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Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix - Recensione: pixel mania

Il re del bootleg Adi Shankar è passato dallo streaming di YouTube a quello di Netflix per diventare il re degli adattamenti videoludici animati

Spiegare Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix è sulla carta molto semplice, posto che il pubblico di lettori sia contraddistinto da utenti videoludici appassionati con una buona padronanza del linguaggio animato, televisivo e dell’intrattenimento online. 

 

Di conseguenza spiegare la produzione animata Netflix diventa molto complesso se si guarda al panorama degli spettatori con più lucidità, ovvero una massa eterogenea il cui retaggio culturale pop (e non) è meravigliosamente variegato. 

 

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix è la rappresentazione di quanto i tempi siano cambiati e la riprova di come la natura delle produzioni sia sempre più variegata, allargando l’offerta oltre ogni immaginazione, rendendo frustrante anche solo l’idea di definire dei generi (questa cosa sarà argomento di discussione per altre occasioni).

 

[Il trailer di Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix]

 

 

Prima di cominciare: bignamino su un ometto speciale!

 

Tutto parte da Adi Shankar, un simpatico folle che dal 2012 ha fondato la sua Media Company, Bootleg Universe: una compagnia che inizialmente produceva e pubblicava su YouTube dei bootleg, ovvero delle parodie o delle opere non autorizzate tratte da IP esistenti. 

 

Uno dei suoi primi grandi successi è stato The Punisher: Dirty Laundry, che vede Thomas Jane tornare a vestire i panni di Frank Castle dopo l’adattamento The Punisher, prodotto da Avi Arad nel 2004. 

Ce ne sono stati molti altri, ma Shankar trovò la sua consacrazione quando con Shankar Animation produsse Castlevania e, successivamente, Castlevania: Nocturne per Netflix. 

 

Il buon Adi è un tipetto interessante, chiaramente innamorato della cultura pop e di tutto quello che deriva dal panorama videoludico.

Sembra sulla buona strada per fare concorrenza al mai dimenticato Uwe Boll e al famigerato Paul W. S. Anderson: apostrofato dagli amici come “Il terzo Anderson, quello meno bravo.” 

I due cineasti hanno dei personali record quando si parla di adattamenti videoludici e in un certo senso sono anche pionieri di questa branca dell’intrattenimento, ma Adi Shankar ha un asso nella sua manica: cerca di farli per bene.

 

Shankar può infatti vantarsi di avere in tasca un paio di accordi per sviluppare adattamenti tratti da Devil May Cry, Assassin’s Creed e PlayerUnknown’s Battlegrounds (per gli amici, PUGB).

 

 

 

Che cos'è è Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix?! Un nuovo trapper?!  

 

Tornando quindi all’apertura di questa recensione, la situazione sembra invece un piano inclinato scorrevole e senza buche o intoppi: alla fine un adattamento è un adattamento, suvvia!

 

Non è così facile. Se questo è un piano inclinato, voi non siete il piano.

Non siete nemmeno la palla. 

Siete la vallata.   

 

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix è in antitesi rispetto a quanto visto in Castelvania, il cui stilema di adattamento è più canonico, quindi votato a dare una narrazione accessibile anche a chi di quell’universo sa molto poco e non ne padroneggia il linguaggio. 

Shankar, accreditato come creatore e autore della storia, torna alle sue origini e realizza un vero e proprio bootleg dell’opera originale e siccome ama essere didascalico quando dà un nome a qualcosa, ha deciso di titolare l’adattamento di Far Cry 3: Blood Dragon, specificando che è un “A Blood Dragon Remix”. 

 

Far Cry 3: Blood Dragon è un'espansione stand-alone (quindi indipendente dal gioco originale) di Far Cry 3.

Ubisoft Montreal, la software house dietro l’opera, prende le distanze da toni, ambientazione e narrazione di Far Cry 3, per trasportare il giocatore in un omaggio, molto sopra le righe, degli umori retro-futuristici retaggio di cinema, televisione, cartoni animati e videogiochi degli anni ‘80. 

Sulla copertina dell’espansione si vede un dinosauro che spara laser dagli occhi e, sia chiaro, è presente nel corso dell’avventura. 

 

Chiaramente è stato un successo. Come poteva andare diversamente?!

