0%
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+ Visti
+ Da vedere
Contiene spoiler
TRAMA
L'ex galeotto Nicholas Hathaway collabora con i servizi segreti americani e cinesi per rintracciare un pericolosissimo cyber-criminale: la caccia si svolgerà da Chicago a Los Angeles e da Giacarta ad Hong Kong.
Ormai non si tratta più di dirigere film mainstream in maniera anticonformista con una tecnica televisiva ed un'estetica che potrebbe apparire amatoriale: Michael Mann ha ormai sperimentato...
Ormai non si tratta più di dirigere film mainstream in maniera anticonformista con una tecnica televisiva ed un'estetica che potrebbe apparire amatoriale: Michael Mann ha ormai sperimentato ampiamente il formato digitale e il modo di usarlo al buio e di notte. Ormai è la spettacolarizzazione dell'anti-spettacolare e viceversa a prendere il sopravvento: BLACKHAT parte dal blockbuster al passo coi tempi nel suo essere globetrotter, tecnologico e d'azione ma finisce con l'inquadrare costantemente i pixel di un monitor e a mostrare la sua massima epicità nel circuito di un microchip, al netto di sparatorie che solo alcune tra le migliori del panorama action recente.
La fragrante atmosfera metropolitana assume connotati informatici ed elettrogeni, dove ogni piccola luce è un segnale, una presenza sulla terra, come il nostro protagonista, capace di addentrarsi nei meandri della realtà, muovendosi tra le sue informazioni come un bit che viaggia alla velocità della luce.
Questo film potrebbe insegnare come fare poeticità cinematografica con il genere, dando talmente tanta enfasi da rendere romantico ciò che senza il filtro del regista sarebbe un blockbuster senza anima e poco interessante.
Ormai non si tratta più di dirigere film mainstream in maniera anticonformista con una tecnica televisiva ed un'estetica che potrebbe apparire amatoriale: Michael Mann ha ormai sperimentato...
Ormai non si tratta più di dirigere film mainstream in maniera anticonformista con una tecnica televisiva ed un'estetica che potrebbe apparire amatoriale: Michael Mann ha ormai sperimentato ampiamente il formato digitale e il modo di usarlo al buio e di notte. Ormai è la spettacolarizzazione dell'anti-spettacolare e viceversa a prendere il sopravvento: BLACKHAT parte dal blockbuster al passo coi tempi nel suo essere globetrotter, tecnologico e d'azione ma finisce con l'inquadrare costantemente i pixel di un monitor e a mostrare la sua massima epicità nel circuito di un microchip, al netto di sparatorie che solo alcune tra le migliori del panorama action recente.
La fragrante atmosfera metropolitana assume connotati informatici ed elettrogeni, dove ogni piccola luce è un segnale, una presenza sulla terra, come il nostro protagonista, capace di addentrarsi nei meandri della realtà, muovendosi tra le sue informazioni come un bit che viaggia alla velocità della luce.
Questo film potrebbe insegnare come fare poeticità cinematografica con il genere, dando talmente tanta enfasi da rendere romantico ciò che senza il filtro del regista sarebbe un blockbuster senza anima e poco interessante.
Ormai non si tratta più di dirigere film mainstream in maniera anticonformista con una tecnica televisiva ed un'estetica che potrebbe apparire amatoriale: Michael Mann ha ormai sperimentato...
Ormai non si tratta più di dirigere film mainstream in maniera anticonformista con una tecnica televisiva ed un'estetica che potrebbe apparire amatoriale: Michael Mann ha ormai sperimentato ampiamente il formato digitale e il modo di usarlo al buio e di notte. Ormai è la spettacolarizzazione dell'anti-spettacolare e viceversa a prendere il sopravvento: BLACKHAT parte dal blockbuster al passo coi tempi nel suo essere globetrotter, tecnologico e d'azione ma finisce con l'inquadrare costantemente i pixel di un monitor e a mostrare la sua massima epicità nel circuito di un microchip, al netto di sparatorie che solo alcune tra le migliori del panorama action recente.
La fragrante atmosfera metropolitana assume connotati informatici ed elettrogeni, dove ogni piccola luce è un segnale, una presenza sulla terra, come il nostro protagonista, capace di addentrarsi nei meandri della realtà, muovendosi tra le sue informazioni come un bit che viaggia alla velocità della luce.
Questo film potrebbe insegnare come fare poeticità cinematografica con il genere, dando talmente tanta enfasi da rendere romantico ciò che senza il filtro del regista sarebbe un blockbuster senza anima e poco interessante.
Ormai non si tratta più di dirigere film mainstream in maniera anticonformista con una tecnica televisiva ed un'estetica che potrebbe apparire amatoriale: Michael Mann ha ormai sperimentato...
Ormai non si tratta più di dirigere film mainstream in maniera anticonformista con una tecnica televisiva ed un'estetica che potrebbe apparire amatoriale: Michael Mann ha ormai sperimentato ampiamente il formato digitale e il modo di usarlo al buio e di notte. Ormai è la spettacolarizzazione dell'anti-spettacolare e viceversa a prendere il sopravvento: BLACKHAT parte dal blockbuster al passo coi tempi nel suo essere globetrotter, tecnologico e d'azione ma finisce con l'inquadrare costantemente i pixel di un monitor e a mostrare la sua massima epicità nel circuito di un microchip, al netto di sparatorie che solo alcune tra le migliori del panorama action recente.
La fragrante atmosfera metropolitana assume connotati informatici ed elettrogeni, dove ogni piccola luce è un segnale, una presenza sulla terra, come il nostro protagonista, capace di addentrarsi nei meandri della realtà, muovendosi tra le sue informazioni come un bit che viaggia alla velocità della luce.
Questo film potrebbe insegnare come fare poeticità cinematografica con il genere, dando talmente tanta enfasi da rendere romantico ciò che senza il filtro del regista sarebbe un blockbuster senza anima e poco interessante.
Contiene spoiler