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Gen V - Recensione: quando lo spin-off funziona bene

Dopo il finale di stagione diamo uno sguardo d'insieme a questo esuberante spin-off di The Boys: con i suoi 8 episodi Gen V parte alla grande, tra pregi e difetti, diventando una delle serie TV da non perdere nel catalogo Prime, sempre più penalizzato nel genere rispetto alla concorrenza streaming

Gen V è audace, provocatoria e da "binge watching" tanto quanto The Boys, la serie madre.

 

Quando The Boys ha fatto la sua comparsa sulla piattaforma streaming Prime Video nessuno avrebbe immaginato che potesse rivelarsi più intrigante di quanto non promettesse.

Eppure, la serie TV nata dalla mente di Eric Kripke nel 2019 - basata sul fumetto omonimo di Garth Ennis e Darick Robertson - aveva conquistato milioni di spettatori già dopo il pilot per la sua irriverenza, il suo dark humor e il suo porsi come il ribaltamento totale della scrittura di qualsiasi altro prodotto a tema supereroi.  

 

Non è da meno - ora, con il finale di stagione appena uscito mi sento di poterlo dire - nemmeno Gen V: lo spin-off di quella serie che tanto ha fatto innamorare gli appassionati del genere e anche coloro che strizzano l’occhiolino allo splatter, intrattiene piacevolmente e l'idea di far uscire gli episodi in maniera diluita nel tempo sembra essere stata vincente, senza causare un calo d'interesse, anzi. 

 

[Il trailer internazionale di Gen V]

 

 

Gen V, Prima stagione - La trama, in breve

 

Tra i corridoi della Godolkin University la nuova generazione di Super si addestra per aspirare alla stessa carriera colma di successo e fama dei Sette, in un reticolo di invidie, inganni e complotti che avevamo già conosciuto con The Boys e i suoi iconici personaggi.

 

Marie Moreau (Jaz Sinclair) è una giovane Super con una dote davvero fuori dall'ordinario, potente ma con un passato problematico. 

 

Alla Godolkin Marie dovrà imparare a fare i conti con se stessa, a conoscersi e a fidarsi della sua stessa natura, per comprendere anche da che parte della scacchiera debba stare: il mondo degli umani e dei Super è sempre più interconnesso, tanto quanto è labile il confine tra il Bene e il Male e la certezza che i Buoni e i Cattivi non stanno mai solo da una parte. 

 

[Il benvenuto del cast di The Boys ai loro "fratellini minori" di Gen V]

 

 

Quando le aspettative vengono super-ate: Gen V è il prodotto Prime dell'anno

 

Il finale di stagione è andato: Patriota e Butcher hanno avuto il loro cameo, collante di ciò che ci si può aspettare dalla seconda - già confermata - stagione di Gen V, che sembra si intersecherà maggiormente con l'universo dei Sette della serie originaria.

Con i suoi 8 episodi, Gen V ci regala uno sguardo sull’ultima generazione di Super dell’universo di The Boys, quei ragazzi i cui genitori hanno volontariamente deciso di far diventare dotati di poteri speciali, in una sorta di Babilonia dove si fa a gara a chi emerge di più.

 

Vizi e stravizi dell’odierna società celati sotto una dark fable piena di momenti “alti” e di satira sociale ben costruita.

Gen V porta con sé un’ottima scrittura: personaggi “strafighi”, una protagonista con un potere decisamente da outsider - che fa il filo agli amanti dell’horror - e una corona di co-protagonisti ciascuno ben disegnato e caratterizzato, con un cast di giovani promesse dello schermo che non delude le aspettative e, anzi, tiene l’asticella lì in alto dove dovrebbe essere. 

 

Peccato forse per il comparto tecnico, un po’ in ombra rispetto alla solida struttura della sceneggiatura, dei costumi (chi non vorrebbe provare gli outfit di Marie il sabato sera?) e dei dialoghi brillanti, spudorati, che non hanno paura di osare.

I VFX e la CGI ci sono e si fanno notare (indimenticabili le scene di sesso con Emma), ma non godono del medesimo stato di grazia della narrazione, che invece mostra di essere la vera colonna portante dell'intera serie.  

 

Nel complesso, quello che Prime confeziona è uno spin-off che non ricade nelle pecche di molti altri che sono apparsi in precedenza, ma al contrario si configura come un prodotto con un'identità ben definita e a sé stante, che va oltre gli stereotipi delle decine di serie per teenager da cui siamo bombardati dalle piattaforme streaming e che porta i suoi eccessi sullo schermo senza mai prenderne le distanze.

 

Il sangue e lo splatter non solo ci sono, ma la violenza qui è sublimata senza alcuna vergogna, né ripensamento: le scene "esplosive" non sono edulcorate, ma spinte più che mai.

Ecco perché Gen V forse non è per un pubblico di stomaci deboli, ma è una serie geniale da divorare tra Millennials e Generazione Z che si sono stancati di guardare sempre le stesse storie.

 

Ben fatto, Super!

 

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