 

 

[Sentite la bellezza?! La percepite?!]

 

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix parte da quegli umori, ma della storia di Blood Dragon non prende sostanzialmente nulla di rilevante. 

 

Il protagonista Captain Laserhawk vive in un 1992 alternativo nel quale il governo degli Stati Uniti è stato rimpiazzato da una tecnocrazia controllata da una megacorporazione chiamata Eden. 

Shankar rubacchia a Suicide Squad, strizza l’occhio a John Carpenter, butta nel mezzo improbabili Power Rangers e crea una sua versione di Un videogioco per Kevin - Captain N (aka Captain N: The Game Master), serie animata del 1989 che vede protagonista un teenager californiano trasportato in un mondo alternativo popolato dai personaggi, e dai gadget, di Nintendo

 

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix segue un concept similare e Captain Dolph Laserhawk, ribelle al giogo di Eden, si muove attraverso un universo mosso da logiche videoludiche, come il dare dimensione narrativa ai minions dal design identico che il giocatore falcia durante le sue avventure, richiami visivi a tema e una galleria di personaggi ispirati alle IP di Ubisoft (Ubisoft Film & Television ha un accordo con Netflix e sembra volerlo sfruttare alla grande).

 

Non voglio rovinarvi la festa sottolineando ogni riferimento presente nella serie, ma sappiate che ci sono personaggi e citazioni tratti dai titoli più famosi della casa francese e, spesso, vengono portati fuori dalla loro comfort zone (Rayman, presente in copertina, non è proprio un simpaticone colorato per bambini, ma potrebbe amare la neve…)

 

Contestualmente la serie si prende molte libertà riguardo l’estetica e le scelte di messe in scena: la sigla ricorda la schermata introduttiva di gioco di un titolo anni ‘80/’90; alcune scene sono sostanzialmente dei brevi gameplay ricreati ad arte o setup che li richiamano; in uno specifico episodio si “riproduce” la tecnica degli sprite digitali per fondere live-action e animazione, richiamando concettualmente quanto fatto da Midway nel 1992 con Mortal Kombat.

 

 

[Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix è prima di tutto carino e coccoloso... interdimensionalmente]

 

Lo posso vedere anche da babbano o sono tagliato fuori? 

 

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix è chiaramente una festa per qualsiasi amante dei videogiochi, in particolare per chiunque è cresciuto con il retaggio videoludico di riferimento dell’opera.

Un pubblico che ha vissuto la transizione dagli 8/16 bit fatti di cassette in cui soffiare e floppy disk, alla modernità del gaming che ha permesso a Ubisoft di creare il suo vasto universo di IP.  

 

Per tutto il resto del pubblico trovo che Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix sia formalmente fruibile, non ci sono elementi del suo racconto che richiedono la conoscenza di storie e avvenimenti presenti nei franchise citati. 

È altrettanto vero che gli umori di Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix sono indissolubilmente legati al gaming e probabilmente se siete estranei a certe logiche e indifferenti ai suoi riferimenti, la vostra percezione dell’opera sarà molto depotenziata (in alcuni casi, soprattutto considerando le contaminazioni visive, vi potreste sentire un po’ persi). 

 

L’opera stessa alla sua base è un bootleg autorizzato, un po’ come Un videogioco per Kevin - Captain N, ma senza la folle voglia di creare un avatar dello spettatore che funga da pretesto narrativo per pubblicizzare ogni prodotto della compagnia.

 

 

[Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix ha il personaggio di Assassin's Creed che vorrei]

 

 

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix è divertente, sorprende con la buona qualità della sua animazione e, da giocatore, ha toccato tutti i pulsanti giusti per tenermi agganciato alla serie, senza farmi sentire sporco dentro.

 

La storia, per quanto semplice, sboccata e volutamente sopra le righe nel fare parodia di certi trope action, è quanto basta per farsi prendere e apprezzare l’opera nella sua interezza, piuttosto che unicamente per il cosa racconta.

 

Captain Laserhawk: A Blood Dragon Remix è dunque a mio avviso una buona produzione del catalogo Netflix, la classica serie da spararsi a colazione o durante la pausa del pomeriggio con il succo di frutta e la crostatina alla marmellata.

 

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