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Misericordia - Recensione: la bellezza della bruttezza

Emma Dante e il suo Cinema sporco e cattivo per uno sguardo potente sul futuro

Misericordia è la terza pellicola diretta da Emma Dante e si inserisce a pieno titolo nella poetica della sua autrice che dal Teatro arriva al Cinema con uno spirito ancora più indagante.

 

Storie di donne e uomini imbruttiti dal contesto in cui vivono, ma che nutrono sempre una speranza nel futuro, per cui lottano anche violentemente: il Cinema della regista palermitana è tutto racchiuso in questa voglia di raccontare gli ultimi e le loro meste esistenze, che ad alcuni potranno sembrare inventate ma che invece, purtroppo, sono reali.  

 

Arturo è un uomo muto con un forte deficit mentale che, orfano di madre fin dalla nascita, è stato cresciuto da un gruppo di donne che subiscono le angherie di un uomo che le fa prostituire e le lascia nella miseria. 

 

Arturo è un’anima semplice e pura e le sue tante “mamme” avranno in serbo per lui una via di fuga da quel mondo crudele e inadatto. 

 

[Il trailer di Misericordia]

 

 

Emma Dante racconta la storia di un contesto sporco e cattivo in una Sicilia che si avvale della bellezza dei suoi paesaggi per purificare i suoi tanti difetti.

 

Così come l’acqua, fonte primaria e allo stesso tempo mancante per l’isola, diventa una sorta di entità che pulisce via tutto il mostruoso: sono molte le sequenze, successive a scene e situazioni aberranti, in cui l’elemento primordiale lava letteralmente personaggi o cose. 

 

La nuova arrivata Anna si immergerà in mare dopo una serata “galante” e anche Arturo fa il bagno ogniqualvolta la sua persona viene toccata nel profondo; la casa in cui vivono le donne viene più volte inondata per una perdita nel pavimento, anche durante una delle sequenze più crude in cui sempre Anna “accoglie” i suoi clienti. 

 

 

[Milena Catalano in Misericordia]

 

 

Misericordia non è furbo, non gioca con lo spettatore, anzi lo invita a osservare bene ciò che ha di fronte in un gioco stilistico che porta Dante a sperimentare: dal Teatro che permette di vedere ciò che più colpisce lo sguardo, all’obbligo del Cinema a guardare all’interno di un’inquadratura, una diversa opportunità di confrontarsi con la realtà.

 

Sta a noi non girarci dall’altra parte ammettendo di essere complici se chiudiamo gli occhi. La violenza, fisica o mentale che sia, può essere sconfitta: basta solo riconoscerla.   

 

 

[Simona Malato, Tiziana Cuticchio e Milena Catalano in Misericordia]

 

Le donne di Misericordia non sono però delle sante immacolate, sono invece violente e superbe, ciniche e arrabbiate, misere e rassegnate, ma combattono ugualmente riuscendo a fottere i maschi che risultano essere animali più degli stessi animali.    

 

Interpreti a mio avviso magnifici, su tutti Simone Zambelli (Arturo), una regia appassionata che rielabora favolisticamente il Neorealismo, che da sempre è alla base del nostro Cinema, rileggendone i contorni e disegnando in modo quasi antinaturalistico le sue caratteristiche ancestrali, qui sputate in faccia allo spettatore.

Dopo C’è ancora domani di Paola Cortellesi c’è un altro magnifico finale che ci lascia con una speranza e una lacrima di gioia. 

 

Un film arcaico, simbolico, cattivo, incantevole nel suo mettere in scena la bellezza della bruttezza.  

 

[articolo a cura di Andrea Moschioni]

 

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